Economia

Case green? No grazie

di Angelo Vitale -

EDILIZIA CASA GREEN 2030 BALCONI DANNEGGIATI ©imagoeconomica


Il via libera dalla Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento europeo alla revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici, ha riportato in primissimo piano il tema delle “case green”.
Nella Commissione, il voto contrario degli eurodeputati italiani dei partiti di centrodestra, a ribadire un parere da sempre opposto alla manovra che prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo “E” entro il 2030 e “D” entro il 2033. Ora, la proposta andrà al voto a marzo e quindi al negoziato con le altre istituzioni europee. Centrale, il compromesso spiegato dal relatore, il verde Ciaran Cuffe, con parole rassicuranti: “Bruxelles non dirà agli Stati membri cosa fare. Gli emendamenti lasciano ampia flessibilità”. E’ il riconoscimento delle differenze tra i patrimoni immobiliari di ogni Stato dell’Unione.
In Italia, tra i primi a commentare il voto, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ai microfoni di Radio anch’io: “La realtà italiana sulle abitazioni – ha detto – ha caratteristiche che la differenziano da altri. Sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paesi dovrà portare a una valutazione più graduale”. E poi, a riconoscere le urgenze alla base del provvedimento e il prevedibile iter finale: “Noi per primi vogliamo fare in modo che gli italiani abbiano case in classe energetica migliore e automaticamente costi meno il riscaldamento, a beneficio delle famiglie. Vediamo come va il Parlamento Ue, poi ci sarà il trilogo e la trattativa rispetto alla posizione espressa dal Consiglio europeo il 25 ottobre. Alla fine, emergerà molto forte il ruolo degli Stati”.
Dopo quelle di Pichetto, le reazioni nei partiti. Partenza con il piede sbagliato secondo Erica Mazzetti, deputata di FI nella Commissione ambiente: “Il testo conserva tutti gli aspetti problematici, inutilmente costrittivi e nocivi soprattutto per il nostro Paese caratterizzato dalla proprietà diffusa. Questa via ideologica e ambientalista alla transizione ecologica ed energetica porterà solo danni e impoverimento. Adesso l’Italia deve lavorare per correggere il testo”. Soddisfatti i 5Stelle, con l’eurodeputatata Tiziana Beghin: “E’ anche previsto un fondo dedicato, l’Energy Performance Renovation Fund, per sostenere con nuove risorse gli Stati membri verso gli obiettivi europei”. Critica la senatrice Iv Raffaella Paita: “Irrealizzabile in Italia per tempi e modi”, per poi lanciare accuse a Lega e 5Stelle: “Si è tentati di pensare a un asse dal 2018 tra i due partiti per non mettere in sicurezza il territorio”.
Fuor di polemiche politiche, il presidente Enea Gilberto Dialuce aveva giorni fa lanciato un avvertimento: “In Italia sarebbe necessario uno sforzo notevole che richiederebbe imprese capaci di interventi su larga scala. Secondo le nostre stime, 11 milioni di abitazioni, cioè il 74%, sarebbero in classe energetica inferiore alla D. Potenzialmente si potrebbero riqualificare 290mila unità abitative l’anno, un target un po’ distante, se restano immutati i tempi della direttiva”.
E aveva ricordato che la definizione della classe energetica D non è uguale in tutti i Paesi europei: “Sarebbe opportuno accelerare per avere una definizione univoca, tanto più che ci sono grandi differenze fra i Paesi europei anche per effetto delle diverse latitudini”.

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