Attualità

Chi fa i conti con il Covid intervista a Borgonovo

di Eleonora Ciaffoloni -

FRANCESCO BORGONOVO GIORNALISTA


“L’approccio comunitario sui vaccini è fallito. Giusto rivedere i contratti e avere chiarezza su quanto speso, basta dare fondi alle multinazionali a scatola chiusa”. Il vicedirettore de “La Verità” si allinea alle richieste di Schillaci e auspica a un cambio di passo sulla sanità.

In questa fase endemica della pandemia, il ministro Schillaci chiede una rinegoziazione dei contratti stipulati per i vaccini: una scelta coerente?
“Schillaci ha ragione, ma prima bisogna conoscere questi contratti e capire cosa prevedono. Quando il Parlamento Europeo ha chiesto di sentire sul tema, da Pfizer si sono rifiutati. Non sappiamo nemmeno cosa si siano detti, nei numerosi messaggi che si sono scambiati, Ursula Von der Leyen e il Ceo di Pfizer Albert Bourla che, per l’ennesima volta, non si presenterà in audizione. C’è un intero impianto che va smontato”.

Rivedere i contratti significherebbe iniziare a vedere oltre il Covid?
“Sarebbe cosa buona e giusta. Abbiamo una manovra da 35 miliardi in cui una buona parte viene spesa per l’emergenza energetica e ci si lamenta dei pochi fondi per la sanità. Con il Covid abbiamo trascurato tutto il resto e provocato migliaia di morti, quattromila solo in Lombardia. In Italia dal 2010 al 2020 abbiamo chiuso 110 ospedali e 113 pronto soccorso. Per queste cose si dice che non ci sono soldi, però i soldi a scatola chiusa per le multinazionali del farmaco ci sono. Abbiamo comprato dosi in eccesso e qualcuno ci deve spiegare quanto abbiamo speso, perché sono soldi che vengono tolti ad altre questioni della sanità, che è molto provata”.

L’Italia si è presa carico di una grande spesa con i vaccini: i fondi potevano essere destinati ad altro?
“Ho la sensazione che ci sia un’idea dietro: da un lato applichiamo tagli alla sanità pubblica – che è quello che abbiamo fatto dal 2010 in avanti – e dall’altro investiamo con i privati per lo sviluppo delle tecnologie Rna, cioè per quella che dovrebbe essere una prevenzione. La sensazione è che si voglia sottoporre il cittadino a farmaci teoricamente preventivi, spingendo a farne utilizzo e finanziando i produttori. In caso di inutilizzo e di malattia si perde quella tutela e si paga per le cure e per la terapia intensiva. E così si guadagna due volte”.

Schillaci ha anche proposto di rivedere la compravendita dei vaccini per singolo Stato. Una tutela o un distacco?
“Abbiamo applaudito quando l’Europa ha unito gli stati per comprare i vaccini insieme. Ma l’approccio comunitario è stato una sciagura: non si è avuto controllo e ancora non si conosce la spesa di ciascuno stato. Il timore è che per una prossima influenza ciò possa ripetersi e vedere trattative segrete e senza controllo. Ora tante misure sono legate al Pnrr, che è un prestito su cui decide l’Europa e con cui non puoi fare riforme strutturali. Dobbiamo riappropriarci del potere di spesa su questi farmaci”.

Possiamo dire che l’atteggiamento del governo sta cambiando nei confronti della gestione Covid?
Spero che Schillaci elimini definitivamente lo ‘Speranza’ che a volte è affiorato dalla sua coscienza e diventi il Ministro che la gente si aspettava. Le persone che hanno votato FdI hanno votato un programma chiaro, con posizioni chiare sulla gestione del sistema sanitario: è ora di metterle in pratica. Spero che il Governo mantenga quello che dice oggi Schillaci e non vada a rilento: se riuscissero a tenere il punto sarebbe da applausi”.


Torna alle notizie in home