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Bignami: “Le nostre denunce inascoltate per due anni”

di Edoardo Sirignano -

GALEAZZO BIGNAMI VICEMINISTRO TRASPORTI


“Dal 2020 provo a fare chiarezza sul Covid. Nessuno, però, ha mai aperto neanche un fascicolo”. A dirlo Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture e primo firmatario della proposta di legge per l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’emergenza sanitaria causata dal Covid.

 

Quale la correlazione tra l’indagine della magistratura e il lavoro iniziato ieri in Parlamento?
Sono cose ben distinte. La prima ha delle finalità, mentre la seconda ne ha altre, ovvero verificare cosa è accaduto in ossequio alla regolamentazione sanitaria internazionale, che ai sensi della decisione numero 1082 del 2013 del Parlamento europeo, impone di condurre una revisione delle criticità di sistema. Mi riferisco, ad esempio, alla trasparenza.

 

In che senso?
Non deve essere opzione, ma obbligo. La popolazione deve essere il primo partner per contrastare la diffusione di un virus. Le nostre audizioni non servono ad accertare fatti, ma a verificare, se in una fase prodromica, ci sia l’esigenza di istituire una commissione, come richiesto da alcuni commissari.

 

Possiamo dire che i nomi grossi indagati hanno velocizzato le cose?
Potremmo fare la domanda opposta, pure se sono partiti ieri i nostri lavori, mentre mercoledì si è saputo della notifica dei provvedimenti.

 

Da quanto tempo denuncia le irregolarità?
Sono anni. Il primo accesso agli atti, da cui poi hanno origine i vari ricorsi al Tar, risale al 20 aprile del 2020, quando tutta l’Italia era chiusa in casa. L’11 aprile 2021 consegno un esposto di 19 pagine incentrato sul piano pandemico. Apprendo che la Procura di Bergamo manderà le carte a Roma. Sono due anni che nella capitale vengono custodite le mie denunce, senza aprire neanche un fascicolo.

 

Secondo quanto ha analizzato negli anni, dove si arriverà?
Non lo so. La magistratura ha i suoi tempi. Ci sono una serie di elementi, che devono essere verificati, non sul piano penale, ma su quello della conformità per verificare che la condotta assunta dal governo sia stata conforme alle prescrizioni dell’Rsi. Sono dubbi che ho avanzato durante il lockdown e non oggi, col senno del poi.

 

Ci faccia qualche esempio…
Se tu sai che c’è un virus mortale in giro, se sei di buon senso non vai a vederti Atalanta-Valencia o a farti l’aperitivo sui Navigli, mentre se non lo sei non ci pensi due volte. La domanda, quindi, è perché non è stato attivato il piano pandemico del 2006 per cui in presenza di eventi di questo tipo, debbano essere limitate manifestazioni ed eventi pubblici. Così si poteva arginare il virus. Non condivido quando Speranza dice che nessuno gli dava retta sui pericoli. Se non avverti la popolazione, come rivela Urbani al Corsera per non creare panico, perchè poi prendertela con chi non rinuncia a nulla.

 

 

L’unico errore?
Altro scempio il green pass. Basta ricordarsi di Burioni che prima predicava che col vaccino saremmo stati salvi e poi che lo stesso non bloccava la diffusione del Covid. Altri aspetti da chiarire, le cure domiciliari, i protocolli, le reazioni avverse e Arcuri.

Sulle mascherine quali le irregolarità?
Il 12 febbraio 2020, Speranza dichiara che non ci sono dispositivi. Dopo tre giorni, invece, il suo collega Di Maio si vanta per aver inviato 15 tonnellate di mascherine a Pechino. C’è qualcosa che non va?

Tutta quest’esperienza è servita a qualcosa?
Certo! Dopo il Capodanno Cinese, quando hanno riaperto le partenze , sono andato a Fiumicino e ho preteso che facessero dei tamponi a chiunque arrivasse, anche con isolamento. All’inizio ci hanno preso in giro, poi l’Europa ci ha copiati. Lo stesso governo mandarino è stato costretto a controllare i suoi cittadini prima di fargli lasciare il paese.


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