Attualità

Capaci, dichiarazioni e ricordi

Tantissimi i messaggi che, dalla politica e non solo, ricordano Giovanni Falcone. La sorella Maria: “non voleva essere un eroe, ma soltanto un magistrato che faceva il proprio dovere”

di CdG -


Sono stati tantissimi, in occasione del trentesimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, gli interventi sul tema di esponenti della politica e non solo.
Tra loro il leader della Lega, che nel corso di una manifestazione elettorale a Senago ha dichiarato che “le stragi di mafia hanno seminato sangue, morte e disperazione ma hanno lasciato un seme eccezionale soprattutto nelle nuove generazioni”. Matteo Salvini ha poi aggiunto: “la mafia va combattuta sempre, comunque e dovunque, portando via a anche le mutande a questi str… che hanno pensato di mettere l’Italia sotto i loro tacchi e meritano solo disprezzo e sequestri”.
Quanto a Giorgia Meloni, in un post sui social scrive che “è trascorso tanto tempo da quel terribile 23 maggio, giorno in cui la mafia dichiarò guerra alla giustizia e all’Italia perbene. Cosa Nostra ebbe vigliaccamente bisogno del tritolo per fermare un uomo forte e coraggioso. Uccisero la persona, ma non le sue idee e il suo ricordo. Giovanni – conclude la presidente di Fratelli d’Italia riferendosi confidenzialmente al giudice palermitano – vive ancora nella mente e nel cuore di chi crede in un’Italia più giusta e libera da ogni mafia”.
Significative, a proposito del ricordo di un evento che coinvolge e colpisce, le parole dell’ex premier, che ha affidato a facebook il suo pensiero. Dopo aver fatto alcuni esempi di situazioni significative in cui a suo dire emerge la “forza di Giovanni Falcone”, Giuseppe Conte (M5s) descrive quest’ultima come “un seme che germoglia nella resistenza di tanti che si ribellano ogni giorno alle mafie. Trent’anni fa gli hanno strappato la vita, hanno spezzato l’esistenza di Francesca Morvillo e degli agenti della scorta. Non ci sono bombe che possano cancellarne l’esempio. Come diceva Falcone, certe idee e tensioni morali restano e ‘continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini’. Dobbiamo accelerare il passo. Dobbiamo essere intransigenti. Il Movimento – conclude riferendosi al partito da lui guidato – c’è e ci sarà per dire basta, lavorando sodo per seminare legalità e sradicare le mafie nei posti dimenticati, nei quartieri delle città, nelle periferie del Paese, nelle Istituzioni”.
Un’altra voce pentastellata che si è fatta sentire è stata quella del ministro Di Maio, che dal palco del Foro Italico a Palermo ha dichiarato: “La grande intuizione di Falcone è stata costruire una rete a livello internazionale per contrastare le organizzazioni criminali”. Dal canto suo la collega Lamorgese ha detto che “sconfiggere la mafia è possibile” anche se “è difficile ribellarsi”. Il ministro degli Interni ha poi avvisato che “bisogna essere molto vigili perché le mafie hanno la possibilità e la voglia di adattarsi, quindi bisogna capire quali sono le sembianze che assumono anche nella società civile e nelle istituzioni”.
Dal canto suo Matteo Renzi (Italia viva) scrive su twitter: “23 Maggio. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicilllo, Antonio Montinaro: l’Italia non dimentichi mai il loro martirio”. Gli fanno eco le parole di Enrico Letta (Pd), che sempre su twitter cita una frase di Giovanni Falcone: “La mafia non è invincibile, avrà una fine”. Ed aggiunge: “il ricordo rilanci oggi l’impegno per una lotta senza quartiere alla mafia, perché quella fine non è ancora arrivata”.
Molto intense, infine, le parole di due donne che hanno vissuto la strage di Capaci sulla loro pelle: la sorella di Giovanni Maria Falcone e Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani. La prima, dal palco del Foro Italico a Palermo ha detto che il giudice ucciso “non voleva essere un eroe, ma soltanto un magistrato che faceva il proprio dovere”. Ed ha aggiunto: “Io in questi anni ho cercato di portare avanti l’idea di Giovanni: la mafia non si vince solo con la repressione, che pure deve essere sempre forte e degna di uno Stato di diritto, ma sul piano culturale. Se oggi questa città è piena di ragazzi che ricordano e pensano ai suoi valori, io credo che in parte abbiamo vinto. Il percorso è ancora lungo, ma noi siamo qui”.
Non c’era, invece, Rosaria Costa, che nell’immediatezza della strage in lacrime disse ai mafiosi: “Io vi perdono, però dovete mettervi in ginocchio”. Parlando ai microfoni di Rai Radio 1, la vedova di Vito Schifani si è rivolta agli uomini dello Stato: “direi di comportarsi degnamente anche alle forze dell’ordine che indossano la divisa, di non sporcarla. Il mio appello è: cercate di avere una coscienza, perché poi andrete a vedervela con Dio”.


Torna alle notizie in home