Cultura & Spettacolo

Chi paga la scorta ad Andrea ? Il fratello Carlo, non il re Carlo

di Nicola Santini -


Non sarà il re a fornirgli i liquidi per pagarsi la scorta, ma il fratello. Che in teoria sono la stessa persona. Ma in pratica una cosa è sganciare di tasca propria, una cosa è gravare sulle tasche dei sudditi. Cosa che re Carlo III si guarda bene dal fare. A seguito degli scandali sessuali che hanno coinvolto il fratello Andrea, infatti, il neo sovrano del regno unito ha deciso di revocargli il titolo di royal senior, con tutti i benefit che questo comporta.
Patteggiato il processo che avrebbe innescato uno scandalo senza precedenti nella storia dei Windsor, allontanato l’ex duca di York da qualsiasi occasione ufficiale, certo non farà la fame, ma certe comodità a cui era abituato non possono e non devono gravare sulle tasche dei contribuenti, altrimenti si rischia la rivoluzione.
Fonti vicine a palazzo, hanno riferito che alla notizia che non ci sarebbe stato appello alle decisioni prese a mezza bocca in prima battuta dalla defunta regina Elisabetta II (che però lo adorava, ndr) e ribadite con fermezza da re Carlo III, suo successore (che lo ha sempre detestato, ndr), Andrea di York sia scoppiato in lacrime e si sia chiuso in casa divorato dalla depressione. E anche molto spaventato. Immaginiamo un uomo che non ha mai circolato in vita sua senza guardie del corpo, esposto come è sempre stato, amato ma anche odiato, in mezzo ad uno scandalo mai chiarito, che si trova alla sua età a girare e doversi continuamente guardare intorno ad ogni mossa.
La soluzione è pagarsi privatamente un servizio di sicurezza, cosa che però non può limitarsi a una persona di fiducia: per i reali, titolati ufficialmente o ex, serve una squadra intera che giorno e notte, vacanze o feriali, sia la sua ombra. Solo che il duca, che ha speso una fortuna per non finire condannato, e che anche in questo caso è dovuto ricorrere alle tasche del fratello, non può permettersi un esborso simile. Senza contare che non ha mai lavorato un giorno della sua vita, certo di poter contare su un appannaggio di nascita che ora, di punto in bianco non gli è più garantito. Tre milioni di sterline l’anno non sono una cifra modesta per nessuno, nemmeno per chi può permettersi di vivere di rendita. E per il sovrano sarebbe troppo rischioso che proprio a causa di una mancanza di security adeguata il fratello corresse pericoli o addirittura rischiasse la vita.
Da un lato c’è il gesto nobile (e furbo) del re che vuole dare un segnale preciso ai sudditi:”non sarete voi a pagare la sicurezza di un non senior”. Da un lato il rospo da buttare giù che è quello di sborsare la somma di tasca propria. Che è un po’ un “o bere oaffogare” dal punto di vista dell’immagine pubblica. Dall’altro la polemica del “team Harry” che rinfaccerebbe al monarca di non aver avuto la stessa premura nei confronti del secondogenito e della cognata, che non si sono macchiati di scandali se non quello di avere la lingua lunga circa certi panni sporchi che avrebbero potuto esser lavati in casa. Che non è poco, per carità, ma nell’opinione pubblica è decisamente più tollerabile di un sex gate.
Il tema sicurezza è sempre stato una nota dolente per Harry: ne ha parlato anche nella docuserie trasmessa su Netflix. Sia lui che Meghan non pensavano che quel privilegio sarebbe stato tolto loro, «Invece lo hanno fatto», dichiarano i Sussex in un passaggio della serie. Con il fratello Andrea, che vive ancora in Inghilterra, invece, Carlo III ha agito in modo diverso. Il sistema che regola i guadagni della monarchia britannica è molto complesso- spiega Vanity Fair in un articolo- ma oltre ai fondi pubblici il sovrano ha anche entrate private, il Privy Purse, che riguarda soprattutto proprietà commerciali e agricole inerenti al Ducato di Lancaster, che dal 1399 è possedimento privato del sovrano, e poi ci sono gli introiti derivanti da altre fonti di guadagno, come le residenze reali. Spiccioli rispetto ai finanziamenti statali, ma sufficienti per garantire quello che serve.

La sicurezza dei membri della famiglia reale è da sempre garantita da Scotland Yard, perciò è pagata con fondi pubblici. «La protezione armata è sempre stata uno status symbol per personaggi come il principe Andrea», ha dichiarato al The Sun Norman Baker, ex Ministro dell’Interno e membro del Privy Council del re: «Dovrebbe pagarlo lui stesso e non gravare sul contribuente, perché è un privato e non svolge alcuna funzione pubblica”.

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