Politica

Come l’orchestrina sul Titanic i dem pensano al congresso

di Domenico Pecile -

ELLY SCHLEIN POLITICO


Bruxelles e questione morale, Finanziaria e congresso: sono i tre fronti su cui è impegnato un Pd sempre più in fibrillazione, sempre più impaurito e con la sindrome di persecuzione. Tre fronti caldissimi, uno dei quali soltanto pare essere in grado di mettere tutti d’accordo: il no perentorio alla manovra di Bilancio del governo, definita “iniqua e inadeguata”. Per questo i Dem contrattaccano con due iniziative: una contromanovra e la manifestazione di domani, sabato, in piazza Santi Apostoli a Roma.
Tutto il resto ruota attorno al congresso, con i primi sondaggi (Swg parla di Bonaccini al 39% tallonato dalla crescita della Schlein al 35%, mentre nettamente distaccata viene data Paola De Micheli, con il 7%, che fa corsa in solitaria). Stefano Bonaccini invoca prudenza: “Non ho vinto alcunché, ma mi sono candidato ovviamente per prevalere”, aggiungendo di avere in mente un “Pd più popolare, non populista” e di stampo “laburista”. Il cambio di nome? Per Bonaccini – che il presidente della Puglia, Emiliano, conferma di volere appoggiare in cambio magari di “un ruolo di visibilità” – “non è un problema. Mi interessa la sostanza, la gente non ti vota certo per il nome”. Da parte sua la De Micheli rilancia “un nuovo modello di partito, che ha bisogno di tornare popolare, senza una nuova organizzazione della partecipazione degli iscritti, rischia di vedere finire nel nulla anche questo congresso”.
Ma ieri è stata soprattutto la giornata della vicepresidente dell’Emilia Romagna che nei giorni scorsi è stata tirata in ballo per una foto che l’aveva immortalata assieme a Panzeri, l’ex europarlamentare arrestato, mentre esibisce un cartello con la scritta “Our rights are not negotiable”. “Mi sembra un utilizzo strumentale. La condanna – sono le parole della Schlein – non può che essere più netta verso quello che sta accadendo. Io sono stata europarlamentare quindi alcuni di questi personaggi coinvolti li conosco, perché eravamo eurodeputati nello stesso periodo. Chiaramente mai mi sarei aspettata di venire a conoscenza di notizie di questo tipo”. Per la candidata alla segreteria, il Qatargate è “una vicenda gravissima” e proprio per questo la reazione deve essere la più dura, ferma, rigorosa. Ma non basta l’indignazione, bisogna stringere, le maglie dei controlli”. Insomma, Qatargate è una ferita lacerante per il Pd, costretto a dare forfait sulla presunta superiorità morale rispetto agli avversari del centrodestra. “La questione morale – aggiunge la Schlein – è più attuale che mai, a destra come a sinistra. Non bisogna lasciare solo alle indagini fare il proprio corso, ma bisogna anche reagire come istituzioni e politica nella maniera più rigorosa per non permettere che accada più”. E quindi va da sé che adesso esiste “un problema di nuovi metodi di selezionare la classe dirigente e di porre al centro la questione morale”. Parlando del congresso, risponde di non vedere rischi di scissione a chi dice che se dovesse vincere lei se ne andrebbe dal partito. “Il pluralismo va preservato – aggiunge – perché il Pd è l’unico partito non personale”.
E c’è da registrare quello che il Pd ha definito “un risveglio amarissimo” per la scritta “Schlein e Bonaccini Nuova svolta stessi nemici” con accanto il simbolo della falce e martello, comparsa sul muro del circolo della Bolognina. La Schlein, che assieme a Bonaccini ha incassato la solidarietà di tutto il partito, dice che si tratta di “una mossa studiata, fatta apposta. Ed è una vergogna che non ha uguali”.

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