Attualità

Cingolani: “In un anno aumentato di cinque volte il prezzo del gas”

di Alessio Gallicola -


“Il prezzo del gas è aumentato di quasi cinque volte dal gennaio 2021”. Lo certifica il ministro della transizione ecologica, nel corso dell’informativa alla Camera sull’aumento del costo dell’energia. “La tensione sui mercati – ha spiegato il ministro – ha anche determinato, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, un vertiginoso aumento dei costi dell’energia: per quanto riguarda il mercato del gas naturale, il prezzo al PSV (Punto di Scambio Virtuale del gas naturale in Italia) è passato dai circa 20 euro al MWh di gennaio 2021 ai circa 100 euro al MWh del mese di aprile, con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro”.
Cresciuto a livelli da record anche il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso, il PUN (Prezzo Unico Nazionale): “Negli ultimi mesi – ha aggiunto Cingolani – si sono raggiunti i valori più elevati da quando la borsa italiana è stata costituita, e negli ultimi giorni i valori si sono attestati tra i 200 e i 250 euro a MWh”.
“Per l’Italia o per qualunque altro grande paese europeo interconnesso il price cap nazionale sarebbe estremamente difficile da sostenere e il mercato semplicemente lo salterebbe a piè pari perché non sarebbe conveniente vendere lì il gas. Non sarebbe una politica particolarmente intelligente. Ben diverso se questo diventasse una politica europea e tutto il continente si mettesse d’accordo; essendo il principale customer planetario, potrebbe fare il prezzo e mettere una regola sostenibile”.
“Con il gas che è intorno ai 100-110 euro a MWh, un price cap europeo di 80 euro a MWh, più basso ma non tale da perturbare troppo il mercato, rappresenterebbe immediatamente un 25% di riduzione della bolletta gas e una percentuale ancora più alta di riduzione della bolletta elettrica. Sul gas liquido, che è più costoso, gli effetti potrebbero essere mitigati da contratti per differenza, anche questa è una cosa in fase di studio”.
L’allarme arriva poi per il prossimo inverno: “Se interrompessero ora il gas russo avremmo un serio problema con lo stoccaggio – rivela Cingolani -. Per raggiungere il 90% di stoccaggio per l’inverno 22-23 sarebbero necessari circa 6 mesi, arriveremmo con gli stoccaggi pieni e potremmo affrontare il prossimo inverno e quelli successivi con una certa tranquillità. Una interruzione immediata dell’export russo renderebbe critico il superamento dell’inverno 2022-23 in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda che ovviamente sono previste”.


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