Campi Flegrei: in Campania l’emergenza bradisismo, gli scandali e la paura sono storici
Gli effetti della scossa del maggio 2024
Campi Flegrei, la notizia di stamattina può apparire confortante: è terminato lo sciame sismico che ha avuto inizio con la scossa di magnitudo 4.4 di giovedì notte nell’area. Secondo l’Osservatorio Vesuviano si sono verificati 20 terremoti compresi tra magnitudo 0 e magnitudo 4.4. Ma il bradisismo dei Campi Flegrei non se ne va con questa nota stampa. Tutta la zona ci convive dal X secolo, da 20 anni vive una continua accelerazione e oggi è triplicato, la terra si solleva di tre centimetri al mese.
In Campania ci sono e arrivano le parole e le dichiarazioni e poi c’è la cruda realtà: l’emergenza bradisismo è storica come gli scandali che la circondano, cui nessuno da anni bada più. Un’emergenza che resta regionale, anche se da ieri sera la “mobilitazione” è nazionale. L’ha firmata il ministro della Protezione civile Nello Musumeci su richiesta del governatore Vincenzo De Luca. Serve – precisa – “in caso di necessità”: sarà assicurato ” il coordinamento dell’intervento del Servizio nazionale della Protezione civile e del volontariato organizzato di altre Regioni, a supporto delle strutture regionali campane” con “l’assistenza ed il soccorso alle popolazioni interessate”.
Parte delle “popolazioni interessate”, due notti fa, ha cercato di sfondare i cancelli dell’ex base Nato per trovarvi riparo. Uno scandalo grosso quanto l’area ma nessuno se lo ricorda, da una dozzina di anni non ha trovato futuro dopo un commissariamento che doveva durare un solo anno, una manciata di commissari, una catena di sprechi e scandaletti spiccioli, una Fondazione che non ha fondato nulla o quasi, una serie infinita di sindaci e governatori regionali sostanzialmente immobili, compreso il più recente presidente De Luca che ora vuole allestirla per gli sfollati.
La gente ha paura e negli ultimi anni e mesi non ha avuto fiducia di nessuno, né degli amministratori locali e nemmeno dello Stato. Il tg Rai regionale ha ripetutamente presentato negli ultimi mesi sindaci locali sempre presenti davanti alle telecamere che si sforzavano di rassicurare i cittadini ma, alla fine, alle esercitazioni di prevenzione dell’ultimo ottobre programmate da Musumeci e applicate sul territorio si sono presentati in mille. Mille sui 500mila della “zona” rossa”, mille sugli 800mila della “zona gialla” di cui ora si torna a scrivere di evacuazione qualora la situazione torni seriamente a peggiorare.
Anche i vulcanologi, mai come sul bradisismo dell’area così altalenanti nei loro commenti all’interno dello stesso Osservatorio e fuori di esso, parlano ora di possibile evacuazione. Mentre il capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabio Ciciliano deve spendere centinaia di parole per tornare a illustrare i tipi differenti di sopralluoghi utili alle abitazioni (182 le verifiche di stabilità svolte, 260 quelle da fare, in azione da oltre 24 ore squadre dei Comandi di Napoli, Caserta, Avellino, Benevento e Salerno). Perché, come ha detto a La Repubblica, “uccidono le case, non il terremoto”. Quelle case che per decenni in quell’area sono state incessantemente costruite, mettendo con il cemento un tappo sulla caldera sempre inquieta – L’identità lo scrisse mesi fa -.
Con il bradisismo bisogna conviverci, hanno detto negli ultimi mesi il ministro Musumeci e i sindaci della zona. “Siamo i più monitorati, nessuno sarà spostato”, dichiara a La Repubblica con il suo abituale tono rassicurante il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi cui ha telefonato preoccupato il Capo dello Stato. Dovesse servire, i piani per evacuare la popolazione ci sono da tempo, anche se nessuno sa bene come si sposteranno centinaia di migliaia di persone fuori della Campania, portandoli (è un esempio tra i tanti delle decisioni adottate) fino in Lombardia.
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