Cronaca

BpVi: mercato e soci traditi da Cda, sindaci e funzionari

di Ivano Tolettini -

Palazzo Thiene (Vicenza) - courtyard


II centomila azionisti della Banca Popolare di Vicenza furono presi in giro dal presidente Gianni Zonin e dai principali responsabili dell’istituto sul prezzo gonfiato delle azioni il 1 aprile 2014. Lo stabilisce la Cassazione civile. Avvenne quando il consiglio d’amministrazione attribuì valore come fosse il Vangelo “al cosiddetto income approach, pur sapendo che l’applicazione del secondo criterio di valutazione, il market approach, restituiva un valore molto più basso”: 49,3 euro contro i 62,5 euro che Zonin volle fissare. Il dissesto miliardario di BpVi, messa in liquidazione coatta nel 2017 tra la disperazione degli oltre 100 mila soci che subirono gravissime perdite, fu agevolato anche da comportamenti omissivi del cda, del collegio sindacale e di funzionari apicali che violarono le norme della Consob e della Banca d’Italia, deputate a vigilare sul controllo del rischio e della stabilità patrimoniale, oltre che sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti. A poche settimane dalla condanna penale definitiva a 3 anni e 5 mesi di reclusione dell’ex presidente dell’istituto Gianni Zonin, in carica dal 1996 al 2014, e dei principali manager per avere mentito al mercato sulle effettive condizioni dell’istituto di credito fondato nel 1886, che fu portato al dissesto, la Suprema corte respinge i ricorsi dei componenti del Cda Giuseppe Zigliotto, Roberto Zuccato e Nicola Tognana, rispettivamente già presidenti di Confindustria Vicenza e Treviso, e Luigi Sciarrino, nonché del presidente del collegio sindacale, il commercialista Giovanni Zamberlan, e del responsabile della compliance, Giuseppe Ferrante, che sono stati multati con sanzioni che vanno da 20 mila (Tellatin) a 105 mila euro (Zamberlan). Una sanzione analoga era già stata inflitta a Zonin (100 mila euro) e ad altri componenti del cda. I supremi giudici civili scrivono un altro capitolo del tracollo economico che terremotò parte del Veneto, stabilendo che chi stava nella stanza dei bottoni ed era ben retribuito, tradì mercato e azionisti “per la mancata rappresentazione nei prospetti di offerta delle azioni di informazioni necessarie agli investitori sulla determinazione del prezzo delle azioni; la concessione di finanziamenti strumentali alla sottoscrizione e all’acquisto delle azioni; e la compravendita delle azioni”. Dunque, ci furono le violazioni degli obblighi di legge sui prospetti di offerta delle azioni di BpVi durante gli aumenti di capitale farlocchi del 2014. I giudici di merito hanno ricostruito puntualmente i fatti, e quelli di legittimità li hanno convalidati, spiegando che c’era “l’indubitabile consapevolezza da parte del cda dell’enorme quantità di richieste di cessione di azioni della banca da parte della clientela; gli innumerevoli reclami inoltrati a causa dei tempi di evasione delle richieste, a fronte delle quali nasceva la necessità della banca di vendere le azioni nel fondo azioni proprie, per rispettare i limiti normativi compensando così gli acquisti operati”. Una delle contestazioni a Zamberlan riguarda il processo di determinazione del prezzo delle azioni, che furono mantenute artificialmente a 62,5 euro contro ogni evidenza empirica. Zamberlan si è difeso affermano che la fissazione del prezzo era demandata all’esperto esterno, il prof. Bini. Invece la Cassazione lo ritiene corresponsabile perché il collegio sindacale in presenza di oggettive criticità nella individuazione del criterio di valutazione delle azioni, “non ha dato impulso al cda affinché gestisse tale attività con la necessaria diligenza e avvalendosi del contributo di tutte le funzioni interne, ed ha rimesso alla discrezionalità del perito Bini un processo strategico come quello di determinazione del prezzo delle azioni”. Quanto all’ex ufficiale della Guardia di Finanza, Giuseppe Ferrante, responsabile del controllo e conformità della BpVi alle norme di Bankitalia, gli è stata inflitta una multa di 70 mila euro per la carenza dei controlli sulla prevenzione dei rischi legali connessi al fenomeno massivo dei cosidddetti “finanziamenti baciati”, adottati dal 2013 dalla banca vicentina in occasione degli aumenti di capitale.


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