Ambiente

Centrali nucleari, Sogin: “Via al piano di smantellamento 2025”

di Alessio Gallicola -


Il dibattito sulla eventuale ripresa del nucleare non sembra più essere di attualità, anche in epoca di crisi energetica e di potenziale shock derivante dall’eventuale chiusura dei flussi di gas dalla Russia l’Italia non pare orientata a ricorrere al nucleare nel mix energetico di cui ha assoluto bisogno. Dopo l’intervento del ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che aveva annunciato il piano industriale 2020-2025, arriva la nota ufficiale della Sogin, la società di Stato che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, che si dichiara “impegnata nell’accelerazione delle attività che consentirà entro quest’anno di superare la soglia del 45% nelle attività di decommissioning nucleare”.
In particolare, Sogin conferma “l’obiettivo di realizzare nell’arco di piano un volume di attività per oltre 900 milioni di euro. Il picco è nel biennio 2022-2023 con l’avvio, fra l’altro, degli smantellamenti dei reattori delle centrali di Garigliano e Trino, che rappresentano i lavori più complessi dal punto di vista ingegneristico e operativo nella dismissione di un impianto nucleare. Non a caso, pochi giorni fa è stata lanciata la gara per l’affidamento dei lavori di smantellamento del ‘nocciolo’ del reattore della centrale del Garigliano, ossia di tutti i componenti metallici attivati, denominati internals, presenti nel vessel che è la struttura nella quale durante l’esercizio avveniva la reazione nucleare”.
Più del 90% dei materiali trattati nell’operazione di “decommissioning” saranno recuperati”, assicura Sogin, che chiarisce che “gli obiettivi strategici del Piano industriale 2020-2025 investono anche un cambio di modello organizzativo che consente il netto miglioramento delle performance nel core business e favorisce la generazione di valore per il sistema Paese, anche grazie a soluzioni innovative e sostenibili di gestione dei rifiuti radioattivi improntati ai principi dell’economia circolare. Naturalmente resta molto lavoro da fare, ma Sogin è finalmente in grado di raggiungere i traguardi che si è data nel medio e lungo periodo a beneficio della sicurezza, dell’ambiente e dell’economia del nostro Paese”.
Una rassicurazione che arriva a bloccare il dibattito che già da più parti si era avviato a proposito dell’opportunità di riprendere la produzione di energia derivante dal nucleare, un argomento sul quale il nostro Paese si era espresso in termini perentori già negli ultimi decenni.


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