Attualità

 “Chat Gpt può togliere il lavoro ma bloccarla non è una buona idea”

di Angelo Vitale -


L’Intelligenza artificiale può aiutarci nelle nostre case. Ma quale scotto paghiamo? E quale rischio corriamo? L’identità lo ha chiesto ad Andrea Boscaro, founder del think thank The Vortex.
“Occorre distinguere fra l’Ai nei suoi impieghi machine-to-machine e la Ai introdotta nella comunicazione uomo – macchina. Nei primi casi, cioè nella manutenzione predittiva, nella rilevazione dei dati e nei suggerimenti offerti per un uso più efficiente delle risorse, il prezzo pagato è limitato: rende più trasparenti i consumi, invita ad ottimizzarli, ne migliora il controllo da remoto. Diverso è il caso degli assistenti vocali come Amazon Alexa e Google Home, in cui la macchina apprende dal suo interlocutore non solo le inflessioni della voce per addestrare i propri algoritmi, ma personalizza le risposte in ragione di interessi e comportamenti: in questo caso il prezzo da pagare è l’attenzione con cui scambiamo informazioni con la conoscenza che le piattaforme possono avere di noi. La difficoltà di monetizzazione che ha di recente causato il ridimensionamento degli investimenti su Amazon Alexa porta però a pensare che sia cresciuta la consapevolezza di questo rischio, al punto da incidere sulle priorità assegnate a tali tecnologie da parte delle piattaforme digitali”.
Gli algoritmi possono generare la discriminazione nella selezione del personale. Come combattere questa evenienza?
Nel dicembre del 2020 il Tribunale di Bologna ha sanzionato Deliveroo per gli effetti discriminatori e antisindacali dell’algoritmo che affida le consegne ai rider. E’ solo uno dei tanti esempi di possibile discriminazione che un algoritmo può praticare non solo in ambiti automatizzati come la Gig Economy, ma anche nel modo con cui le candidature sono scremate sulla base di fattori – le immagini presenti sui social media, ad esempio – che non rappresentano solo una criticità per chi cerca lavoro, ma anche per chi lo offre. Gli stessi recruiter hanno infatti la necessità di avere visibilità sui fattori che influenzano la selezione in modo tale da poterne conservare il controllo. Più in generale, il Garante della Privacy italiano ha comminato una sanzione da 20 milioni alla Clearview per aver raccolto, attraverso la scansione dei contenuti presenti sui social media, le immagini, i dati biometrici e le informazioni sulla localizzazione degli utenti imponendo nel contempo la cancellazione dei dati relativi ai cittadini italiani che avrebbero potuto essere forniti di vari servizi aziendali. Se da un lato, dunque, un provvedimento più interlocutorio avrebbe forse potuto essere contemplato dal Garante della Privacy italiano così da non determinare il blocco di Chat GPT nel nostro Paese, è pur vero che erano evidenti a molti le criticità che, sul fronte del trattamento dei dati, necessitavano di un approfondimento. L’auspicio è che, anziché uno stop, il blocco di questi giorni sia un pit-stop, un passo indietro per farne due avanti sul fronte di un’adozione più sicura e consapevole di questa tecnologia”.
Ma i robot prenderanno totalmente il posto dell’uomo nell’industria?
Per molto tempo abbiamo pensato che l’automazione erodesse occupazione nei lavori manuali: la cronaca ci parla costantemente non solo della carenza di manodopera nell’agricoltura, ma di ricerche di lavoro insoddisfatte di autisti e magazzinieri. Al contrario, Chat GPT e l’Intelligenza Artificiale Generativa mettono al centro l’occupazione impiegatizia e anche intellettuale come le più candidate ad essere investita da questa nuova ondata dell’automazione. E’ interessante oggi rilevare come una recente ricerca di Goldman Sachs abbia stimato i settori con mansioni a maggior rischio di esposizione alla concorrenza rappresentata dagli impieghi dell’Ai. Fra questi, le professioni amministrative (48%), legali (44%), l’architettura e l’ingegneria (37%), le professioni commerciali e finanziarie (35%), persino il management (32%) e le vendite (31%). Ma va ricordato che la cancellazione di mansioni non equivale automaticamente ad un saldo netto negativo di posti di lavoro: a tutti, però, è richiesto un impegno di re-skilling e di up-skilling verso competenze con un livello superiore di astrazione, progettazione e collaborazione all’interno delle organizzazioni e lungo le filiere. La vera concorrenza, insomma, non è data dall’Ai, ma dai lavoratori e professionisti che se ne avvalgono al meglio”.
Quale può essere l’impatto dell’Ai sull’occupazione?
Ooccorre tenere a mente le riflessioni di Yuval Harari, autore di Homo Deus, per il quale la tecnologia determina la concentrazione delle competenze in aree geograficamente localizzate. Infatti, da noi la Lombardia genera il 39% del valore che viene prodotto dal digital retail. Allo stesso modo, l’Ai entrerà pienamente nei distretti produttivi italiani. Il rovescio della medaglia sarà un’ulteriore perdita di competitività della nostra economia a vantaggio di sistemi che su questo fronte sappiano meglio investire. Anche per questo, il blocco di Chat GPT presenta il rischio di gettare un’ombra di incertezza sull’Ai riducendo la propensione delle imprese a comprenderne le opportunità e i limiti, includendola nei processi interni ed esterni”.
Decine di programmi gratuiti possono ormai favorirci durante tutta la giornata. Ma tutti questi “aiuti” non rischiano di alterare i sentimenti e la percezione che finora abbiamo avuto delle cose che ci accadono?
La percezione è una facoltà che cambia con il tempo. E la sua alterazione è dunque insita nella sua natura. Non si sono affievoliti i sentimenti legati ai nostri affetti quando, dalle foto rigide e in bianco e nero, siamo passati alle foto a colori . Le prime generazioni che vivranno l’esperienza di incontrare i propri cari nel Metaverso rimarranno spiazzati e si terranno strette le loro fotografie tradizionali.

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