Economia

Cara produzione

di Giovanni Vasso -

ISTAT ©imagoeconomica


Energia per il lavoro. Con il calo dei prezzi del gas, crollano anche i prezzi alla produzione per le aziende italiane. Ma le industrie ci vanno molto caute e denunciano la nuova (e costosissima) normalità: “Stiamo producendo a caro prezzo”.
L’Istat ha licenziato ieri il rapporto sui prezzi alla produzione per l’industria che ad aprile sono diminuiti, su base mensile, del 4,8% e dell’1,5% sull’anno. Sul mercato interno, la discesa è ancora più vistosa dal momento che, sul mese, i prezzi calano del 6,5% e, su base annuale, hanno perduto il 3,5%. Si tratta del quarto calo congiunturale consecutivo. Ma, finora, si tratta del più vistoso di tutti e, per la prima volta, i decrementi si riflettono anche su base annuale. Secondo gli analisti dell’istituto nazionale di statistica, a pesare sono stati i ribassi sul mercato interno dell’energia elettrica e del gas. Una buona notizia. Che però arriva in uno scenario che, per l’industria, è abbastanza complicato, dove la produzione prosegue ma si assottigliano i margini per le imprese e i costi continuano a gravare sugli investimenti, che saranno sempre di meno in tutto il comparto. La denuncia è arrivata da Federmeccanica. Il direttore generale Stefano Franchi, in occasione dell’indagine congiunturale sullo stato di salute dell’industria meccanica, ha spiegato: “Si può dire che stiamo producendo a caro prezzo. Infatti, ancora una volta i dati della nostra indagine congiunturale evidenziano una situazione che sembra essere diventata strutturale, una nuova normalità nella quale i costi sostenuti dalle imprese si sono assestati su un livello di circa 20 punti percentuali superiori a quelli che venivano sostenuti nella fase antecedente ai grandi stravolgimenti iniziati con la pandemia e poi proseguiti con la guerra e le altre dinamiche del commercio mondiale”.
Franchi ha inoltre aggiunto: “La contrazione dei margini che le nostre aziende stanno vivendo da troppo tempo non può che ripercuotersi sulle prospettive delle nostre imprese”. Il dg di Federmeccanica ha denunciato: “È necessario tener conto di questo scenario per definire in maniera consapevole e responsabile le azioni da intraprendere ad ogni livello. Si tratta di fattori determinanti per le aziende del nostro settore, che già stanno impattando negativamente sulla competitività dell’Italia nel confronto con le dinamiche dei Paesi a noi vicini come Germania, Francia e Spagna”. Le parole di Franchi sono state corroborate da quelle di Diego Andreis, vicepresidente di Federmeccanica. Secondo cui: “In un quadro ancora molto incerto registriamo una riduzione della propensione agli investimenti rispetto alle rilevazioni precedenti. Le nostre aziende hanno fino ad oggi mostrato una grande resilienza, anche inaspettata per certi aspetti, avendo continuato ad investire in maniera significativa nonostante la contrazione dei margini dovuta all’incremento dei costi delle materie prime e dei prodotti energetici”. Andreis ha spiegato: “Lo avevamo già previsto e purtroppo oggi troviamo delle conferme nei dati della indagine congiunturale. Le nostre imprese non possono essere lasciate da sole o comunque senza strumenti adeguati in uno scenario profondamente mutato con costi stabilmente più alti. Abbiamo voluto anche analizzare gli impatti degli incentivi esistenti soprattutto con riferimento agli investimenti in ricerca e sviluppo. C’è ancora molto da fare nel momento in cui tante imprese ci riferiscono che non li hanno utilizzati perché non rispondenti alle loro esigenze ed altre a causa delle difficoltà burocratiche”.


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