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Cingolani: “Non riapriremo le centrali a carbone”

di Alessio Gallicola -


“Non riapriremo le centrali a carbone”. Lo dice chiaro il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, commentando le voci che da qualche giorno indicano che il governo, per affrontare la crisi energetica derivante dall’offensiva russa in Ucraina, sarebbe in procinto di riattivare le centrali dormienti che sfruttano il carbone. E la motivazione, oltre che “verde”, è per il ministro puramente economica: “L’impresa non varrebbe la spesa. Si tratta di una possibilità in caso di un’emergenza molto più forte di quella attuale Quello che ha fatto il governo è stato molto semplice. È stato detto che qualora ci fosse un’emergenza energetica, in caso di assoluta mancanza di energia si potrebbero mandare a pieno regime le due centrali principali ancora in funzione a carbone, che sono Brindisi e Civitavecchia, che funzionano a scartamento ridotto e potrebbero per un periodo limitato produrre energia in caso di mancanza”.

Il ministro ha poi fatto chiarezza sui numeri: “Noi – ha spiegato – dalla Russia importiamo 29 mld di metri cubi di gas. Questi vanno sostituiti. Al momento abbiamo realizzato un’operazione anticipata e rapida e a primavera inoltrata 15 mld saranno rimpiazzati. Rimane la metà, stiamo lavorando sul rinforzo delle infrastrutture, sui rigassificatori e sulla stipula di contratti di lungo termine. Ventiquattro, 30 mesi dovrebbero bastare per renderci indipendenti”.

Anche in caso di chiusura immediata dei rubinetti del gas da parte di Putin, il nostro Paese non rischierebbe il blackout. “Se la fornitura di gas dalla Russia fosse interrotta completamente, le riserve attuali e il piano di emergenza ci darebbero tempo per arrivare alla stagione buona, abbiamo lo stoccaggio. Ad aprile avremo metà della disponibilità che ora importiamo dalla Russia. Dovremo fare sacrifici ma non fermeremo le macchine”. Ma non sembra profilarsi all’orizzonte un’eventualità del genere, ancora una volta è l’aspetto economico ad improntare le decisioni: “Non sono sicuro che la Russia voglia chiudere i rubinetti. C’è una componente finanziaria che non va sottovalutata: in questo momento il gas si vende a 300 euro per Megawattora e frutta 1 miliardo di euro al giorno”, ha detto il ministro, che ha colto l’occasione anche per rassicurare sul fatto che l’Italia manterrà gli impegni presi per la decarbonizzazione: “Siamo in grado di dire che possiamo mantenere la road map al 55% di decarbonizzazione e con un grande sforzo dobbiamo cercare di andare avanti”.


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