Buona la Prima!

C’è ancora domani, la prima regia della Cortellesi

di Luca Bove -


Paola Cortellesi, dopo una rispettosa carriera da attrice, tra cinema e televisione, fa il suo debutto dietro alla cinepresa, con C’è ancora domani, ottenendo un successo in Italia e non solo.

Il film, prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside e Vision Distribution, è stato presentato in anteprima alla scorsa Festa del Cinema di Roma, dove ha ottenuto La Menzione speciale Miglior opera prima.

Quando poi il film giunge al cinema, lo scorso 26 ottobre, per l’attrice romana arriva la consacrazione da parte del pubblico. C’è ancora domani vende più di cinque milioni di biglietti al botteghino, risultando il film più visto della stagione, si aggiudica il Nastro d’Argento e ben 19 nomination ai David di Donatello, un caso più unico che raro per un film diretto da un esordiente.

C’è ancora domani, la trama

Il tutto si svolge a Roma, tra maggio e giugno del 1946. La guerra è finita da poco, gli americani sono ancora per le strade a distribuire cioccolata alla popolazione e l’Italia si prepara a scegliere tra monarchia e repubblica. Delia, interpretata da Paola Cortellesi, è sposata con Ivano (Valerio Mastandrea), con loro Marcella, la figlia maggiore, i due figli maschi, ancora bambini, e Sor Ottorino, padre di Ivano.

La vita per Delia non è certo facile. Maltrattata dal marito, la donna è sempre indaffarata nello sbrigare le faccende di casa e nel portare a termine diversi lavoretti, per far quadrare i conti. Un giorno poi, arriva una bella notizia: Giulio (Francesco Centorame), fidanzato di Marcella, si è finalmente deciso a fare un passo avanti e chiedere ad Ivano e Delia la mano della figlia. Grande gioia per i genitori, infatti, Giulio è figlio del proprietario del bar più grande e bello dell’intero quartiere. Per Marcella si prospetta una vita all’insegna del benessere, ma sarà davvero felice? È il dubbio della mamma Delia.

C’è ancora domani: il successo al cinema e in streaming

È questa la trama di C’è ancora domani, il film diretto da Paola Cortellesi con gusto, intelligenza e un pizzico di furbizia. L’attrice romana, dopo aver recitato in tantissimi film, diretti da altrettanti registi, come Luca Miniero in Un boss in salotto, Carlo Verdone in Sotto una buona stella e Paolo e Vittorio Taviani in Meraviglioso Boccaccio, solo per citare qualche titolo, decide di fare il suo debutto alla regia.

Una scelta che sicuramente segnerà il futuro della sua carriera, visto il grande successo ottenuto, prima al cinema e dopo sulle piattaforme. Dopo aver conquistato il pubblico al botteghino, Paola Cortellesi sbaraglia anche in streaming. Il film, dalla domenica di Pasqua, è disponibile su NOW e Netflix, ottenendo oltre il milione di visualizzazione, il miglior debutto dal Natale del 2021, quando a conquistare il pubblico dello streaming c’era Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia, diretto da Riccardo Milani, e guarda caso, con Paola Cortellesi come protagonista, affiancata da Antonio Albanese.

Un incipit incalzante

Visto il successo, su più fronti, per l’attrice e regista non può che essere un Buona la Prima! C’è ancora domani è sicuramente un’opera prima riuscita, un film che emoziona, commuove, ma ci strappa, allo stesso tempo, più che un sorriso. Accanto alla protagonista troviamo un bravissimo Valerio Mastandrea, nei panni di Ivano, il classico padre padrone, con la mano pesante.

L’inizio del film ci fa subito capire come stanno le cose, con Delia che dà il buongiorno al marito e questo risponde con sonoro schiaffo, il primo e purtroppo non l’unico della giornata appena iniziata. La donna resta pressoché indifferente e inizia le sue faccende. L’incipit del film, dunque, è utilizzato immediatamente per costruire l’architrave dell’intera narrazione: la violenza sulle donne.

Un film Neorealista?

