Esteri

Cina: “Fine esercitazioni”, Taiwan: “Provocazioni”

di Cristiana Flaminio -


Alta tensione nello scenario dell’Indo-Pacifico: la Cina annuncia la fine delle manovre militari attorno a Taiwan, sottolinea e ribadisce la sua volontà di andare fino in fondo sulla “riunificazione” con Taipei che, invece, caccia gli artigli e parla di provocazioni preoccupanti. Pechino ha voluto dare un segnale eloquente a William Lai, il nuovo premier taiwanese, e ha avviato, due giorni dopo il suo insediamento, una manovra navale attorno all’isola. “Le esercitazioni sono state completate con successo”, scrivono tutti i media del Dragone. Che non ha la minima intenzione di mollare quella che continua a ritenere una provincia ribelle, da riportare sotto il manto dell’Unica Cina. Il governo locale, che intende mantenere indipendenza e distanza da Pechino, ha parlato di “palesi provocazioni militari unilaterali rispetto all’ordine internazionale che suscitano seria preoccupazione”. La tensione torna altissima in un’area del pianeta che è strategica. E che se precipitasse nel caos potrebbe trascinare tutto il mondo in una guerra dagli effetti inimmaginabili. Da questa zona del mondo, infatti, passa il 25 per cento degli scambi commerciali marittimi globali. Ma non è tutto. Taiwan s’è trasformata in una pedina più che strategica grazie all’impegno sul fronte dell’innovazione e dell’industria. In pratica, oggi, Taipei è un colosso mondiale dei chip e dei semiconduttori. Tmsc, tra i più grandi produttori del Paese, ha già previsto un eventuale scontro tra Cina e Taiwan e ha deciso di investire negli Usa come “assicurazione” sul suo futuro economico. Ma, politicamente, si è trattata di una scelta precisa. Che lascia intravedere gli schieramenti e la posta in gioco, vera, della tensione in quest’area.


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