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Covid, l’accusa del Wsj: “La Cina nascose il virus per due settimane”

di Giovanni Vasso -


La Cina aveva isolato e mappato il virus del Covid 19 almeno due settimane prima di rivelarlo al mondo. Il Wall Street Journal accusa Pechino di aver nascosto informazioni delicate e decisive per combattere la pandemia che ha sconvolto il mondo. Il quotidiano americano ha citato un documento proveniente dagli atti di inchiesta del Congresso degli Stati Uniti e fornito al dipartimento della Salute e dei Servizi Umani Usa da una commissione della Camera. Stando agli atti americani, un ricercatore cinese da Pechino avrebbe caricato una sequenza ritenuta quasi completa della struttura di quello che allora era un virus nuovo in un database. Che, tra gli altri, era gestito anche da autorità governative riferibili a Washington. L’accesso e l’upload sarebbero avvenuti il 28 dicembre 2019. Quando ancora il mondo non aveva compreso cosa stesse accadendo e l’Occidente temeva un’altra epidemia che però sarebbe deflagrata solo a livello regionale. Non sarà così.

A quell’epoca, spiegano dal Wsj, il virus era descritto come una nuova polmonite virale. La cui origine era sconosciuta. E proprio sull’origine del Covid si sprecheranno tante ipotesi, tanta retorica e tanto scontro (e livore) nel dibattito pubblico nazionale. Prima l’ipotesi del cosiddetto spillover, il salto di specie e il dito puntato sul mercato umido di Wuhan e sui poveri pangolini. Poi la tesi secondo cui il virus sarebbe fuoriuscito dai laboratori dell’area. Adesso, più che sulle cause, il dibattito si sposta su un altro dei temi caldissimi sul Covid: la Cina sapeva? E ha effettivamente nascosto qualcosa al mondo? Gli Stati Uniti, oggi, tornano ad accusare Pechino. Che, a sua volta, non ha mai lesinato controaccuse agli americani. In mezzo, però, c’è quello che è accaduto dal 2019 a questa parte. Una pandemia che ha comportato, come in un incubo apocalittico, prima la carestia (anche se è stato meno inquietante ribattezzarla everything shortage ma che ha costretto gli Stati a ripensare le strategie di produzione e le supply chain in settori chiave come la farmaceutica e l’energia) e poi le guerre che stanno insanguinando ogni angolo del mondo e rischiano di travolgere, con gli attuali equilibri geopolitici, tutto il globo.


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