Nei seguenti venti minuti, la regista Paola Cortellesi, senza lasciare nulla al caso, mostra la quotidianità della sua protagonista, impegnata a consegnare i lavori di sartoria e altro ai suoi clienti. Una vita segnata dai sacrifici e dalle sofferenze dovute dalle mazzate del marito, senza dimenticare poi, le offese ricevute da Sor Ottorino, interpretato da Giorgio Colangeli. Gli unici momenti di piacere, i pochi attimi trascorsi a chiacchierare, fumando sigarette americane, con l’amica Marisa (Emanuela Fanelli).

Per C’è ancora domani sono stati spesi fiumi d’inchiostro e detto la qualunque. Il film ha entusiasmato pubblico e parte della critica e in più di un’occasione l’opera prima della Cortellesi regista è stata accostata al Neorealismo, ma quanto c’è di vero in questo?

Lo stile di Paola Cortellesi

La fotografia in bianco e nero, curata da Davide Leone e la vicenda, sceneggiata dalla stessa regista, insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, invitano a collocare il film in una sorta di scia lasciata dal Neorealismo. E poi, l’intento sociale e politico di C’è ancora domani non può che esserne una conferma.

Lo stile di regia adottato da Paola Cortellesi, però, è lontano anni luce da quello usato da De Sica e company. Questo vale sia per l’uso della macchina da presa, la scelta delle inquadrature, il taglio delle scene, il montaggio e la recitazione. Seppur vero che la Delia della Cortellesi ha molti lati in comune con la Pina della Magnani in Roma città aperta e della Cesira della Loren in La ciociara.

C’è ancora domani e la commedia all’italiana

La Cortellesi, con il suo debutto alla regia, fa l’occhiolino al Neorealismo, mostrando una vicenda che ben si incastra con la prassi del genere, ma in realtà adotta il linguaggio di ciò che ha seguito il neorealismo e cioè la Commedia all’Italiana e questo non certo perché nel film si ride anche, in C’è ancora domani si respira l’atmosfera di speranza e vitalità, tipica di quella fortunata e longeva stagione cinematografica. E poi, tipico della commedia all’italiana è l’avvicendarsi del vecchio con il nuovo, tradotto con lo scontro con la figlia Marcella (Romana Maggiora Vergano), risolto in un felicissimo finale. Ancora: l’esibizione del corpo maschile stretto in striminzite canottiere.

L’uso della musica

Un semplice indumento maschile, diventato simbolo di un machismo in crisi in tanti film della commedia all’italiana, basti pensare al Fefè di Divorzio all’italiana. E come lui appare in canottiera anche Ivano, quando scopre che Delia si è recata al seggio per votare.

Ma dove Paola Cortellesi sorprende maggiormente è nel l’uso che fa della musica. Una scelta di brani suggestiva, posizionata nei momenti più significativi del film, come l’incontro tra Delia e Nino, interpretato da Vinicio Marchioni. Momento sfruttato al meglio dalla regista, sottolineato dalle note di M’innamoro davvero di Fabio Concato. La musica, poi, è la vera protagonista nella scena delle violenze di Ivano nei confronti di Delia. Una danza rituale scandita da Nessuno, eseguita dal duo dei Musica Nuda.

All’interno del film ci sono tanti altri momenti musicali, utili per trasmettere al pubblico l’emozioni di Delia e il suo passato, come i pochi momenti felici trascorsi insieme al suo Ivano, sempre nervoso, perché ha fatto due guerre.

Il successo all’estero

Il successo di C’è ancora domani non si è limitato alle sole sale cinematografiche italiane. Il film è stato distribuito in tutta Europa, replicando, più o meno, lo stesso successo.

L’opera prima della Cortellesi regista ha vinto il Dragon Award Best International film al festival del cinema di Goteborg, in Germania è stato tra i film più visti e in Francia ha avuto lo stesso successo, se non maggiore che in Italia.

Il trionfo è senza dubbio meritato per un film che trova un giusto equilibrio tra meriti artistici e gusti decisamente più mainstream. Ma, forse, soprattutto perché C’è ancora domani mostra un’Italia arretrata, dove la donna, di qualsiasi classe sociale, non ha il diritto alla parola e viene messa a tacere dall’uomo al suo fianco. Una visione che soddisfa l’immaginario collettivo internazionale sull’Italia e probabilmente non molto distante dalla realtà dei fatti in cui è collocata la vicenda del film, ma narrata dalla Cortellesi in maniera un tantino unidirezionale, almeno per certi versi, senza tener conto delle sfumature, che fanno la differenza e la Storia.


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