Esteri

Cina e Regno Unito ai ferri corti per “l’ambasciata della discordia”

di Martina Melli -


Cina e Regno Unito ai ferri corti. Causa della discordia il progetto di una grande ambasciata cinese a Londra, che Pechino vorrebbe istituire sul territorio della ex zecca inglese, accanto alla torre di Londra. Il piano, che il governo cinese progetta dal 2018, è andato avanti, e il terreno per l’ambasciata è stato finalmente acquistato alla modica cifra di 255 milioni di sterline. Tutto bene fino a 7 mesi fa, quando i consiglieri neo eletti del distretto hanno respinto la proposta d’ambasciata (precedentemente accolta dai precedenti funzionari urbani).

La mossa, motivata da interessi di sicurezza nazionale e da una sorta di tutela nei confronti dei residenti del distretto di Tower Hamlets, ha indispettito non poco il governo di Pechino, con cui il premier inglese Rishi Sunak tenta da mesi di ricucire i rapporti, in particolare quelli economici. La Cina ha tempo fino all’11 agosto per presentare ricorso e per allora il governo inglese, che fino ad ora ha rimbalzato la faccenda alle amministrazioni locali, dovrà decidere da che parte stare.

I consiglieri locali, respingendo la proposta, hanno accolto le rimostranze di alcuni residenti della zona (popolata da moltissimi musulmani) che protestavano contro le persecuzioni cinesi degli uiguri a Hong Kong. Alcuni di questi amministratori locali, per sottolineare con forza il proprio punto di vista, hanno addirittura pensato di rinominare strade e piazze circostanti “Uyghur court” e “Tienanmen square”, cosa che poi non è andata in porto. Diversi funzionari britannici, arrivati a questo punto, temono che anche Pechino possa ostacolare la costruzione di una nuova ambasciata inglese nella capitale, e che i rapporti diplomatici con la seconda principale fonte di investimenti esteri a Londra (dopo gli Usa) siano ormai irrimediabilmente compromessi.


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