Attualità

Casa Soumahoro alla sbarra per il business migranti

di Rita Cavallaro -


Il business dell’accoglienza sul banco degli imputati. Oggi, davanti al Tribunale di Latina, va in scena il primo atto della Soumahoro Story, lo scandalo della gestione familistica dei milioni dei migranti, sperperati in ristoranti e shopping sfrenato da Liliane Murekatete e dalla madre Maria Therese Mukamitsindo, rispettivamente moglie e suocera del deputato di sinistra Aboubakar Soumahoro. Le due imputate sono accusate di una maxi evasione fiscale perpetrata attraverso le cooperative della famiglia, la Karibu e il Consorzio Aid, le due realtà che gestivano l’accoglienza dei migranti sul territorio pontino e che, negli ultimi dieci anni, hanno avuto accesso ad almeno 65 milioni di euro di fondi pubblici tra bandi delle prefetture, delle regioni e dei comuni per svariate attività.

Dai soldi per gli alloggi dei rifugiati all’accoglienza per gli ucraini in fuga dalla guerra, l’imprenditrice ruandese ha raggranellato un fiume di denaro che, secondo gli accertamenti degli inquirenti, non è stato impiegato per il raggiungimento degli obiettivi dei bandi, ma è stato distratto dai conti delle cooperative tra hotel di lusso, centri estetici, affitti di appartamenti prestigiosi a Bruxelles, gioielli, abiti griffati e perfino per aprire un ristorante-resort in Ruanda, avviato dall’altro figlio di Mukamitsindo, Richard Mutangana.

Anche quest’ultimo è stato rinviato a giudizio nello stesso procedimento, ma essendo irreperibile, per lui l’udienza è stata spostata al prossimo 26 aprile. Siederà invece sul banco degli imputati con mamma e sorella l’altro cognato di Soumahoro, Michel Rukundo, che risponde degli stessi reati venuti alla luce a seguito delle denunce dei dipendenti delle coop, i quali avevano lamentato il mancato pagamento degli stipendi per quasi un anno. A queste si erano aggiunte le incredibili testimonianze dei migranti ospitati nelle strutture di casa Soumahoro, i quali hanno detto agli inquirenti di essere stati lasciati senza cibo né acqua, senza riscaldamenti né soldi, in strutture fatiscenti e in condizioni igieniche precarie.

Ed è stato allora che da quel vaso di Pandora sono venuti fuori i venti che hanno portato prima il Ministero delle Imprese a sciogliere Karibu e Consorzio Aid e, poi, all’accertamento di quella che il giudice ha definito “elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale a gestione familiare”, con “malafede” e “condotte volontarie”, volte a distrarre più denaro possibile dalle casse delle coop. Da qui le accuse di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio.

Gli accertamenti della Guardia di Finanza sui conti della famiglia di Soumahoro hanno svelato un fiume di denaro sparito, appropriazioni così macroscopiche da occupare 120 delle 152 pagine dell’ordinanza con cui il gip ha disposto gli arresti domiciliari per la moglie e la suocera del deputato con gli stivali, estraneo alle presunte ruberie grazie alle quali Liliane faceva la bella vita, esercitando con i suoi abiti griffati quel diritto all’eleganza che Aboubakar aveva invocato per difendere la condotta della consorte. Una condotta che, nella mappa del lusso tracciata dagli investigatori, è passata per la boutique romana di Ferragamo, dove con la carta della Karibu sono stati spesi in vestiti 1.990 euro il 2 dicembre 2018.

Poi un salto da 1.260 euro al negozio Cannella di abbigliamento donna a Latina e un altro da 700 a Intimissimi per la lingerie. Per un hotel a quattro stelle in Ruanda, il Primo gennaio 2018, sono stati sottratti alle spese per il cibo già scadente dei migranti ben 2.140 euro e altri 2.148,66 sono stati strisciati, il 29 maggio, all’enoteca ruandese Tiani’s. Senza contare le migliaia di euro per le cene costosissime in lockdown al ristorante Gusto Italiano, aperto a Kigali da Richard Mutangana: il 5 febbraio un pagamento da 1.098,07 euro, il 19 da 1.235,07, il 20 da 893,17, il 21 altri 1.129,49 e il 25 un conto da 1501,83.

E poi ci sono i bonifici per l’affitto, da 4.500 euro al mese, del lussuoso appartamento di Liliane in Avenue Louise, a Bruxelles, dove Mukamitsindo, a febbraio del 2019, aveva pure aperto una gemella della Karibu, per allargare il suo giro d’affari sui migranti. E mentre il processo per la maxi evasione ha inizio, prosegue l’altro filone a Latina sulle spese folli di Liliane&Co. Ma anche gli accertamenti sull’attività di Aboubakar, dopo l’esposto alla Procura di Foggia dei suoi ex colleghi del sindacato Lega Braccianti, che hanno denunciato ammanchi da una raccolta fondi per i bimbi dei ghetti di Torretta Antonacci.


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