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Boldrini difende Landini: quando il sessismo è un “equivoco” (ma solo se è di sinistra)

Dopo la frase di Landini su “Meloni cortigiana”, Laura Boldrini minimizza: “un grande equivoco”. La paladina del linguaggio inclusivo scopre l’elasticità semantica.

di Anna Tortora -


Laura Boldrini difende Maurizio Landini dopo l’offesa a Giorgia Meloni. “Un grande equivoco”, dice. Ma il sessismo a orologeria non è femminismo: è ipocrisia.

Boldini difende Landini: dall’indignazione alla comprensione

Un tempo bastava un articolo di giornale o un post su Facebook per scatenare la crociata linguistica di Laura Boldrini:
“le parole sono importanti”, ripeteva, “creano la realtà”.
Oggi invece la stessa Boldrini, ex presidente della Camera e simbolo del linguaggio di genere, parla di “equivoco” per difendere Maurizio Landini, reo di aver definito Giorgia Meloni “una cortigiana”.
Una frase che, se pronunciata da un politico di destra, avrebbe probabilmente innescato un mese di dibattiti, petizioni e appelli al rispetto delle donne.
Ma siccome l’ha detta un compagno, allora tutto si può spiegare.

Il patriarcato a tessera

Cambia il nome, non la sostanza: quando l’offesa arriva da sinistra, diventa un “lapsus”, un “malinteso”, un’espressione “colorita”.
Il patriarcato, a quanto pare, non è un sistema di potere: è un concetto flessibile, che si indigna solo quando lo decide la segreteria.
E così la Boldrini, paladina del MeToo e del linguaggio neutro, difende Landini indossando improvvisamente i panni di suo avvocato difensore, scoprendo che anche il maschilismo può essere “contestualizzato”.
Una rivoluzione semantica degna del miglior trasformismo politico: cambiano le parole, resta la convenienza.

Meloni, la coerenza e il doppio standard

La premier Giorgia Meloni, prima donna a guidare il Governo italiano, non ha certo bisogno di vittimismo.
Ma la scena resta paradossale: le stesse voci che un tempo si stracciavano le vesti contro ogni presunto “sessismo di destra”, oggi tacciono o minimizzano.
La solidarietà femminile, evidentemente, ha confini ideologici ben precisi.
E la coerenza, come spesso accade, resta la prima vittima del politicamente corretto.

Patriarcato progressista: l’ultima frontiera dell’equivoco

Altro che “grande equivoco”, onorevole Boldrini: qui l’unico equivoco è credere che la coerenza sia facoltativa.
Per anni ci ha spiegato che le parole feriscono, che il linguaggio costruisce la realtà, che il patriarcato si combatte con suffissi e asterischi.
Poi arriva Landini, dice “cortigiana”, e la maestra d’inclusione si trasforma in traduttrice simultanea del maschilismo d’autore.
Se l’avesse detto un politico di destra, avremmo avuto sit-in, hashtag e un mese di talk show.
Ma da sinistra, si sa, il sessismo è “impegnato”, quasi poetico.
La verità? Più che un grande equivoco, è un piccolo autogol.
E pure parecchio rumoroso.

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