Attualità

Capaci, le commemorazioni a trent’anni dalla strage

Mattarella: “Falcone coltivava il coraggio e non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza”

di CdG -


Il 23 maggio 1992 una potente esplosione devastò il tratto di autostrada nei pressi dello svincolo per Capaci mentre vi stava transitando, proveniente dall’aeroporto di Palermo, un convoglio di tre auto blindate: a bordo di una di esse Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato; sulle altre due gli agenti della scorta. Fu una strage.
Oggi, a trent’anni di distanza, sono previste numerose commemorazioni in varie città d’Italia. Quanto a Palermo, accomunando nel ricordo le vittime di Capaci e quelle dell’attentato di via d’Amelio, di poche settimane successivo, presso il Foro Italico Umberto I si sta svolgendo un articolato programma di eventi: dal palco, allestito nella struttura, stanno intervenendo gli ospiti della Fondazione Falcone. Tutto intorno, l’esposizione di 1400 lenzuoli realizzati nell’ambito del bando #LaMemoriaDiTutti, in seno al quale gli oltre mille studenti delle scuole aderenti hanno approfondito le storie di alcune vittime della violenza mafiosa (tra essi, solo per citarne alcuni, Libero Grassi, Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Peppino Impastato) per poi decorare la stoffa con illustrazioni e messaggi derivanti dalla loro riflessione.
Questa mattina, di fronte ad un pubblico di studenti provenienti da tutta Italia, alla presenza di Maria Falcone, dei ministri Bianchi, Lamorgese, Cartabia, Messa e Di Maio, del capo della Polizia Lamberto Giannini, del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e del procuratore di Roma Francesco Lo Voi, ha parlato innanzitutto il presidente della Repubblica, che nel suo discorso ha ricordato come quel terribile giorno “la storia della nostra Repubblica sembrò fermarsi, annientata dal dolore e dalla paura. Il silenzio assordante dopo l’inaudito boato rappresenta in maniera efficace il disorientamento che provò il Paese di fronte a quell’agguato senza precedenti”, ha detto il Capo dello Stato. Poi, a proposito del magistrato ucciso, ha aggiunto: “La fermezza del suo operato nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, anche a costo della vita. Con la consapevolezza che in gioco c’era la dignità delle funzioni rivestite e anche la propria”. Falcone “coltivava il coraggio contro la viltà, frutto della paura e della fragilità di fronte all’arroganza della mafia. Non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza”. Sergio Mattarella infine, dopo aver ricordato il percorso non sempre senza ostacoli del giudice palermitano, fa un accenno agli scenari contemporanei: “ancora una volta sono in gioco valori fondanti della nostra convivenza. La violenza della prevaricazione pretende di sostituirsi alla forza del diritto con tragiche sofferenze per le popolazioni coinvolte e grave pregiudizio per il sistema delle relazioni internazionali. Raccogliere il testimone della ‘visione’ di Falcone significa affrontare con la stessa lucidità le prove dell’oggi, perché a prevalere siano la causa della giustizia, la libertà e la democrazia”.
A queste parole fanno eco quelle del presidente della Camera Roberto Fico, che ai margini della commemorazione ha detto che il 23 maggio 1992 “è un giorno che ha cambiato la storia del nostro Paese. E’ un giorno che segna per l’Italia un cambio di passo e di rotta. E’ un giorno di sofferenza collettiva e personale. Bisogna insistere sempre per cercare la verità, perché verità significa giustizia e la giustizia significa consapevolezza di quello che siamo”.
Quanto al presidente del Senato, Elisabetta Casellati ha dichiarato che “a 30 anni dalla strage il giudice Giovanni Falcone continua a guidare la lotta alla mafia. Il suo coraggio rivive ogni giorno nel desiderio di riscatto della sua Sicilia e dell’intero Paese”. L’esplosione di Capaci uccise Falcone, sua moglie e tre agenti della scorta, “ma travolse anche Cosa Nostra. L’intuito, la determinazione e il sacrificio di Falcone – ha concluso Casellati – ci indicano la strada per reprimere il fenomeno mafioso alimentando quella rivoluzione pacifica che parte dai più giovani, dalle scuole per arrivare al cuore di tutta la società nel segno della legalità”.
Dal canto suo il presidente del Consiglio Mario Draghi ha diffuso una nota in cui, a proposito delle vittime di Capaci, dice che il governo le “ricorda con profonda commozione. La loro memoria è forte, viva, universale. Grazie al coraggio, alla professionalità, alla determinazione di Falcone, l’Italia è diventato un Paese più libero e più giusto. Falcone e i suoi colleghi del pool antimafia di Palermo non hanno soltanto inferto colpi decisivi alla mafia. Il loro eroismo ha radicato i valori dell’antimafia nella società, nelle nuove generazioni, nelle istituzioni repubblicane. Oggi – conclude il premier – dobbiamo continuare a far rivivere il senso più profondo dell’eredità di Falcone nella lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e nella ricerca della verità. Lo dobbiamo ai loro cari e ai cari di tutte le vittime dello stragismo mafioso”.
La giornata palermitana è proseguita con la deposizione di una corona d’alloro presso l’Ufficio scorte a Lungaro, con un incontro all’Università in memoria di Francesca Morvillo con la proiezione di un video e la presentazione di un libro (“Non solo per amore”, di Cetta Brancato, Giovanna Fiume e Paola Maggio, Ed. Treccani) ed infine, nel pomeriggio, con l’appuntamento, alle 17.58 – l’ora della strage – presso l’Albero di Falcone in via Notarbartolo e poi, alle 19, nella chiesa di San Domenico, dove è sepolto Falcone, per la celebrazione di una messa.


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