Esteri

PRIMA PAGINA – BomBiden apre un altro fronte e fa un regalo a Trump

di Ernesto Ferrante -


“Seepy Joe” ha indossato l’elmetto per cercare di recuperare terreno nei confronti di Donald Trump, suo sfidante designato per la corsa alla Casa Bianca. Visto l’insuccesso di “piani verdi” e “svolte rosa”, Biden ha rispolverato il manuale di guerra caro a Bill Clinton Barack Obama, versando un obolo al piombo all’influente industria delle armi e al tentacolare Deep State.

Gli Stati Uniti hanno condotto numerosi raid sui territori di Iraq e Siria in risposta a un attacco contro le truppe statunitensi in Giordania. Funzionari statunitensi hanno parlato apertamente di una “rappresaglia” contro il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran e i gruppi armati affiliati, anche se il governo iraniano ha smentito qualsiasi tipo di coinvolgimento nelle azioni ai danni dei soldati americani.
Secondo il Comando Centrale degli Usa, i bersagli colpiti comprendevano centri operativi di comando e controllo, postazioni di intelligence e siti di stoccaggio di droni. Sono state impiegate più di 125 munizioni di precisione e usati diversi tipi di velivoli, inclusi gli aerei B-1. Centrati 85 “obiettivi” e 7 strutture: 3 in Siria e 4 in Iraq.

“Non stiamo cercando una guerra con l’Iran”, ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby, precisando che gli Stati Uniti hanno allertato preventivamente il governo iracheno, mentre “non ci sono state comunicazioni con Teheran dall’attacco dello scorso fine settimana”.
Dura la presa di posizione del ministero della Difesa di Damasco: “Le forze di occupazione statunitensi hanno effettuato oggi una palese aggressione aerea contro una serie di posizioni e città nella Siria orientale e vicino ai confini siro-iracheni, a seguito della quale civili e personale militare sono stati uccisi, feriti e sono stati causati ingenti danni a proprietà pubbliche e private”.

La Difesa siriana ha sottolineato che le bombe statunitensi “non hanno alcuna giustificazione e sono un tentativo di indebolire le capacità dell’esercito siriano e dei suoi alleati nella lotta contro il terrorismo”.
A rivelare indirettamente il vero obiettivo delle incursioni a stelle e strisce, è stato il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, a margine del Gymnich a Bruxelles: “Le emanazioni dell’Iran hanno scherzato col fuoco per anni e ora bruciano”.

Ferma la condanna di Teheran, che ha denunciato “una violazione della sovranità della Siria e dell’Iraq”. Per le autorità iraniane si tratta di “un’azione avventurosa e un altro errore strategico da parte degli americani, che non farà altro che aumentare le tensioni e l’instabilità nella regione”.
L’Iran ha sottolineato la responsabilità della comunità internazionale e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel prevenire “attacchi illegali e unilaterali degli Stati Uniti sulla regione e l’escalation della crisi”.

Il governo iracheno ha smentito che gli Stati Uniti si siano coordinati con le autorità di Baghdad per aprire il fuoco contro le postazioni delle milizie filo-iraniane in Iraq e accusato Washington di “ingannare l’opinione pubblica internazionale”. “Questi attacchi, ha aggiunto portavoce del comandante in capo delle forze armate irachene, il generale Yahya Rasul Abdullah, rappresentano “una violazione della sovranità irachena” e causeranno “un indebolimento degli sforzi del governo iracheno, e rappresenteranno una minaccia che trascinerà l’Iraq e la regione verso conseguenze indesiderabili e disastrose per la sicurezza e la stabilità”.

La commissione per la sicurezza e la difesa del parlamento iracheno ha esortato il governo a firmare subito un accordo sul ritiro delle truppe della coalizione internazionale dal Paese.
L’escalation sta alimentando dubbi anche tra gli stessi alleati degli Stati Uniti. L’apertura di nuovi fronti viene reputata economicamente e militarmente insostenibile. L’isolazionismo di Trump potrebbe essere una exit strategy perfetta.


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