Editoriale

Ci sarà pure un giudice a l’Aja

di Adolfo Spezzaferro -


Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Kahn, ha chiesto ai giudici dell’Aja di emettere mandati di arresto internazionale nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per la tragedia che si sta consumando nella Striscia dopo l’attacco a Israele del 7 ottobre. Kahn in un videomessaggio condiviso sui social si dice “profondamente preoccupato” dalle “prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio”. Immediata la replica dello Stato ebraico, che ha parlato di “ipocrisia e vergogna internazionale”. Sullo stesso tono le parole del presidente Usa Joe Biden: “Nessuna equivalenza tra Israele e Hamas”, D’altro canto, una fonte di Hamas obietta che la decisione della Cpi “mette sullo stesso piano la vittima con il carnefice” e “incoraggerà la continuazione della guerra di sterminio”. Kahn, oltre che per Netanyahu, ha chiesto un mandato di arresto internazionale anche per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Secondo il procuratore il premier e il suo ministro avrebbero “causato uno sterminio, l’uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani, la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto” scoppiato dopo l’attacco di Hamas su territorio israeliano. Per quanto riguarda Hamas, invece, il procuratore ha chiesto un mandato di arresto anche per il leader delle Brigate Al Qassem e il leader politico dell’organizzazione islamista palestinese. Le accuse sono di ”sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”. Proprio l’equiparazione della condotta di Israele a quella di Hamas, che tanto sdegno suscita, indica chiaramente che i terroristi sono da entrambe le parti.


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