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Ciro Grillo e tre amici condannati per violenza sessuale: la sentenza

di Claudia Mari -

Ciro Grillo


Il tribunale di Tempio Pausania ha emesso oggi la sentenza di primo grado nel processo che vedeva imputati Ciro Grillo, figlio del comico Beppe Grillo, insieme a Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. I quattro giovani sono stati accusati di violenza sessuale di gruppo per fatti avvenuti nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villa di famiglia dei Grillo a Porto Cervo, in Sardegna.

La sentenza nei confronti di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria

Il tribunale ha stabilito una pena di 8 anni di reclusione per Ciro Grillo, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, mentre Francesco Corsiglia dovrà scontare 6 anni e 6 mesi. Tuttavia, tutti gli imputati restano al momento in libertà: la pena diventerà esecutiva solo al termine del processo d’appello e, eventualmente, dopo la Cassazione. La richiesta della procura era di 9 anni per ciascuno dei quattro.

La vicenda era iniziata con la denuncia di una giovane italo-norvegese, maggiorenne all’epoca dei fatti, presentata a Milano otto giorni dopo la notte incriminata. Dopo cinque anni di indagini e numerose udienze, il procedimento ha finalmente raggiunto la sua conclusione. La lettura della sentenza era inizialmente prevista il 3 settembre ma era stata rinviata a causa della morte improvvisa del figlio del presidente del collegio giudicante, Marco Contu.

Nell’udienza odierna le difese hanno ribadito la richiesta di assoluzione per tutti gli imputati, contestando la credibilità della presunta vittima. L’avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Lauria, ha sottolineato presunte incongruenze nel racconto della ragazza, mentre Antonella Cuccureddu e Gennaro Velle, che rappresentano Corsiglia, hanno evidenziato pressioni subite dalla giovane e discrepanze tra le testimonianze. Anche l’avvocato Mariano Mameli, legale di Capitta, ha insistito sull’innocenza del suo assistito, criticando la fragilità delle prove presentate dall’accusa.

La parte civile, rappresentata dall’avvocata Giulia Bongiorno, ha invece difeso con forza la testimonianza della giovane donna, evidenziando la gravità dei fatti e l’impatto sulla vittima.


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