Economia

Calcio malato di debiti ma non è solo colpa del Covid

di Giovanni Vasso -


Povero calcio, il pallone italiano rotola tra i debiti. I club sono alla canna del gas. Colpa del Covid, della pandemia e delle restrizioni. Certo, ma non solo. Le società, pur di affermarsi e allargare, se non confermare, la propria base di tifosi, si ritengono “costrette” a sborsare cifre folli per vincere o, quantomeno, per provarci. E poi succede che il club meno indebitato d’Italia vinca il campionato.

La Federazione italiana giuoco calcio ha pubblicato il Report 2023, redatto dal Centro studi Figc con la collaborazione di Arel e PwC. Le cifre, a giugno 2022, sono da far tremare i polsi. La stagione 2021-22 è stata la peggiore di sempre per le casse delle società di calcio. Complessivamente, i club sono andati sotto per 1,4 miliardi. Peggio che nella stagione precedente si erano “fermati” a 1,3 miliardi. Un trend che fa paura e che, aggregando i dati degli ultimi tre campionati, porta le perdite a 3,6 miliardi. Il calo degli introiti derivanti dai diritti tv (-15,6%) fa malissimo al calcio italiano, che incassa 1,2 miliardi di euro. Sostanzialmente stabili, ma in un altro contesto si sarebbe detto con outlook negativo, le entrate dagli sponsor, a 575,5 milioni (-0,6%). Un respiro di sollievo arriva dalle vendite dei biglietti allo stadio, che arrivano a 218 milioni (+197). Ma è un miraggio, perché si tratta di dati che vengono confrontati con le stagioni segnate dall’emergenza Covid. Difatti, se si prende a paragone il dato della stagione 2018-19, i risultati sono a dir poco esangui: -27,8% di ricavi dai biglietti. Ed è una beffa. Perché una soluzione ci sarebbe. Ma non si può. Attualmente, più di così, gli stadi italiani, vecchi, scomodi, vetusti e soprattutto “pubblici” non possono offrire ai club. Occorrerebbe dare il via libera ai privati, senza tentare di infilare progetti di riammodernamento delle strutture sportive all’interno del Pnrr. Con il duplice risultato di bloccare l’iniziativa imprenditoriale da un lato e di vedersi ingloriosamente respinti i progetti dall’altro. A Firenze e a Venezia l’hanno imparato a loro spese. Ma il problema coinvolge tutti. A iniziare da Milano e giù fino a Roma. I grattacapi non sono soltanto dei club, che ovviamente vorrebbero agire, ma anche della Federazione. Perché candidarsi a ospitare gli Europei del 2032 se mancano le infrastrutture? Appoggiarsi alla Turchia, che ha stadi più nuovi dei nostri, è un azzardo politico. Ma questa è un’altra storia.

Se gli ammanchi sono tanto alti, le società devono far ricorso ai prestiti, quindi al debito. Che è in crescita del 4,4%. L’ammontare complessivo dell’esposizione dei club è stato valutato in 5,6 miliardi di euro. L’analisi dei debiti del calcio parla chiarissimo. La stagione 2021-22 ha registrato esposizioni finanziarie per un ammontare complessivo stimato in poco più di 1,8 miliardi di euro. Rispetto ai campionati pre-Covid, si è stimato un aumento pari al 32%. Complessivamente, poi, vanno considerati 788 milioni di debiti tributari e previdenziali che, rispetto all’era pre-pandemica, risultano raddoppiati. Stando alle stime degli analisti federali, l’impatto è dovuto alle sospensioni e alle rateizzazioni dei versamenti fiscali e contributivi di cui hanno già usufruito le società grazie alle misure di sostegno varate, all’epoca Covid, dal governo.

Il Report 2023 sottolinea anche le peggiori performance economiche dei club. E fa impressione il fatto che, ai primissimi posti di chi perde di più, ci siano per lo più i grandi club. Mentre realtà più piccole, su tutte l’Atalanta, hanno addirittura guadagnato qualcosa durante la pandemia. Lo “scudetto” dei peggiori, durante la pandemia, se lo guadagna l’Inter con perdite stimane in 245,6 milioni (stagione 20-21). Segue, a ruota, la Juventus con 239,3 milioni (campionato 21-22). Sono ancora i bianconeri sul terzo gradino del podio (20-21) con perdite stimane in 226,8 milioni. Poi tocca alla Roma. Nella stagione 2021-22, il club giallorosso ha accusato perdite per 219,3 milioni, mentre in quella 2019-20, ha avuto un disavanzo da 204 milioni.

Prima della pandemia, le dimensioni delle perdite erano più contenute. Quella peggiore toccò al Milan (2018-19) con un disavanzo da 155,9 milioni. Poi “triplete” Inter: 154,5 milioni persi nel 2008-09, 148,3 nel campionato 2007-08 e 140 milioni nella stagione 2014-15. Il Milan andò malissimo anche nel campionato 2017-18, accusando perdite da 126 milioni. Cifre imponenti ma, come è facile riscontrare, molto più contenute rispetto a quelle del post-Covid. Eppure ci sono state squadre che, durante lo stesso periodo, hanno guadagnato. E bene. Come l’Atalanta della stagione 2020-21, con un attivo da 72,4 milioni. L’anno dopo la palma dei virtuosi è andata alla Fiorentina del prudente Commisso con un surplus netto da 46,8 milioni.

 


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