Politica

Ma il centrodestra non ha (per ora) un candidato né in Campania né in Puglia

In ribasso le quotazioni del prefetto Di Bari, Annese annuncia il passo di lato

di Giovanni Vasso -


In Campania, e in Puglia, sta accadendo un po’ di tutto: le Regionali, viste dal centrodestra, stanno diventando un meme, un tormentone. Anzi, un tormento. A meno di due mesi dall’apertura delle urne, né a Napoli e nemmeno a Bari c’è un candidato che unisca la coalizione. Uno, in teoria, ci sarebbe pure. Capace di unire persino Campania, dove si candiderebbe, e Puglia, dove è nato, cresciuto e che porta nel nome. Michele Di Bari. Professione: prefetto di Napoli. Lo vuole Forza Italia che punta tutto sul candidato civico nella speranza che allarghi il bacino elettorale e nella solita convinzione che un politico non valga un tecnico. Non sarebbe neanche una grossa novità: di prefetti impegnati in prima persona alle elezioni ce ne sono stati già e non a tutti è arrisa la fortuna. Anche a Napoli, illo tempore, ci provò Mario Morcone con la vecchia Sel e altre civiche: finì terzo, superato a sinistra da de Magistris e a destra da Gianni Lettieri. Tajani, nel fine settimana, ha rilanciato l’idea del civico sottintendendo, dicono quelli che la sanno lunga, proprio il prefetto. Antonio Iannone, senatore Fdi e coordinatore regionale del partito, non ha aspettato nemmeno che a Telese Terme smontassero il palco per ribadire che un candidato politico c’è, è il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, e ha pure il consenso della Lega. La distanza tra Fi e gli alleati c’è. E senza un intervento romano non sarà appianata. C’è, però, dell’altro. Il prefetto Di Bari, che porterebbe in dote un paniere non trascurabile di rapporti istituzionali con diversi settori e comparti della società civile, a cominciare dai cattolici, non sembra amatissimo dalle gerarchie di centrodestra. Non è napoletano, ma foggiano. Dettaglio non da poco, che diventa dirimente dopo dieci anni di governo “straniero”. L’elezione di De Luca ha rinnovato le ostilità come manco ai tempi degli assedi prima gotici e poi longobardi di Napoli. In tanti anni, i vari gruppuscoli e leader che guardano al centrodestra, hanno ingaggiato una crociata contro “i salernitani”, che comunque votano in Campania, ma che, al confronto, impallidisce anche il solo ricordo di quella portata contro gli albigesi. Tutto questo bailamme per poi candidare un ottimo servitore dello Stato di origini foggiane? Le sue credenziali, anche per questo, sono date in discesa.

Non va granché meglio in Puglia. Dove l’astro nascente della politica locale, il sindaco di Monopoli Angelo Annese, s’è rifiutato di fare il candidato della Regione (di coccio) tra il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato e il vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto (di ferro). “Io sono e resto il sindaco della nostra città”, ha scritto Annese: a voi le belle cose. Del resto, Antonio Decaro insegna: o ci si candida per governare, a costo di ammazzare i propri padri (politici), o è meglio starsene a casa. In fondo, in questa corsa alle Regionali, c’è in ballo (a sinistra) la leadership futura del Pd: o Decaro, o Manfredi (che si muove zitto zitto dietro Fico) per il dopo Elly. La fucina, con la collaborazione dell’Anci, è qui. E fuma in continuazione. La Campania, domenica, in attesa del centrodestra, ha consumato il primo atto dell’accordo post-Vincenzo De Luca. Il figlio Piero è stato eletto segretario regionale dem. Concretizzando l’interessante paradosso del candidato unico che vince un’elezione (una volta si sarebbe detto: primarie) in un Partito che si intesta democratico. Il solo circolo di Procida, eroicamente, gli resiste: dieci voti, dieci schede bianche. Per il resto, tutti allineati e coperti. Nei limiti del possibile. In uno schieramento che, a sue spese, ha imparato che non sempre le inchieste della magistratura rappresentino verità assolute. E che si ritroverà a essere “governato” da un ex presidente della Camera, già candidatosi senza fortuna a Palazzo Santa Lucia, che continua a voler imporre un sigillo di etica e qualità alle sue liste. Cosa che, a De Luca, non piacerà. E, in assenza di centrodestra, già si candida a riempirne il vuoto all’opposizione.


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