Attualità

Caso Garlasco, spunta nuovo profilo genetico sul pollice di Chiara Poggi

Se confermata, la nuova scoperta potrebbe rappresentare un tassello importante nella vicenda giudiziaria

di Claudia Mari -


Nuovi elementi potrebbero riaccendere i riflettori sul delitto di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007. Secondo quanto riportato da Il Tempo, dagli atti dell’inchiesta emergerebbe infatti un nuovo profilo genetico maschile repertato all’epoca sul pollice destro della vittima, ma successivamente rimasto in secondo piano e considerato non interpretabile.

Il campione sul pollice di Chiara Poggi

Il campione, identificato con la sigla “MDX1” dal Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri, era stato raccolto durante i rilievi del 2007 con un tampone. All’epoca si era tentata un’analisi alla presenza del genetista Matteo Fabbri, consulente di Alberto Stasi, allora indagato e oggi condannato in via definitiva per l’omicidio. Tuttavia, gli esperti avevano concluso che il materiale fosse inutilizzabile a causa di un cosiddetto “effetto ladder”, ossia un’amplificazione casuale del Dna che rendeva i risultati poco leggibili. Nonostante ciò, nella tabella di laboratorio si era comunque evidenziato che il profilo fosse di origine maschile.

Il nuovo elemento si aggiunge alle altre tracce biologiche femminili già isolate in tre diversi punti della scena del crimine e ai due profili Dna individuati sotto le unghie di Chiara: quello attribuito ad Andrea Sempio, oggi indagato dalla Procura di Pavia per omicidio in concorso, e quello di un soggetto ancora sconosciuto, definito “Ignoto 2”.

Il frammento genetico del pollice destro di Chiara Poggi era stato rianalizzato anche nel 2014 dal professor Francesco De Stefano, che aveva in precedenza individuato i profili di “Ignoto 1” e “Ignoto 2”. Allora, però, non era stato possibile trarre ulteriori conclusioni. Oggi, secondo quanto riportato, i tracciati di quell’esame sarebbero ancora conservati e, grazie alle nuove tecniche di laboratorio, potrebbero consentire l’estrapolazione di un profilo più chiaro e potenzialmente associabile a un individuo.

Se confermata, questa scoperta potrebbe rappresentare un tassello importante nell’intricata vicenda giudiziaria del delitto di Garlasco, che dopo oltre 16 anni continua a sollevare dubbi e nuove piste investigative.


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