Economia

Famiglia o lavoro, serve il Nobel

di Giovanni Vasso -

CRISI DELLE NASCITE DENATALITA' CRISI DEMOGRAFICA DIMINUZIONE CALO RIDUZIONE GENERATAE IA AI CULLE VUOTE CULLA VUOTA


l Premio Nobel per l’Economia va a Claudia Goldin, storica dell’economia che insegna ad Harvard, uno dei college più prestigiosi degli Stati Uniti. Goldin è stata insignita del riconoscimento per aver studiato le ragioni del divario salariale tra uomini e donne e, soprattutto, per aver mandato al diavolo una narrazione, dura a morire, secondo cui le signore venivano pagate meno perché meno preparate, con meno titoli accademici e meno esperienza sul lavoro. Non c’è voluto chissà quale studio, più che altro è stato l’uovo di Colombo: mettendo a paragone gli stipendi tra uomini e donne, a parità di mansioni e studi pregressi, Claudia Goldin ha scoperto che le buste paga delle signore erano sempre più leggere di quelle degli uomini. Ma Goldin ha pizzicato un altro, brutto, vizio dei datori di lavoro. E che, ora, sta esigendo un pagamento salatissimo: citofonare Giorgetti, per conferma. Alla nascita del primo figlio, invece che aumentare, le paghe delle donne, mediamente, andavano contraendosi. In pratica, mettendo sulla bilancia gli stipendi di due donne nella stessa identica posizione lavorativa, quella delle due che ha avuto un figlio guadagnerà meno rispetto alla collega che non l’ha avuto. Ecco spiegato perché le ragazze che avevano iniziato a lavorare e che tenevano alla loro autonomia hanno evitato, finché hanno potuto, anche solo di pensare di metter su famiglia. Certo, non sarà stata la causa principale della preoccupante discesa, agli inferi, dei livelli di natalità che si vivono in Occidente. Ma, altrettanto sicuramente, ne sarà stato uno dei motivi.
Claudia Goldin ha studiato gli ultimi duecento anni di storia economica e del lavoro negli Stati Uniti. E ha disegnato, per spiegare l’apporto delle donne al benessere e al Pil americano, una curva a forma di U. In pratica, con la transizione da un modello agricolo e rurale a quello industriale su larga scala, l’apporto delle donne al lavoro ha cominciato a decrescere in maniera netta e inequivocabile. Non bisogna tornare troppo indietro nel tempo per individuare questo momento, fatidico, dell’economia Usa. Basterebbe rileggersi Steinbeck per comprendere che si parla del ‘900 inoltrato. Il “ritorno” del lavoro al femminile si è registrato, secondo gli studi di Goldin, con l’irruzione dei servizi e lo sviluppo del terziario che ha dato alle donne chance nuove di rendersi utili e attive. Ma la storica dell’economia ritiene di dover riservare un posto d’onore, nella ripresa dell’empowerment femminile nel secolo scorso, alla pillola contraccettiva. Che, avrebbe offerto alle donne nuove possibilità per, come si legge nelle motivazioni diffuse dal comitato del Premio Nobel, “pianificare le proprie carriere”. Insomma, è la certificazione del fatto che il sistema di lavoro che si è imposto preferisce puntare su chi non farà figli. Invece di puntare su strategie di welfare, non solo pubbliche ma anche private, che riescano a garantire un equilibrio tra le esigenze di lavoratrici e, perché no, anche dei lavoratori.
Il tema dell’occupazione femminile è importante e oggi, con la denatalità che tocca picchi inimmaginabili fino a qualche decennio fa, lo è ancora di più. Anche perché, a rischio, non ci sono budget aziendali ma la sostenibilità degli Stati e, in un certo senso, anche degli stessi mercati. Ma la politica, chiaramente, preferisce buttarla in caciara. Ha tempi rapidi, quelli dei social e dei sondaggi. E c’è chi la butta sul politicamente corretto, sul nuovo successo della rappresentanza femminile, sulla contabilità delle caselle di genere, sul bilancino. Posizioni che fanno bene solo a chi ha una tifoseria da esaltare piuttosto che a una società che deve fare i conti con i problemi, gravi, che la affliggono. Primo tra tutti, appunto, quello legato all’assurdità del divario salariale per genere che si aggrava appena si decide di mettere al mondo un bambino. No, meglio buttarla sul girl power. Basta che sia femmina. Ché un bel twitt fa fare sempre bella figura. Come se Ursula von der Leyen e Christine Lagarde non avessero fatto tanti danni quanti ne hanno fatto, nel corso degli anni e insieme a loro, i colleghi uomini che le circondano nelle stanze dei bottoni. E chissenefrega se una donna, al Sud, lavora per due lire o se un lavoro non lo troverà mai perché, alla fine, chi se la prende una ragazza che domani ti resta incinta e le devi pagare anche la maternità?


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