Carni dai Paesi Mercosur, decine di allarmi alimentari
E in più l'export agroalimentare italiano verso Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay rimane al palo
La protesta in Francia contro l'accordo Ue-Mercosur
Carni e altri prodotti dai Paesi Mercosur, in 8 mesi 130 allarmi alimentari. Un altro “regalo” dell’accordo Ue con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.
Al palo l’export italiano verso i Paesi Mercosur
Non solo. L’intesa presentata come un’opportunità dei mercati interni Ue, invece li danneggia non poco. Nei primi otto mesi del 2025, l’Italia ha aumentato del 18% le importazioni agroalimentari dai Paesi Mercosur, raggiungendo 2,3 miliardi di euro, l’export è diminuito dell’8%.
Per Coldiretti e Filiera Italia, il peggioramento del già ampio deficit commerciale agroalimentare, con gravi conseguenze per le pmi imprese agricole del nostro Paese. L’aumento delle esportazioni riguarda in particolare carne bovina e pollo, riso e zucchero, settori nei quali l’Italia rischia di perdere competitività.
A rischio la sicurezza alimentare
In questo contesto, la questione della sicurezza alimentare. Nei primi nove mesi del 2025 nei Paesi Ue 130 allarmi alimentari legati ai prodotti di quel mercato, con oltre un terzo riguardanti la carne.
Allarmi che segnalano rischi legati all’uso diffuso nei Paesi sudamericani di antibiotici promotori della crescita e pesticidi vietati da anni nell’Ue. Pratiche che mettono a rischio la salute dei consumatori europei. Quindi, carni del mercato Mercosur nel bersaglio di decine di allarmi alimentari.
Un accordo da cambiare
Coldiretti e Filiera Italia chiedono garanzie concrete: serve il rispetto del principio di reciprocità negli standard produttivi, controlli puntuali e sistematici su tutti i prodotti agroalimentari importati e l’inserimento delle valutazioni di impatto riguardanti il benessere animale e l’uso di fitofarmaci.
Senza misure adeguate, la filiera agroalimentare italiana rischia un duro colpo da cui potrebbe non riprendersi facilmente. Una concorrenza sleale, oltre a mettere a rischio i produttori italiani, che danneggia anche la trasparenza del mercato e la fiducia dei consumatori nella qualità dei prodotti.
Torna alle notizie in home