Economia

C’era una volta il surplus commerciale, i dati choc Eurostat

di Giovanni Vasso -


C’era una volta il surplus commerciale. E c’era una volta la Germania. È bastato, a Trump, solo minacciarli i dazi per comprimere, e di molto, gli affari del Vecchio Continente. L’Europa chiude il primo semestre del 2025 con un tonfo, netto, del suo attivo commerciale. Un anno fa sfiorava i ventuno miliardi di euro, adesso arriva, più o meno, a sette miliardi. Certo, c’è pur sempre un “segno più” davanti alla contabilità import-export dell’Ue. Ma se l’ottovolante delle tariffe, ben prima che entrassero in vigore, ha contribuito il surplus commerciale a ridurre in maniera così vistosa, chissà cosa potrà accadere adesso che i dazi ci sono e che saranno ben più pesanti rispetto alle previsioni che hanno caratterizzato i mesi scorsi. Ma occhio a non polarizzare la questione del flop del surplus commerciale solo sull’America. Ci sono le tensioni economiche e commerciali con la Cina a pesare, e molto. Come possono testimoniare, fin troppo bene, le case automobilistiche tedesche.

“Un forte calo”, cosa resta del surplus commerciale

I numeri Eurostat riferiscono di “un forte calo” nel surplus commerciale rispetto al resto del mondo. Il bilancio resta in positivo ma per soli sette miliardi rispetto ai 20,7 messi a bilancio nel giugno 2024. A pesare ci sono anche le importazioni, in crescita del 6,8 per cento a fronte di un export che rimane “pressoché stabile” aumentando il suo volume d’affari solo dello 0,4%. Le cifre indicano in 230,2 miliardi il valore dell’import e in 237,2 quello dell’export. Tra le voci maggiormente in calo c’è un settore gioiello come quello della chimica e della farmaceutica. Che, per Eurostat, ha visto comprimere le sue esportazioni in maniera fin troppo netta. Il giro d’affari con l’estero, difatti, è sceso da 20,6 a 15,1 miliardi. E dal momento che le disgrazie non vengono mai sole, c’è pure la questione dell’automotive. Quello che, a tutti gli effetti, si sta svelando come un grande problema dell’economia europea ha subito un drastico calo di volume: il business è sceso da 17,4 a 13,6 miliardi. Male, poi, la manifattura: si esportavano prodotti per 2,4 miliardi, oggi quel vorticoso giro d’affari non va oltre i 400 milioni di euro. Un po’ poco. Troppo poco.

Big Pharma, auto e manifattura in difficoltà

Dare una scorsa a questi dati lascia intuire quali possano essere state le cause di questo dramma. E chi possa, più degli altri, subire le conseguenze economiche di uno smacco simile. Non ci vuole chissà che grande scienza a capire che Big Pharma, auto e manifattura in generale sono stati i bersagli preferiti della retorica neoprotezionista di Trump. E non occorre alcuno sforzo di fantasia a intravedere, dietro questa crisi, tutte le titubanze dell’economia tedesca. Colpita (non a morte, sia chiaro, almeno non ancora) al cuore. C’è poco da indulgere alla Schadenfreude, c’è davvero niente da esultare nel destino dell’ex locomotiva che s’avvia a diventare il grande malato dell’economia europea. Per l’industria italiana, che nel corso del tempo s’è specializzata a diventare una sorta di contoterzista per la Baviera, le prospettive di un crollo tedesco sarebbero tutt’altro che rassicuranti. E non sarà solo una questione di surplus commerciale ma rischia di diventare questione di vita o di morte.

I dati Usa e Cina

Così come non sono per nulla rassicuranti i numeri relativi al commercio con gli Stati Uniti. L’export Ue, al primo semestre 2025, vale 40,2 miliardi, in calo del 10,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Una discesa (agli inferi) a dir poco vistosa considerando che le parole di Trump, prima di scatenare il sostanziale “blocco”, avevano causato una grossa corsa all’incetta di beni e prodotti (anche) dall’Europa. L’import, invece, dagli Usa segna 30,6 miliardi, con una variazione annua del 16,4%. Il saldo della bilancia commerciale si attesta pertanto a 9,6, era 18,5 nel giugno 2024. Ma, se possibile, deludono (e tanto) i dati legati al commercio con la Cina. Nello stesso mese, le esportazioni verso la Cina valgono 16,9 miliardi (-12,7%), le importazioni 46,4 (+16,6% in un anno), con un saldo negativo di 29,5 miliardi. Scatenare una guerra di dazi tra Pechino e Bruxelles ha avuto, come effetto, solo quello di penalizzare ulteriormente le esportazioni Ue in Cina. Almeno ciò è quanto raccontano i numeri. E quanto, da mesi, vanno sgolandosi le case automobilistiche tedesche.

Numeri e varie del surplus commerciale

Nel conto di Eurostat, però, ci sono altri numeri che destano interesse. In sei mesi, infatti, l’avanzo complessivo accumulato nell’area euro è stato pari a 93,3 miliardi. Dato, anche questo, in calo rispetto al 2024 quando s’attestò a 102 miliardi. Le cose sembrano andare un pochino meglio se si prende in considerazione l’intera Unione europea che a giugno 2025, stando ai calcoli Eurostat, ha registrato un avanzo di 8 miliardi. Bene ma non benissimo, perché si resta ben al di sotto dei 20,3 miliardi di un anno prima. Le esportazioni extra-Ue sono rimaste stazionarie a 213,7 miliardi, mentre le importazioni sono aumentate del 6,4% a 205,7 miliardi.


Torna alle notizie in home