Economia

Sotto scacco delle agromafie, l’allarme di Coldiretti

di Giovanni Vasso -


L’agricoltura ha mille problemi, in compenso le agromafie prosperano. Il “fatturato” dell’illegalità nel settore primario sale a 25,2 miliardi di euro. Ma costa, alle migliaia di aziende oneste sparse sul territorio nazionale, molto di più. Un appello, vero e proprio, a fare presto e bene che il governo ha affermato di aver recepito. Il rapporto Coldiretti-Eurispes è stato presentato ieri a Roma a Palazzo Rospigliosi durante una cerimonia che ha raggiunto l’acme con il dono simbolico, a Coldiretti, di un ramo dell’Albero di Falcone, il ficus che a Palermo è diventato un simbolo del magistrato ucciso a Capaci e, più in generale, dell’impegno contro le mafie.

Ma l’impegno, appunto, delle istituzioni nazionali, da solo, potrebbe non bastare. I dati sono inquietanti. E stando a quanto affermato dal presidente Coldiretti Ettore Prandini “le agromafie “oggi puntano alla filiera agroalimentare allargata il cui valore è salito alla cifra record di 620 miliardi di euro e con un export da 69,1 miliardi”. Sono tanti, troppi, i pericoli che corre il settore terziario italiano. Si va dal caporalato fino all’agropirateria, dall’italian sounding alle trappole della cybercriminalità. Ma non è tutto. Fanno gola, ai clan e alle consorterie criminali, i fondi pubblici che sostengono il settore. Le infiltrazioni, stando a quanto si legge nel Report, si estendono a ogni anello della catena agroalimentare: dai produttori fino alla ristorazione, passando per la grande distribuzione e i mercati. E toccano ogni fase del comparto, dando filo da torcere, e non poco, alle imprese che tentano di garantire al mercato prodotti sicuri, d’eccellenza, ottenuti nel pieno rispetto delle regole.

In cima ai problemi che s’etichettano “agromafie” c’è la piaga del caporalato che, per esempio, si regge sullo sfruttamento di migliaia e migliaia di persone, per lo più immigrati da India e Bangladesh, il cui arrivo in Italia è “garantito” da reti sovranazionali e con la compiacenza di professionisti capaci di scavare nelle pieghe della burocrazia per trovare il modo di far giungere, qui, tantissime persone che lavoreranno per pochi soldi che, magari, verranno “scomputati” dal debito contratto a monte dai migranti con la rete criminale per raggiungere l’Italia. Capita, spesso, che sebbene formalmente assegnati ai lavori agricoli, molti di essi vengano dirottati ad altri settori. Cogli imprenditori costretti a rimanere senza braccianti. C’è poi il tema delle (false) cooperative. Che, lungi dal compiere ciò che per legge (anzi per Costituzione) impone lo spirito cooperativistico ossia il garantire ai suoi associati condizioni migliori di lavoro rispetto a quelle proposte dal mercato, impongono iscrizioni e decurtano le paghe (talora fino al 40%) dei loro stessi soci. Chi sfrutta queste reti e si serve di tali escamotage, va da sé, hanno costi nettamente inferiori e pertanto possono “invadere” il mercato coi loro prodotti. A detrimento degli operatori onesti, colpiti alle spalle da una concorrenza sleale. Che, spesso e volentieri, si avvale (anche) dell’utilizzo di prodotti proibiti, a cominciare da pesticidi e medicinali vari, o di vere e proprie truffe burocratiche per riuscire a guadagnare soldi e quote di mercato. Ma, chiaramente, non è tutto, perché restano molte (sempre troppe…) le truffe e le frodi alimentari, l’utilizzo di escamotage, gli abusi delle denominazioni per spillare più soldi possibili al mercato. Infine, anche in agricoltura, pesano alcune delle questioni italiane (e non solo) che paralizzano l’economia: dal rischio infiltrazione, al riciclaggio di capitali sporchi fino alle falle gravissime della cybersicurezza. Insomma, uno scenario che non è proprio allettante. Specialmente al tempo dei dazi che minacciano il futuro di un comparto intero (e in crescita). Ma che, per le istituzioni, rappresenta una sfida. Il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha annunciato che presto si riunirà una cabina di regia sul disegno di legge Caselli: “Il nostro governo si è distinto per un’azione che dal primo momento ha configurato una collaborazione tra le diverse forze che si occupano di questo settore con una cabina di regia che adesso, nel disegno di legge che ho fatto approvare in Consiglio dei ministri, diventa istituzionalmente garantita per permetterle ancora maggiore operatività”. Occorre fare in fretta, come al solito: “Abbiamo trasmesso al Parlamento il Ddl Caselli: il tempo è un fattore rilevante, non c’è un minuto da perdere per arginare i fenomeni criminali, non c’è pietà per chi compie reati contro la nostra economia, gli imprenditori, i cittadini e anche gli agricoltori”, ha dichiarato Lollobrigida. Che ha aggiunto: “Il ddl prevede alcuni reati che vanno a sanare l’impossibilità ad agire rispetto ad alcune fattispecie, prevede un aumento delle sanzioni rendendole più eque e collegate al fatturato dell’azienda e la cabina di regia permette di interscambiare le informazioni per operare meglio e non sempre sulle stesse aziende. Il Parlamento potrà migliorare ancora questo testo. Noi puntiamo sulla deterrenza, vogliamo che non si commettano i crimini”. Per gli agricoltori, però, è necessario che a garantire impegno contro le agromafie sia, oltre allo Stato, anche l’Ue: “Coldiretti è stata la prima e unica organizzazione agricola a sostenere con forza la legge sul caporalato. Allo stesso modo denunciamo lo sfruttamento in ogni parte del mondo perché la problematica delle agromafie non è solo italiana come dimostra il rapporto. Si va dal caporalato transnazionale allo sfruttamento dei bambini che per noi si combatte anche con accordi internazionali basati sul principio di reciprocità. L’Europa dovrebbe puntare l’attenzione su questi fenomeni utilizzando il modello di controlli e contrasto come quello italiano”.


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