Braccia strappate allo studio
Braccia strappate allo studio – Non ce ne voglia il generale eurodeputato Vannacci, ma quello di oggi non è un mondo al contrario, bensì un mondo dove andare controcorrente non è solo complicato, impegnativo, ma per taluni (troppi, in verità) impensabile, esecrabile. Il punto infatti non è che chi ha una visione delle cose che cozza con la società contemporanea vede girare il mondo al contrario, perché in tanti non la pensano come lui. La questione è ben più complessa e delicata: un po’ per via del politicamente corretto, un po’ a causa del pensiero unico (spesso sposato per mancanza di coscienza critica ma talvolta anche per pura pigrizia mentale, ché documentarsi presuppone essere curiosi, quindi interessati), un po’ anche per le battaglie progressiste basate sulla fuffa (e camuffate da difesa dei diritti civili), il privato cittadino – e a maggior ragione il personaggio pubblico – risulta immediatamente impopolare, “brutto e cattivo”, se dice qualcosa di disallineato. Un punto di vista diverso, un parere differente che risuona come una stecca, una stonatura rispetto al grande coro dell’omologazione. La canzone che tutti amano, che tutti cantano a memoria (spesso non badando al significato del testo) viene così rovinata da quella voce in contrappunto. Come nel caso recente degli attacchi subiti dal ministro dell’Istruzione Valditara, reo di aver negato che i femminicidi sono colpa del patriarcato (neanche della società maschilista, ma proprio del modello familiare con a capo il patriarca), e – doppiamente colpevole – di aver osato mettere in correlazione l’aumento di violenze sulle donne con l’aumento dell’immigrazione irregolare. E così i soliti utili idioti si sono scapicollati a evocare le Brigate Rosse, gli anni di piombo, scimmiottando chi faceva il gesto della P38, sentendosi le nuove streghe tornate per far tremare non si sa bene chi, in un tripudio di sciamannate e scappati di casa. Giovinastri e ragazzette che ripetono a vanvera slogan di quando erano bambini persino i loro genitori. Così, tanto per rinverdire il vecchio vizio dei compagni secondo cui chiunque non la pensi come loro è un fascista, e che in quanto tale non deve, non può parlare. Il bavaglio che la sinistra vorrebbe mettere alle voci dissonanti come quella di Valditara è a sua volta padre del prosciutto che hanno sugli occhi queste giovani braccia strappate allo studio (abbracciassero un’enciclopedia invece che la lotta contro il sistema, tra una partita alla playstation e un selfie con l’ultimo iPhone) traviate dai cattivi maestri.
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