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Cibo nel mondo, l’Italia battuta dalla Thailandia

La classifica di Condé Nast Traveller esclude pure le principali città del nostro Paese dalle prime dieci nel mondo

di Angelo Vitale -


Cibo, tra i migliori al mondo per molti finora quello italiano: ma l’Italia finisce al secondo posto della classifica di Condé Nast Traveller, battuta dalla Thailandia.

Cibo nel mondo, vince la Thailandia

Ogni anno la rivista chiede ai propri lettori di votare i luoghi migliori al mondo per viaggiare, dormire, esplorare e soprattutto mangiare. Nel 2025, in mezzo milione – un campione che rappresenta viaggiatori di culture, età e sensibilità diverse – hanno premiato la Thailandia con un punteggio di 98,33, Italia al secondo posto con 96,92.

Una differenza significativa, se non scandalosa per i cultori del cibo Made in Italy. Il giudizio su ogni Paese non si basa solo sul livello dei ristoranti o sulla tradizione culinaria. Conta il modo in cui si vive il cibo: l’accessibilità, la spontaneità, il rapporto tra cucina locale e cultura quotidiana, la capacità di generare emozioni immediate. E qui si capisce molto.

L’articolo ci descrive così: “Non è una novità che l’Italia sappia qualcosa di cibo. La nostra deliziosa seconda classificata produce pasta da quando abbiamo memoria, e qui conta il food hopping (la pratica di spostarsi da un locale all’altro, ndr). Cannoli croccanti in Sicilia, pizze più grandi del vostro tavolo a Napoli e risotti infusi con note di nocciola a Milano sono alcune tappe imperdibili. Molti concordano sul fatto che l’Emilia-Romagna meriti maggiormente l’etichetta di capitale gastronomica. Parmigiano Reggiano, prosciutto crudo, lasagne, ragù alla bolognese, persino aceto balsamico”.

La ricchezza gastronomica italiana non è, quindi, in discussione. Il punto è come queste esperienze arrivano oggi al viaggiatore.

Città d’Italia soffocate da overtourism e gentrificazione

L’Italia, negli ultimi dieci anni, ha conosciuto una crescita enorme del turismo, soprattutto in alcune città d’arte. Roma, Firenze e Venezia sono state per molto tempo icone del viaggio gastronomico, ma nel 2025 non compaiono tra le prime dieci città dove si mangia meglio secondo gli stessi lettori. È un segnale forte.

La ragione non è semplice, ma si può riassumere nell’overtourism che insidia in molte città l’esperienza del cibo, diventata più caotica e spesso meno autentica. L’affollamento costante ha favorito locali “per turisti” e una certa omologazione dell’offerta. Poi, la gentrificazione. Quartieri un tempo popolari e ricchi di trattorie hanno visto aumentare prezzi, affitti e aspettative.

Il risultato è che la cucina della tradizione rischia di trasformarsi in un prodotto “da mostra”. Conta pure l’accessibilità dell’esperienza. Mangiare bene in Italia resta possibile, ma spesso richiede pianificazione, prenotazioni, conoscenze locali. Non sempre un turista può viverlo in modo spontaneo.

E’ proprio qui che entra in gioco la Thailandia. La rivista la presenta così: “Incoronata miglior Paese per la cucina nel 2025. Sette ristoranti di Bangkok si sono classificati tra i primi 35 della prestigiosa classifica World’s Best Restaurants. La forte diversità regionale fa sì che ogni nuova destinazione vi avvolga in sapori mai assaggiati prima, e i vivaci mercati notturni fanno sì che la deliziosa degustazione non debba mai fermarsi. La Thailandia ha padroneggiato l’arte di offrire una cucina appetitosa con il minimo sforzo“.

Qui, il nodo: il “minimo sforzo”. In Thailandia – si sostiene – si può mangiare benissimo ovunque e in qualunque momento. Noodles, curry, zuppe e piatti regionali in bancarelle, mercati, locali familiari. L’esperienza è conviviale, diretta, spesso economica. L’atto di mangiare, un gesto quotidiano, non “una performance”.

La Thailandia è percepita come spontanea, aperta e sensoriale. L’Italia, invece, come ricca, culturale, ma a volte più impegnativa. Perciò, nel mondo, il cibo della Thailandia è apprezzato più di quello dell’Italia.

Non è una bocciatura

Insomma, a vederla bene, l’Italia non perde valore gastronomico. Il viaggiatore contemporaneo, però, premia l’esperienza che accoglie, sorprende e coinvolge senza barriere. La Thailandia rappresenta questo: cibo come vita, non solo cibo come tradizione. L’Italia ha ancora tutto: qualità, storia, prodotti, sapienza. Ma deve tornare a rendere il gusto per tutti, non solo per chi sa dove cercarlo. La classifica non è una bocciatura.

E’ un invito a tornare a cucinare per nutrire e condividere, non per stupire. A rimettere le persone al centro della tavola.


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