Esteri

Cina-Usa: a Malta si chiacchiera e a Taiwan si prepara la guerra

di Ernesto Ferrante -


Si riapre il dialogo tra Cina e Usa: il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, ha incontrato a Malta il ministro degli Esteri Wang Yi. La Casa Bianca in una nota ha sottolineato che il colloquio “rientra nel tentativo di Washington di mantenere aperte le linee di comunicazione con la Cina e gestire in modo responsabile il rapporto”. Sullivan e Wang hanno avuto uno scambio “sincero, sostanziale e costruttivo, sulla scia degli impegni presi da Biden e Xi a Bali, in Indonesia, nel novembre 2022”. Tra i temi affrontati, le relazioni bilaterali Usa-Cina, il conflitto in Ucraina e Taiwan. Sull’isola ribelle, le autorità cinesi, forse temendo di non essere state ben comprese, sono passate alle vie di fatto dopo appena qualche ora dall’ennesimo “chiarimento”.

Incontro Usa e Cina a Malta: le spinte e le soluzioni

Lo sviluppo della Cina “ha una forte spinta endogena e segue una logica storica inevitabile: non può essere fermato e il diritto legittimo del popolo cinese allo sviluppo non può essere privato”, ha affermato il capo della diplomazia del “Dragone” in un resoconto ufficiale in cui si legge che “le due parti hanno condotto una comunicazione strategica schietta, sostanziale e costruttiva concentrandosi su stabilizzazione e miglioramento delle relazioni sino-americane”. Washington e Pechino hanno concordato “di continuare ad attuare l’importante consenso” raggiunto dai due capi di Stato Xi Jinping e Joe Biden a margine del G20 di Bali a novembre 2022, “di mantenere scambi ad alto livello tra le due parti e di tenere consultazioni sino-americane sugli affari dell’Asia-Pacifico, sugli affari marittimi e sulle consultazioni di politica estera”.

Si è discusso delle misure “per sostenere ulteriormente e facilitare gli scambi di personale tra i due Paesi” e anche “della situazione nella regione dell’Asia-Pacifico, dell’Ucraina, della penisola coreana e di altre questioni internazionali e regionali”. Per il ministro degli Esteri cinese, la questione di Taiwan “è la prima linea rossa insormontabile nelle relazioni sino-americane: gli Usa devono attenersi ai tre comunicati congiunti e attuare l’impegno a non sostenere l’indipendenza di Taiwan”. Nella nota statunitense, viene rimarcata la bontà del confronto e precisato che gli Usa hanno rimarcato l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan. Anche in questa occasione, i rappresentanti delle due superpotenze hanno rinnovato la promessa reciproca di mantenere aperto “questo canale strategico di comunicazione” e ad avere “altre consultazioni ad alto livello nei prossimi mesi”. Un riferimento, quest’ultimo, al ventilato faccia a faccia tra Biden e Xi a San Francisco, il prossimo novembre. A fine agosto la segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, si era recata nella capitale cinese per vedere il ministro del Commercio, Wang Wentao. A precederla erano stati il segretario di Stato, Antony Blinken, il segretario al Tesoro, Janet Yellen, l’inviato per il clima, John Kerry e Henry Kissinger, ex segretario di Stato e consigliere per la Sicurezza nazionale.

A Taipei i messaggi non sono arrivati con dei comunicati ufficiali, ma con aerei e navi militari. Il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato la presenza di 103 velivoli militari (anche caccia J-10 e J-16) e nove unità navali della Marina nei pressi dell’isola. Alcuni di essi avrebbero superato la linea mediana e per poi proseguire verso il Canale di Bashi, isolando potenzialmente Taiwan dalle Filippine, dove gli Usa avranno presto accesso a nuove basi militari. Per il Washington Post si tratta della più massiccia incursione in un solo giorno degli ultimi tre anni. “In passato quando le incursioni registravano nuovi massimi era solitamente in risposta a un evento specifico”, ma “questa volta non sembra essere in risposta a nulla”, ha commentato Shu Hsiao-huang, dell’Istituto per la difesa nazionale e la ricerca sulla sicurezza taiwanese.

Lin Ying-yu, docente alla Tamkang University di Taiwan, sostiene che i cinesi stiano “cercando di creare una nuova normalità (New Normal) per affermare che non hanno bisogno di motivi particolari”, ma “possono mostrare in qualsiasi momento la loro potenza militare”. L’obiettivo è “esercitare una pressione costante sul perimetro di Taiwan”. E “una delle cose che vogliono comunicare è che possono bloccare Taiwan in qualsiasi momento se lo vogliono”.


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