Per Abbonati

CERCASI FARMACI DISPERATAMENTE

di Eleonora Ciaffoloni -


La tempesta perfetta tra influenza e aumento di casi Covid ha scatenato un vero e proprio allarme farmaci: ibuprofene, paracetamolo e antibiotici sono la merce rara del momento. Una carenza che non si è vista neanche in piena pandemia. Nelle farmacie di tutta Italia mancano attualmente circa tremila farmaci, i magazzini sono vuoti e alcuni medicinali sono diventati difficili da reperire a causa della crescente domanda. Per trovare una semplice tachipirina si possono arrivare a girare tre o quattro punti vendita, senza successo. La colpa è sì dell’aumento di casi di Covid, sommati alle persone a casa con l’influenza, ma è anche causa della corsa alle scorte di chi, per paura, ha cercato il bottino anche senza reale esigenza, o almeno non immediata.
A denunciare una “elevata richiesta” l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che, nell’aggiornamento del 3 gennaio relativo ai farmaci carenti, sottolinea come Amoxicillina, Azitromicina e Ibuprofene siano i farmaci che più scarseggiano attualmente. I motivi sono molteplici e molti sono derivanti dai cambiamenti che la pandemia di Covid-19 ha portato in tutto il mondo.
Ad esempio, in Italia risentiamo della forte dipendenza da Paesi come India e Cina, che sono fondamentali nel rifornimento dei principi attivi dei farmaci e che ora hanno rallentato la loro produzione. “Per evitare conseguenze simili e avere una maggiore tranquillità bisognerebbe fare in modo di essere più indipendenti in futuro” ha ammonito il segretario nazionale di Federfarma Roberto Tobia. Ma non solo principi attivi, mancano anche le materie prime che servono per creare il packaging dei farmaci: dai cartoncini esterni, ai blister in alluminio, fino al salice per le fiale e le bottiglie di sciroppo.
Una mancanza denunciata da settimane, che ha fatto scaturire il timore di rimanere senza provviste in caso di influenza, spingendo i cittadini all’acquisto compulsivo e preventivo. Ma le difficoltà non sono solo per chi, andando in farmacia, di trova di fronte agli scaffali vuoti, ma anche per i medici di famiglia che in mancanza di determinati farmaci trovano maggiori difficoltà nel curare la gran parte dei loro pazienti. Difatti, per chi si trova senza medicinali, il consiglio è quello di fare affidamento al proprio medico di base. Il motivo, dice l’Aifa, è che molti farmaci non possono essere sostituiti con alternative generiche senza che sia stata fatta prima una valutazione da un professionista.
A testimoniare le difficoltà dei medici e delle persone che necessitano dei medicinali carenti è Silvestro Scotti, segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg), che non solo intima di “non fare scorte”, ma tranquillizza i pazienti spaesati di fronte alle difficoltà di reperimento: “il peggio è passato”, anche se la situazione rimane “delicata”. Il problema, sottolinea Scotti, è la “difficoltà negli approvvigionamenti dettata da situazioni internazionali sfavorevoli ma anche da una logistica imperfetta”. Nello specifico il segretario Fimmg incolpa il sistema di distribuzione: “Ormai la gestione è sovra-regionale, e cioè ogni magazzino fornisce più di una regione.
In Italia, infatti ce ne sono sei, mentre prima erano 25-27. Se è vero che è diminuito lo spreco dei farmaci, inevitabilmente lo è anche che la capacità di stoccaggio ora è diventata minore”. Una situazione che mette in difficoltà tutta la penisola, ma soprattutto chi non ha un magazzino sul proprio territorio. Attualmente, si nota la mancanza di farmaci basilari come antibiotici e antinfiammatori e in molte regioni è partita, di conseguenza, la corsa ai farmaci equivalenti. “In termini scientifici parliamo di prodotti che hanno al loro interno la stessa molecola” e quindi sarebbero una valida alternativa, “tuttavia – specifica – non è sempre possibile passare da un farmaco all’altro senza pensarci troppo” vuoi per i diversi principi attivi dei farmaci o anche per pazienti con multiterapie che potrebbero risentire del cambio in corsa. Per prevenire queste emergenze e per essere maggiormente preparati per future situazioni di carenza Scotti suggerisce infine ai farmacisti di “tornare a fare il loro mestiere” e cioè produrre nei laboratori “preparati partendo dai principi attivi”. Questo, dice, “ci farebbe sentire più al sicuro”. Un consiglio, ma forse più un monito: la carenza di materie prime, insieme alle problematiche di produzione e alla logistica sempre più revisionata, hanno fatto entrare in crisi dal Covid in avanti – ma anche dall’inizio del conflitto in Ucraina – tutta la struttura farmaceutica, sia in Italia che in Europa.

La soluzione, come preannunciato dal segretario di Federfarma, potrebbe essere la realizzazione, da parte dell’Unione Europea, di un sistema di raccordo tra i paesi membri, coordinato dall’Ema, per armonizzare decisioni e soluzioni di fronte ai problemi di produzione e di reperimento dei farmaci.

Torna alle notizie in home