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Caridi: “Assistenza, famiglia e lavoro così l’Italia ce la può fare” Intervista al DG di INPS

di Federico Tassinari -

VINCENZO CARIDI DIRETTORE GENERALE INPS


 

Nuovo anno, nuova manovra. I cambiamenti previsti per il 2023 sembrano essere molteplici per i lavoratori, ma anche per famiglie e per i pensionati. A parlarne il direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi.
Nuova legge di bilancio, quali i cambiamenti sostanziali? Cosa ne pensa?
Sono molti gli interventi la cui attuazione è affidata all’Inps che non è solo pensioni ma è anche assistenza, famiglia, lavoro. In tema di Assegno unico universale, per esempio, ci sono state diverse novità in legge di bilancio. Prima di tutto sono stati previsti incrementi del 50% della misura dell’assegno per il primo anno di vita dei figli e per ciascun figlio di età compresa tra 1 e 3 anni limitatamente alle famiglie composte da 3 o più figli e con Isee fino a 40mila euro. Si stima che quasi 600mila minori beneficeranno degli incrementi. Vengono poi resi strutturali gli incrementi già introdotti nel 2022 rivolti a circa 97mila maggiorenni disabili ai quali vengono riconosciuti gli importi base previsti per i figli minorenni ed estese ai disabili tra i 18 e i 21 anni le maggiorazioni prima riservate solo ai disabili minorenni.
C’è poi il capitolo famiglie con figli disabili
Sì con l’incremento dell’assegno di 120 euro al mese per i circa 44mila nuclei familiari con almeno un figlio a carico con disabilità e rientranti nella maggiorazione temporanea prevista per i nuclei familiari con Isee non superiore a 25.000 euro. Viene inoltre incrementata del 50% la maggiorazione forfettaria mensile dell’assegno riconosciuta ai circa 100mila nuclei famigliari con quattro o più figli. Infine, è importante segnalare che dal 2023, grazie all’Inps, alle famiglie che non hanno registrato variazioni rispetto alla loro situazione familiare, i cui figli risultavano già percettori della prestazione, l’assegno verrà erogato in automatico comprensivo dell’aumento. Sulla base dei dati registrati nel 2022 l’assegno unico universale è una misura che raggiunge circa 5,5 milioni di nuclei famigliari e riguarda oltre 9 milioni di figli. Un dato importante considerato che il nostro Paese è uno dei più colpiti dal cosiddetto inverno demografico
E rispetto alle pensioni?
La legge di Bilancio, per contrastare gli effetti dell’inflazione, introduce un sistema di rivalutazione delle pensioni per il 2023-2024 che tutela le fasce più deboli dei pensionati. Per i pensionati con redditi pensionistici di importo fino a quattro volte il trattamento minimo (fino a circa 2.100 euro lordi) dal 1˚ gennaio 2023 il sistema garantisce la rivalutazione piena, pari al 100% del tasso di inflazione (7,3%); oltre tale limite si applicano percentuali via via decrescenti (dall’85% al 32%) per importi di redditi pensionistici crescenti. Viene inoltre prevista una misura eccezionale per le pensioni di importo inferiore al trattamento minimo la cui rivalutazione consentirà ai pensionati con almeno 75 anni di ricevere da gennaio un importo mensile di circa 600 euro (per i pensionati sotto i 75 anni circa 30 euro in meno). Il nuovo meccanismo, che è penalizzante per le pensioni di importo elevato e con una penalizzazione crescente al crescere dell’importo di pensione, risponde a un principio condivisibile che è quello di proteggere dalle tensioni inflazionistiche soprattutto quelle fasce di pensionati su cui l’aumento dei prezzi, in particolare dei beni di prima necessità, pesa di più.
Si è fatto u gran parlare di quota 103. Ce la spiega?
