Attualità

Bimbi adottati nell’inferno di Haiti, appello dei genitori

di Ivano Tolettini -


Un’odissea. Le procedure per l’adozione internazionale dei bambini haitiani tra i 4 e i 10 anni sono completate. Manca un unico passaggio: il riconoscimento facciale, senza il quale l’ambasciata italiana non rilascia il passaporto necessario per il volo in Italia e diventare a tutti gli effetti nostri connazionali, visto che ad attenderli ci sono coppie per le quali sono a tutti gli effetti dei figli. Ecco che è comprensibile l’appello dei genitori adottivi di cui si fa interprete la vicentina Silvia, professionista, che col marito Massimo ha intrapreso il complesso percorso che li ha portati a diventare genitori adottivi di Christian. Egli non può ancora mettere piede sul suolo italiano. L’impasse dura da mesi come l’angoscia di non poterlo riabbracciare. Lo scorso gennaio il tribunale di Haiti ha dato parere favorevole all’adozione, ma lo stallo è causato dall’ambasciata italiana di Santo Domingo che non rilascia il passaporto perché manca il riconoscimento facciale che, vista la situazione degli uffici pubblici di Haiti, è complicata da ottenere. Intanto il tempo passa e i rischi per i bambini aumentano, mentre la preoccupazione si acuisce. I genitori si rivolgono anche alla premier Giorgia Meloni, affinché col proprio peso politico sblocchi la situazione, dopo essersi messi in contato con l’europarlamentare veneta Alessandra Moretti, del Pd, e il ministero degli Esteri. Nel frattempo, i minori, come appunto Christian, rimangono esposti all’imprevedibilità nell’inferno di Haiti, dove da anni imperversa la guerra civile e la vita è spesso appesa a un filo. Com’è purtroppo accaduto a tre missionari che pochi giorni fa sono stati sgozzati in un orfanotrofio, come quello in cui si trovano i minori adottati da famiglie italiane. Ad Haiti sono migliaia i bambini che non sono riscaldati dall’amore dei genitori e che un’adozione internazionale può proiettarli in una dimensione affettiva di rinascita. Sono tanti gli italiani che stanno affrontando questo percorso non certo agevole, ma che è ancora più accidentato dal quadro politico e sociale in cui versa la Repubblica caraibica indipendente fin dall’inizio dell’Ottocento, ma che dal terremoto dell’agosto 2021 non si è ancora ripresa. Del resto, secondo l’Unicef si parla di non meno 170 mila bambini sfollati a causa delle violenze. Quest’anno l’Unicef stima che almeno 3 milioni di minori nell’isola avranno bisogno di aiuto di vario genere perché a rischio violenze, fame e malattie come il colera. “Noi parliamo con il bambino una o due volte la settimana tramite videochiamate – spiega Silvia anche ai microfoni della Rai -, ci chiama mamma e papà e ci chiede quando andiamo a prenderlo. Siamo preoccupati e ci auguriamo di poterlo andare a prenderlo il prima possibile”. Del caso si è occupato anche Matteo Renzi di Iv. “Abbiamo visto la presidente del Consiglio andare ad accogliere Chico Forti all’aeroporto. Credo sia stato giusto riportarlo a casa, così come è stato giusto riportare a casa Silvia Baraldini. Da presidente del Consiglio riportai a casa i marò perché è un dovere diplomatico di una paese riportare a casa i nostri connazionali. Ma a Meloni dico vai a prendere anche i bambini adottati fermi ad Haiti, occupati di tutti e riporta tutti a casa, non solo quelli che ritieni politicamente più vicini a te”. La senatrice di Italia Viva, Daniela Sbrollini, vice presidente della Commissione Affari sociali del Senato, afferma di volere “presentare un’interrogazione parlamentare sulla drammatica situazione dei bambini italiani bloccati ad Haiti dopo l’adozione. Il governo non lasci inascoltato l’appello delle famiglie”. La veronese Laura col marito Mauro ha adottato due bambini di 8 e 10 anni e vive la medesima situazione. “Abbiamo l’impressione che in questo momento non si stia cercando l’unica cosa che conta – sottolinea -, vale a dire il bene dei minori. Intanto, loro ci chiedono a ogni videochiamata quando potranno riabbracciarci. Una situazione stressante. “Chiediamo che il ministero degli Esteri – aggiunge Alessandra Moretti – superi gli ostacoli burocratici e consenta ai bambini di arrivare finalmente in Italia per ricominciare un’esistenza fin qui segnata dalla sofferenza”. Altri Paesi, come Stati Uniti, Germania e Canada, in casi analoghi hanno già provveduto con dei voli aerei ad hoc. “Lo chiediamo anche al nostro governo – conclude Moretti – per mettere in salvo i bambini adottati. Che la Farnesina rassicuri il nostro ambasciatore a Santo Domingo in maniera tale che finalmente fornisca i documenti per consentire il viaggio in Italia”.


Torna alle notizie in home