Economia

Bonanni: “Noi sindacalisti abbiamo fatto errori. Oggi si pensa troppo a potere e politica”

di Edoardo Sirignano -

RAFFAELE BONANNI


Bonanni: “Noi sindacalisti abbiamo fatto errori. Oggi si pensa troppo a potere e politica”

di EDOARDO SIRIGNANO

“Fino a qualche anno fa vigeva l’idea che l’armonia dell’organizzazione veniva garantita dalla libertà d’opinione. Da un po’ di tempo a questa parte, invece, tale patto non formale è venuto meno. Per un’opinione diversa si rischia di essere licenziati o addirittura cancellati dal sindacato. Chi vince, pur avendo il consenso, però, non può pensare di privare gli iscritti della loro libertà o autonomia. Altrimenti le stesse istituzioni vengono meno”. A dirlo Raffaele Bonanni, ex segretario generale della Cisl.

Anche i sindacati, oggi, sono costretti a licenziare. Cosa è cambiato rispetto a qualche anno fa?

Gli iscritti sono calati e quindi anche gli incassi non sono quelli di una volta. Le disponibilità di bilancio sono diverse. Un’altra ragione, poi, è il venir meno di una regola non scritta.

Quale?

Fino a qualche anno fa c’era un codice interno che veniva rispettato da chi aveva scelto di fare una vita diversa. Vigeva l’idea che l’armonia dell’organizzazione era garantita dalla libertà d’opinione. Questa andava di pari passo con una condizione di tutela interna. Da un po’ di tempo a questa parte, invece, tale sorta di patto non formale è venuto meno. Per un’opinione diversa si rischia addirittura di essere licenziati dal sindacato o emarginati. La verità è che nel passato anche gli scontri più cruenti erano protetti da tolleranza e rispetto. Nel sindacato di oggi ciò non accade.

Quali le ragioni del cambiamento?

Le leadership non devono essere imposte, ma devono essere frutto di un consenso. Detto ciò, chi vince, pur essendo rappresentativo, soprattutto in Italia, sbaglia a ritenere che tutto quanto non deciso dal vertice debba essere messo in discussione. Chi sgarra, quindi, paga.
Sono sempre meno, intanto, i nostri concittadini che si iscrivono a un sindacato. Perché?
Le aziende sono sempre più piccole, non sono quelle di una volta. È cambiato il paradigma del lavoro. Si tende a essere più artigiani. Ognuno prende il proprio carico e lo fa nello spazio e nel tempo che ritiene opportuno. Viene meno, pertanto, un rapporto collettivo. Se a tutto ciò, aggiungiamo che le organizzazioni, sia politiche che sindacali, non si sono adeguate ai tempi, capiamo le ragioni della mancanza di adesioni.

Cala pure la fiducia verso le organizzazioni…

Andando oltre la retorica, fare il sindacalista dovrebbe essere una vocazione. Si tratta di impegnarsi in orari straordinari. Nella mia esperienza non esisteva tempo e limite all’impegno.

Come avvicinare le persone a questa professione. Lo Stato può fare qualcosa?

La verità è che il sindacato deve sapersi adattare da solo al contesto attuale. Altrimenti rischiamo di trovarci di fronte a un cambiamento degenerato e sottoposto a poteri statali e politici. Il sindacato deve restare autonomo.

A cosa si riferisce?

Alla Magneti Marelli si impedisce a un’istituzione di poter entrare in uno stabilimento solo perché di un colore politico diverso. In questo modo, però, non si aiutano gli operai. Rispetto a certe battaglie bisognerebbe andare oltre gli steccati.

Autonomia, talvolta, significa per qualcuno non rispettare lo Statuto dei Lavoratori.

Può avvenire che quella morale che doveva esserci all’interno delle organizzazioni, purtroppo, viene meno. Il dissenso, prima, non era punito, ma garantito. Molto spesso, oggi, accade il contrario. Se non ti sottoponi a chi comanda, vai fuori. La libertà di espressione è un lontano ricordo.

In tutto ciò, i giovani vedono le organizzazioni di categoria come un superfluo…

Siamo in una fase di transizione, dove c’è il vecchio che resiste e il nuovo che incalza. Bisogna saper separare bene le forze per contenere il passato e portarlo nel futuro. Per fare questo, occorre innanzitutto cultura. Mi riferisco alla modernità.

A proposito di cultura, il sindacalista, talora, viene indicato, in modo errato, come un peso…

L’Italia, in questa crisi, ha molto più bisogno di sindacato. Menomale che ci sono persone che si alzano la mattina presto e parlano con gli altri. Oggi come non mai, deve esserci qualcuno che regola sulle cose concrete il rapporto tra imprese e lavoratori. Il problema vero è che in questi tempi bisogna essere più forti. Bisognerebbe prendere degli integratori culturali. Non è la società giusta quella dove gli individui non si possono organizzare e non riescono a gestirsi collettivamente con il potere economico.

Spesso, però, sentiamo parlare di scandali, come rubare nelle istituzioni o addirittura prendere in giro chi dovrebbe essere garantito…

Le pecore nere ci sono e ci sono sempre state. Ogni cassetta, purtroppo, ha la sua mela marcia. Detto ciò, non possiamo dire alle persone di non mangiare più mele.


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