Tra le altre misure, in attesa di un intervento strutturale in tema di flessibilità pensionistica, la legge di bilancio introduce un ulteriore canale di anticipo pensionistico che consente di andare in pensione con un’anzianità contributiva minima di 41 anni e un’età minima di 62 anni (quota 103). È stata inoltre prorogata di un anno l’Ape Sociale per i soggetti svantaggiati (disoccupati, invalidi, caregiver e lavoratori impegnati in professioni gravosi) con determinati requisiti anagrafici e contributivi. La misura di anticipo concessa alle donne che optano per il sistema di calcolo contributivo (opzione donna), è stata invece riconfermata per chi compie i requisiti nell’anno 2022 solo per alcune categorie di assicurate (caregiver, invalide e lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi) con requisiti anagrafici e contributivi differenziati in base al numero di figli (35 anni di contributi e 58 anni di età con due figli o più, 59 anni con un figlio, a 60 anni negli altri casi). Si tratta di misure a cui, nel complesso, potranno accede circa 60/65 mila soggetti.
Parlando di cuneo fiscale. Come agire per ridurre il costo del lavoro?
La legge di Bilancio ha prorogato la misura introdotta nel 2022 dell’esonero di una quota dei contributi a carico del lavoratore innalzando i limiti di retribuzione entro il quale è possibile usufruirne: 2% entro i 35.000 euro l’anno, elevata al 3% entro il limite dei 25.000 euro l’anno. A questa misura si affiancano altri interventi nella stessa direzione di riduzione del costo del lavoro e della pressione fiscale, come la riduzione dal 10% al 5% dell’imposta sostitutiva per i premi di risultato entro i limiti dei 3.000 euro l’anno, come l’innalzamento da 65.000 a 85.000 euro del limite per il regime forfettario e come l’introduzione del regime di flat tax con tassazione agevolata al 15% sull’eccedenza di reddito di impresa (entro 40,000 euro) rispetto al maggiore tra i redditi nei tre anni d’imposta precedenti, anche se questi ultimi non riguardano il lavoro dipendente ma quello autonomo. Considerando che l’Italia, tra i paesi OCSE, ha una delle percentuali più elevate per quanto riguarda il cuneo fiscale (46,5%), questa è solo una delle azioni da intraprendere per operare una svolta in termini di riduzione del costo del lavoro.
Quali i interventi per il welfare aziendale?
Tra gli strumenti a disposizione per ridurre costo del personale e cuneo fiscale dobbiamo considerare il welfare aziendale. Gran parte delle misure di welfare sono previste dai contratti collettivi di categoria e totalmente deducibili dalle tasse. Inoltre, molti benefit e misure contenute nei piani di welfare sono esenti da tassazione sia per il lavoratore che per l’impresa, poiché volti a migliorare il benessere dei lavoratori e il work-life balance. Ulteriore elemento sono le agevolazioni contributive a sostegno delle aziende che assumono. Come si evince dai dossier sulle agevolazioni contributive per le assunzioni e le variazioni contrattuali dell’INPS, negli anni si sono succeduti numerosi interventi con misure per incentivare l’accesso al mondo del lavoro in particolare di giovani, donne e soggetti svantaggiati. Se nel 2020 vi è stata una marcata diminuzione delle assunzioni(-23,5%), nel 2021 si riscontra un importante recupero (+26%) e il trend continua in modo significativo anche nei primi tre trimestri del 2022 (+20%). Il confronto tra gennaio-settembre 2022 e il medesimo periodo del 2019 evidenzia come la dimensione complessiva delle attivazioni abbia integralmente recuperato i livelli pre-pandemia (+7,4%). La legge di bilancio poi, proroga l’esonero del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per le assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di giovani di età inferiore ai 36 anni per una durata di 36 mesi, elevata a 48 se la sede di lavoro è collocata nelle regioni del Mezzogiorno. L’importo massimo dell’esonero è stato elevato a 8.000 euro annui. Altra agevolazione prorogata è l’esonero contributivo del 100% per le nuove assunzioni di donne effettuate nel 2023 e anche in questo caso l’importo massimo dell’esonero è elevato a 8.000 euro annui.

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