Esteri

Brexit, l’ultima battaglia di Boris Johnson non è solo con l’Ue

di Redazione -


Una sfida all’Ue, ma soprattutto una scommessa sul fronte interno. Sono giorni da battaglia campale quelli che scattano a partire dalla prossima settimana per Boris Johnson, indebolito dall’emergenza coronavirus e dagli ultimi sondaggi, ma deciso a giocarsi il tutto per tutto nella partita negoziale sul dopo Brexit con un contestato progetto di legge (Internal Market Bill) che rivendica spregiudicatamente al Regno Unito il potere unilaterale di rivedere parte degli impegni sottoscritti con Bruxelles dallo stesso premier appena pochi mesi fa nell’ambito dell’Accordo di recesso: a costo di violare a viso aperto il diritto internazionale, di scatenare la furia europea e delle opposizioni, di affrontare il ritorno dei venti di rivolta nel gruppo conservatore a Westminster, oltre che le reprimende di vecchie glorie anti-brexiteer come gli ex primi ministri – un tempo rivali – John Major e Tony Blair. Incalzato da una fronda crescente di compagni di partito sempre più confusi e a disagio per gli zig-zag che gli vengono imputati, il successore di Theresa May sembra aver perso il tocco magico di trionfatore delle urne persino agli occhi di qualche fedelissimo. Come dimostrano le adesioni a una chat di onorevoli colleghi Tory ribattezzata, secondo le rivelazioni dei media, ‘What the fuck is going on’ (‘Che c… sta succedendo’)? 

A.S.

 


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