Cronaca

Città sicure o città in ostaggio? Parte da Udine la manifestazione di un Italia che non vuole più tacere

Il 19 settembre a Udine il Comitato Udine Sicura manifesta chiedendo più controlli, chiusura centri accoglienza irregolari.

di Redazione -


Città sicure: dovrebbe essere la normalità, il minimo indispensabile che ogni Stato dovrebbe garantire ai suoi cittadini. E invece, da Catania a Udine, da Torino a Palermo, la sicurezza è diventata un miraggio, un sogno che ogni giorno si allontana. Immigrazione incontrollata, spaccio diffuso, violenza crescente e degrado urbano, questi sono i tratti distintivi delle nostre città oggi.

E allora la domanda è semplice: viviamo ancora in città sicure o ci stiamo rassegnando a vivere in città ostaggio di fenomeni che sfuggono al controllo?

Minori non accompagnati un nodo irrisolto

Uno dei problemi più gravi riguarda i cosiddetti minori non accompagnati. In teoria dovrebbero essere tutelati, protetti, guidati verso un futuro migliore. In pratica, troppo spesso diventano protagonisti di risse, piccoli furti, rapine, atti vandalici e spaccio. Non è colpa loro, dicono alcuni: sono vittime di un sistema che non funziona. Ma allora la responsabilità ricade su chi continua a finanziare strutture che non riescono a garantire sicurezza né integrazione.

Da Nord a Sud, le cronache sono piene di episodi che vedono questi giovani al centro di tensioni crescenti. A Udine, per esempio, quartieri un tempo tranquilli sono oggi segnati da violenze quotidiane. I cittadini si chiedono se sia questa l’accoglienza. È questa la strada per costruire città sicure o è solo un business?

Il caso Cavarzerani

Da anni la caserma Cavarzerani di Udine è al centro delle polemiche. Doveva essere un centro temporaneo, ma si è trasformato in un simbolo del fallimento della gestione dell’immigrazione. Sovraffollamento, mancanza di controlli, continue segnalazioni di disordini: ecco il biglietto da visita di una struttura che avrebbe dovuto garantire ordine e invece produce solo insicurezza.

Il paradosso è che, mentre i cittadini chiedono risposte, i fondi continuano a fluire, alimentando un sistema che arricchisce pochi e impoverisce molti. La domanda resta sospesa: chi ha interesse a mantenere tutto così? Di certo non le famiglie che la sera hanno paura a passeggiare nel loro stesso quartiere.

Moschee irregolari e luoghi fuori controllo

Altro punto critico, le moschee irregolari. Non si tratta di luoghi di culto riconosciuti, ma di spazi improvvisati, spesso privi di autorizzazioni e controlli. In molte città, anche a Udine, ne esistono più di una. La più discussa in questi giorni è in viale Ungheria, a due passi dal centro storico. Mentre il cuore della città tenta di restare vetrina di ordine e turismo, Friuli Doc ne è un recente esempio, basta svoltare l’angolo per trovarsi in un territorio dove regole e controlli sembrano non esistere.

La Casa dell’Immacolata, il simbolo del fallimento

Non meno controversa è la situazione della Casa dell’Immacolata, nel quartiere San Domenico. Ogni anno riceve fondi consistenti per ospitare minori stranieri. Eppure, il suo nome è comparso più volte nelle cronache per risse, degrado e incapacità gestionale. I cittadini vedono, osservano, vivono il problema sulla propria pelle. Molti servizi televisivi hanno mostrato scene di caos, mentre chi governa la città continua a parlare di accoglienza e integrazione e di casi descritti come se fosse la normalità, probabilmente perché loro vivono in altri contesti, ben lontani da dove anche andare a stendere i panni diventa motivo per essere insultati o minacciati.

Udine come laboratorio nazionale

Perché proprio Udine? Perché in questa città si vede con chiarezza quello che altrove si tenta di nascondere. Qui il contrasto tra la tradizione di ordine e il presente di degrado è più evidente che mai. Se non si riesce a garantire tranquillità in una città di medie dimensioni, come si può pensare di mantenere città sicure in metropoli complesse e sovraccariche di problemi?

La politica del silenzio

C’è un grande assente in tutto questo: la politica. Chi governa, a Roma come nelle Regioni, sembra paralizzato. Si moltiplicano tavoli tecnici, convegni, dichiarazioni di intenti. Ma la vita quotidiana dei cittadini non cambia: le strade restano sporche, i quartieri insicuri, gli episodi di violenza all’ordine del giorno.

Il diritto a vivere senza paura

Non si tratta di ideologia ma di vita concreta. Il diritto di portare un figlio al parco senza timore, di camminare di sera senza guardarsi le spalle, di entrare in un autobus senza sentirsi un bersaglio. È questo che i cittadini chiedono, non privilegi, non favoritismi, ma semplicemente il diritto di vivere serenamente. Fino a quando la politica continuerà a ignorare questi segnali, la frattura tra cittadini e istituzioni diventerà sempre più profonda. Perché senza sicurezza, non esiste libertà. E senza libertà, non esiste futuro.

La marcia di protesta di Udine sarà d’ispirazione per altre città?

Il Comitato Udine Sicura ha indetto una manifestazione pubblica per venerdì 19 settembre alle ore 21, con partenza dalla Loggia del Lionello (piazza Libertà) e percorso che attraverserà il centro cittadino. I cittadini chiedono più controlli, meno zone grigie, chiusura e verifica delle strutture che non funzionano.

Udine potrebbe essere ispirazione per altre città d’Italia, un effetto domino per la sicurezza di tutti.


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