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Caso Epstein, ancora rivelazioni shock dall’autobiografia di Virginia Giuffre

Dal primo ministro violento al principe Andrea

di Lino Sasso -


La pubblicazione postuma dell’autobiografia di Virginia Giuffre, intitolata Nobody’s Girl, riaccende i riflettori sul caso Epstein e sulle sue ramificazioni all’interno delle élite globali, inclusa la famiglia reale britannica. Il libro, di cui la BBC ha ottenuto una copia integrale alla vigilia dell’uscita ufficiale, contiene rivelazioni scioccanti. Le memorie potrebbero avere ripercussioni non solo sulla reputazione del principe Andrea, già travolto dallo scandalo, ma anche sull’immagine della monarchia in un momento politicamente delicato. Il caso, per impatto mediatico e potenziale destabilizzante, viene già paragonato da alcuni analisti ai più clamorosi scandali politici, evocando scenari simbolici che la stampa britannica ha definito provocatoriamente come “effetto giuffre primo ministro”, a indicare quanto una singola testimonianza possa ribaltare equilibri di potere al massimo livello.

“Credevo che sarei morta come una schiava del sesso”

Al centro dell’autobiografia c’è il racconto crudo della vita di Virginia Giuffre all’interno del sistema di sfruttamento sessuale orchestrato da Jeffrey Epstein, il finanziere americano morto suicida in carcere nel 2019. Giuffre scrive: “Credevo che sarei potuta morire come una schiava del sesso”. Descrive una realtà in cui alle giovani ragazze veniva imposto di apparire “infantili”, al punto che il suo disturbo alimentare veniva “incoraggiato”. Nel corso degli anni trascorsi nella cerchia di Epstein, afferma di essere stata “prestata a decine di persone ricche e potenti”. Spesso addirittura “umiliata, picchiata e ferita”. Anche da un primo ministro il cui nome rimane al momento avvolto nel mistero.

Il principe Andrea coinvolto in tre episodi

Una parte centrale dell’autobiografia riguarda le accuse al principe Andrea, duca di York. Secondo Virginia Giuffre avrebbe avuto rapporti sessuali con lei almeno tre volte quando era ancora minorenne. I primi due incontri sarebbero avvenuti quando lei aveva 17 anni, in due diverse proprietà appartenenti a Epstein. Il terzo episodio, particolarmente scioccante, sarebbe avvenuto subito dopo il suo diciottesimo compleanno. Una presunta orgia a cui avrebbero partecipato anche Epstein e otto ragazze apparentemente minorenni che “non parlavano nemmeno inglese”. Andrea ha sempre negato le accuse. Tuttavia, la sua versione è stata più volte contestata dai media, soprattutto dopo un’intervista televisiva che ha generato sdegno pubblico e che ha portato nel 2019 alla sua rimozione da ogni incarico ufficiale. Nel 2022 il principe ha rinunciato anche al titolo di duca di York, decisione imposta dall’allora regina Elisabetta II.

Il fantasma di Epstein torna a minacciare Buckingham Palace

La pubblicazione dell’autobiografia di Virginia Giuffre avviene in un momento delicato per la monarchia britannica. Fonti interne a Buckingham Palace, citate dalla BBC, hanno ammesso che potrebbero emergere nei prossimi giorni ulteriori “rivelazioni dolorose”. La stampa britannica sottolinea che questo nuovo flusso di accuse rischia di riflettersi negativamente non solo sull’immagine di Carlo III, ma anche sul futuro del principe William, erede al trono. Sul libro si proiettano anche le ombre di ipotetici altri personaggi potenti che, se coinvolti, potrebbero determinare effetti dirompenti sugli scenari istituzionali. All’orizzonte si intravede un terremoto mediatico paragonabile a uno scandalo politico in grado di far cadere un governo.

Anche Sarah Ferguson nel mirino delle indiscrezioni

Nel libro emergono anche riferimenti a presunti legami economici tra Epstein e Sarah Ferguson, ex moglie del principe Andrea, che avrebbe ricevuto prestiti dal finanziere americano. Sebbene non ci siano ancora prove confermate, le indiscrezioni rischiano di alimentare ulteriormente lo scandalo.

Memorie che potrebbero cambiare ancora la storia

Con la pubblicazione dell’autobiografia Nobody’s Girl, la figura di Virginia Giuffre torna centrale, non più solo come testimone, ma come simbolo di una denuncia in grado di travolgere le élite. E mentre il termine il caso si impone come metafora del potere della verità contro i potenti, la giustizia – giudiziaria e mediatica – sembra riaprire il dossier Epstein con nuove e inquietanti domande.


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