Attualità

Ci resta solo il Natale

di Eleonora Ciaffoloni -

MARCATINO DI NATALE IN PIAZZA DUOMO, BANCARELLA, BANCARELLE


 

Dopo due anni di festività natalizie a tavole ristrette, gli italiani, ormai più liberi dall’epidemia di Covid, si trovano quest’anno nella morsa dell’inflazione. Tra pandori e panettoni, anche il caro vita sarà protagonista nel riempimento del carrello della spesa, che però non sembra fermare le famiglie nell’organizzazione di pranzi e cenoni casalinghi. Difatti, il Natale a tavola costerà in media per gli italiani 106 euro a famiglia, solo il 6% in meno rispetto alle festività del 2021. Il dato emerge dall’indagine Coldiretti/Ixé su “Il Natale sulle tavole degli italiani” presentata in occasione dell’Assemblea nazionale tenutasi a Roma insieme alle nuove tendenze 2022 sui cesti enogastronomici del Natale e la sfilata dei dolci tipici locali del Natale.

PRANZO ALL’INFLAZIONE

A far diminuire, seppur di poco, la percentuale di spesa degli italiani, c’è la crisi economica causata dall’inflazione, che ha differenziato fortemente le possibilità di spesa delle famiglie. Secondo l’indagine di Coldiretti/Ixé un 6% di italiani destinerà al pranzo natalizio non più di 30 euro, mentre un altro 16% si fermerà tra 30 e 50 euro. Invece, il 33% dei cittadini spenderà tra 50 e 100 euro, il 29% tra 100 e 200 euro e il 7% tra 200 e 300 euro. Ma c’è anche una piccola percentuale, il 2% che andrà oltre i 300 euro, mentre il restante 7% preferisce non rispondere. Le differenze, come di consueto, si notano anche a livello territoriale: i più appassionati a tavola – riporta Coldiretti – sono gli italiani del Sud, con una media di 123 euro a famiglia, davanti ai residenti del Centro Italia, con 109 euro. Seguono poi gli italiani del Nord Est, che si fermano ad appena 102 euro, mentre nelle Isole e nel Nord Ovest si scende ancora a 95 euro. Se si notano le differenze di spesa tra le varie zone della penisola, queste non vengono segnalate sulle scelte di acquisto. L’indagine mostra che gran parte dei cittadini (il 92%) acquisterà per le feste soprattutto prodotti italiani, spinti da due motivazioni principali: un 53% sostiene che i prodotti italiani sono più buoni, mentre il 39% vede come priorità il sostegno dell’economia e del lavoro del proprio Paese.

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

In un dicembre senza zone a colori e con la corsa al tampone molto più lenta – insieme all’incremento claudicante dei contagi – è risalita la voglia di un ritorno alla socialità delle feste, testimoniata dal fatto che, secondo il report Coldiretti, la media di persone a tavola risale quest’anno a otto, una in più rispetto allo scorso anno e ben quattro in più rispetto al Natale 2020 quando il lockdown e le misure restrittive della pandemia avevano imposto precisi limiti anche nell’ospitalità casalinga e nel contatto con gli altri. Socialità gastronomica che cresce anche nei doni natalizi: i regali enogastronomici tornano ad essere tra i più gettonati, non solo per la propria natura di utilità e di apprezzamento, ma anche, dicono i dati dell’indagine, “per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola, che si esprime con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali”. Di fronte alle scelte sempre più patriottiche degli italiani, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini cavalca l’onda e lancia l’appello: “In questi giorni di festa chiediamo agli italiani di sostenere il consumo di prodotti alimentari Made in Italy per aiutare l’economia, il lavoro ed il territorio nazionale in un momento di difficoltà” incalza Prandini e sottolinea l’importanza di “aiutare una filiera che dà lavoro a ben 4 milioni di persone in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 360mila locali della ristorazione”.

IL MENU TRADIZIONALE

Le tradizioni, nonostante la crisi e l’inflazione, non vengono abbandonate: come ogni anno da nord a sud nel menu della vigilia è servito soprattutto il pesce, mentre per il pranzo di Natale prevalgono i menu a base di carne: non solo bolliti, arrosti, fritti, agnello e tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche. Rispettosi della tradizione e del territorio, sul 52% delle tavole italiane saranno presenti i dolci regionali, insieme all’immancabili torrone, panettone (78%) e pandoro (74%). Un menu che rimane integralmente italiano: una scelta, dice il presidente Ettore Prandini “garantita dal fatto che l’agricoltura italiana è leader europea per qualità, sostenibilità e sicurezza alimentare con il primato Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (396), 526 vini Dop/Igp e 5.450 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori”. Scelte di vicinanza, ma scelte consapevoli, nonostante il periodo economico complicato per gran parte degli italiani.

FATTO IN CASA È MEGLIO

Se dagli scaffali dei supermercati e dei negozi sono destinati a sparire quasi 70 milioni tra panettoni e pandori, nelle case italiane non si resiste al fascino del dolce fatto in casa. I dolci da nord a sud del Bel Paese, sottolinea la Coldiretti, sono fortemente legati alla tradizione locale e delle materie prime dei territori d’Italia. In un viaggio che parte dal sud del Paese, ricordiamo i calzoncelli tipici della Basilicata, la pitta “mpigliata” calabrese, fino ai roccocò della Campania e le cartellate pugliesi. Al centro troviamo il panforte toscano e il panpetato umbro, mentre salendo al nord, in Friuli Venezia Giulia troviamo la gubana, in Emilia Romagna la spongata, in Liguria del pandolce e in Lombardia il Panun de Natal. Non mancano poi le specialità delle isole, con i buccellati siciliani e il sardo pabassinas.


Torna alle notizie in home