L’Iran verso la chiusura di Hormuz, lo scenario allarga il conflitto
Gli Usa attaccano: "Mossa suicida", Marsiglia (Federpetroli): "A rischio forniture per 15 milioni di barili al giorno"
La chiusura dello Stretto di Hormuz diventa qualcosa in più che una possibilità: il Parlamento dell’Iran si sta convincendo a serrare le fila e a mettere in campo, dopo l’attacco americano, la (vera) arma finale in mano a Teheran. Ma se dovesse accadere, da Washington, fanno sapere di essere pronti a intensificare gli sforzi per attaccare il regime degli ayatollah e gli Usa parlano, esplicitamente di una “mossa suicida”. In mezzo, come al solito, ci sono le grandi potenze che restano a guardare, come Russia e Cina.
L’arma “finale” di Teheran
La mossa capace che l’Iran mette sul banco è di quelle potenzialmente decisive. Bloccare Hormuz, chiudere lo stretto vuol dire sostanzialmente stoppare il flusso di materie prime energetiche. Né petrolio, né gas arriverebbe più in Europa e pure l’Asia sconterebbe gravi ritardi nei transiti. Teheran lo sa e si gioca, di fronte all’attacco americano, la carta più potente per allargare il conflitto o, quantomeno, per reagire ai colpi subiti finora. Il generale Esmail Kowsari, generale dei Guardiani della Rivoluzione, nonché membro della commissione nazionale per la sicurezza in Parlamento non s’è nascosto e alla tv iraniana Press tv ha dichiarato che il Majlis, ossia l’assise iraniana, “è giunta alla conclusione che lo Stretto di Hormuz debba essere chiuso“, ma, ha riferito il generale “la decisione finale in merito spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale”. Uno spiraglio aperto ad eventuali trattative? Chissà.
“Una mossa suicida”, l’America non ci sta
L’America non l’ha presa benissimo la minaccia da Teheran. E a replicare è stato direttamente il vicepresidente Jd Vance il quale ha parlato di “mossa suicida”. Intervistato a Nbc News, il vice di Trump ha spiegato le ragioni per cui l’Iran rischia di farsi male da solo: “La loro intera economia passa attraverso lo Stretto di Hormuz – ha detto -Se vogliono distruggere la loro economia e causare disordini nel mondo, credo che la decisione spetti a loro – ma perché dovrebbero farlo? Non credo che abbia alcun senso”. Per Washington l’arma “finale” dell’Iran rappresenterebbe una bella gatta da pelare, non solo diplomaticamente ma soprattutto in termini economici e politici poiché la chiusura rischia di bloccare uno snodo decisivo per il traffico di materie prime energetiche.
Marsiglia (Federpetroli): “Ecco tutti i rischi dalla chiusura di Hormuz”
Ma cosa rischia l’Occidente e in particolare l’Europa dall’eventuale chiusura dello stretto di Hormuz. Una nuova crisi petrolifera come quella che toccò vivere negli anni ’70. Quando le domeniche erano a piedi per l’austerity e, dopo anni di vacche grasse, si cominciò a trovarsi di fronte a una situazione nuova da cui, poi, sarebbero nati molti degli equilibri che oggi stanno per essere messi in discussione. Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli Italia, aveva già anticipato uno scenario del genere proprio a L’identità. E adesso ritiene che i rischi siano ancora più concreti: “Chiudere Hormuz vuol dire totale assenza di prodotto e blocco del traffico merci. Si perdono oltre quindici milioni di barili di petrolio al giorno, senza considerare quanti saranno i carichi di Gnl diretti anche in Europa e in Italia provenienti dal Qatar, merce che esce dal Golfo Persico, che rischiano di non giungere mai a destinazione”. Rotte a cui l’Italia, e l’Ue, s’erano affidate con forza dopo la chiusura dei “rubinetti” aperti con la Russia a causa del conflitto con l’Ucraina. Gli sviluppi in Medio Oriente si avvera un nuovo pericolo per tutti: “Con la chiusura di Hormuz rischiamo che i prezzi del greggio vadano fuori controllo. Il rischio concreto è di uno stato di grave crisi petrolifera: la situazione non si vedeva dagli anni 70, dai tempi della Guerra del Kippur”.
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