Politica

Che faccia fa il Governo

di Edoardo Sirignano -


Poche le sorprese tra i nomi nel nuovo governo di Giorgia, che sceglie soprattutto i “suoi” e non si fa condizionare dagli alleati. Cambiano, invece, i ministeri e le competenze, create ad arte per il governo più a destra della storia d’Italia. La nuova premier, considerando l’elenco annunciato dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tiene conto soprattutto delle competenze . In secondo piano diktat, imposizioni e scelte dettate dalla pancia. Non bastano gli audio di Berlusconi sulla Russia, ad esempio, per far saltare Antonio Tajani, che si prende la Farnesina. Il numero due di Forza Italia sarà vicepremier insieme a Matteo Salvini, che riceve le Infrastrutture. La Lega si prende anche l’Economia, dove ci sarà Giancarlo Giorgetti e soprattutto il Viminale, dove ci sarà l’ex prefetto di Roma Matteo Piantedosi.Secondo la ripartizione, voluta da Giorgia, 4 dicasteri andranno ai verdi e 5 a Forza Italia, mentre nessuno ai centristi. La restante parte spetterà ai tecnici, con chiare simpatie a destra e soprattutto al partito più votato dagli italiani. Tra le file di Fratelli d’Italia spicca lo scambio dell’ultimissima ora tra Guido Crosetto, che si occuperà di Difesa, settore in cui vanta un’ampia esperienza e Adolfo Urso che invece sarà il nuovo inquilino del Mise, che cambia nome e diventa Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il braccio destro della politica romana Francesco Lollobrigida rientra al fotofinish a Palazzo Chigi e si prende la casella inerente Agricoltura e Sovranità Alimentare (competenza che richiama molto la nuova connotazione politica di Palazzo Chigi), mentre il capogruppo di Fdi al Senato Luca Ciriani, che supera in volata Maurizio Lupi, sarà colui che dovrà tenere i Rapporti col Parlamento. Tra i meloniani pure Daniela Santanché al Turismo ed Eugenia Rocella al neonato ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità (N.d.R, nel nuovo esecutivo solo 6 donne). Per l’ex ministra salvianiana Alessandra Locatelli, questa volta, ci saranno esclusivamente le Disabilità, a dimostrazione dell’attenzione che la squadra ha per le fasce deboli. Non ci sono cambiamenti per quanto concerne la Giustizia.

Toccherà a Carlo Nordio continuare quanto iniziato dalla Cartabia. Maria Elisabetta Casellati, dopo aver presieduto l’aula di Palazzo Madama, si occuperà di Riforme. Tra i berluscones spicca il profilo di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, indicato direttamente dal Cav. Scompare, quindi, la Transizione Ecologica di Cingolani. L’azzurro Paolo Zangrillo, dirigente aziendale, terminerà il lavoro cominciato da Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione. Questo dicastero non andrà, quindi, ad Annamaria Bernini, a cui però vanno Università e Ricerca. L’Istruzione, al contrario, resta in mano a un tecnico con un passato da consulente politico, ovvero il giurista Giuseppe Valditara. Quest’ultimo prende pure la delega del Merito, voluta direttamente da Giorgia. Un grande rientro nel Meloni I è quello dello Sport, che sarà presieduto da Andrea Abodi, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo. Profili che non arrivano dai partiti, poi, sono: il rettore dell’ateneo Roma Tor Vergata Orazio Schillaci, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano che supera lo storico Giordano Bruno Guerri e la presidentessa dei Consulenti Marina Elvira Calderone che si prende il Lavoro. Un uomo, al contrario, con un passato da amministratore e da parlamentare è quello scelto per gli Affari europei, le politiche di coesione e soprattutto per il Pnrr. Si tratta dell’ex governatore della Puglia Raffaele Fitto. Quest’ultimo non va al Sud, dove viene promosso il siciliano Nello Musumeci, che avrà anche il Mare, dicitura introdotta da Fdi per sottolineare l’attenzione che il movimento ha verso le aree costiere. L’ardua missione dell’Autonomia e degli Affari Regionali, poi, spetterà al leghista ed ex ministro Roberto Calderoli. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, infine, sarà il magistrato Alfredo Mantovano e non Giovanbattista Fazzolari.


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