Politica

“Con il Pd di Schlein si riapriranno le porte ai delusi di Renzi”

di Edoardo Sirignano -

MARCO FURFARO PORTAVOCE PD


“Chi invoca un cambio della classe dirigente è chi ne ha già fatto parte. Con Elly un cambiamento non di facciata. Apriamo ai ritorni, ma soprattutto alle tante persone sfiduciate per le scelte di questi ultimi anni”. A dirlo Marco Furfaro, portavoce della mozione che sostiene Elly Schlein.

 

Il Pd è un partito a misura di giovani?
Lo deve diventare. Parla a una fetta generazionale, ma come tutta la sinistra spesso in maniera paternalista e moralista. Il tema è empatizzare e vivere la condizione di precarietà vissuta da milioni di ragazzi. Deve passare il messaggio che la politica non è resa all’esistente, ma riscatto. Il congresso sarà vincente solo se sarà in grado di far tornare a credere a un adolescente che impegnarsi per la cosa pubblica, oltre a essere entusiasmante, è fondamentale per cambiare lo stato delle cose e quindi l’incertezza che ognuno di loro vive.

 

Il capogruppo a Bruxelles Benifei invita gli under 30 a sostenere Bonaccini…
Ho imparato a non misurare il consenso per bocca dei gruppi dirigenti. La realtà è quella che si muove nelle piazze e nelle sale. Nella campagna di Elly, sono piene sia le prime che le seconde. Non c’è solo chi torna, ma tanti volti nuovi.

 

Con il governatore dell’Emilia, invece, ci sono gli apparati?
Guardando il dibattito dei candidati, sono contento perché tutti hanno una visione critica dell’ultimo periodo. Oltre ad avere un’idea di società chiara, però, serve riconnettersi con chi non ci ritiene più credibili. Elly è l’unica figura che non ha fatto parte dei gruppi dirigenti negli ultimi quindici anni. È sempre stata dalla parte di chi certe politiche le ha subite. Il tema è fuggire dall’ipocrisia di chi chiede un cambio della classe dirigente, senza accorgersene di averne fatto parte.

 

Il dibattito è incentrato oggi sul D’Alema sì o no. È questo il tema centrale?
Le porte del Pd devono essere aperte a chi ritorna, a chi ha intrapreso percorsi diversi, ma soprattutto a quelle persone che prima di Elly erano lontane da questa forza.

 

È favorevole al ritorno di Articolo 1?
La sinistra deve essere aperta, inclusiva e curiosa. Non mi spaventa il pluralismo. Ho una storia di sinistra, ma grazie al confronto costante con il cattolicesimo democratico sono cresciuto. Aver invece costretto qualcuno a scegliere percorsi diversi è stata una sconfitta. Allargare il partito a nuove forze, associazioni, movimenti è solo una notizia positiva.

L’ultimo voto sulle armi mette in luce modi di pensare differenti…
È un dilemma etico che tocca l’anima. Non credo si possa ridurre una questione complessa a una dicotomia ferrea. Ci sono delle scelte, fatte in passato, che sono state ripetute. La linea del gruppo e di Elly è chiara: la via principale è quella della pace, ma allo stesso tempo bisogna aiutare con ogni mezzo la resistenza ucraina.

 

Qualcuno teme un ritorno di scena di D’Alema e Bersani. Può succedere?
Non temo niente perché ritengo che la forza delle idee debba tornare a prevalere sui nomi altisonanti. Il tema è fare in modo che il Pd nel 2023 esca sui quotidiani per i contenuti che propone. Che poi sia il tempo di una nuova generazione è la forza della candidatura e del profilo di Elly a dimostrarlo.

 

Vincendo Bonaccini, intanto, i renziani esulterebbero…
Molte politiche del renzismo sono state seppellite dalla storia, per questo non ci interessa fare un congresso sul passato. Il Jobs Act, i decreti Minniti, lo Sblocca Italia, la riforma costituzionale sono temi giudicati e bocciati da milioni di italiani. A causa di quelle leggi, tanti vedono nel centrosinistra il responsabile della loro condizione di precarietà, che non riguarda solo le persone più fragili. Un pezzo grande del mondo produttivo e imprenditoriale è in ginocchio. Pur avendo prodotto il leader di Italia Viva delle innovazioni, le diseguaglianze sono aumentate e milioni di italiani ritengono la loro esistenza peggiorata. Se vediamo che Bonaccini si allontana da quelle politiche ben venga, altrimenti si continuerebbe a sbagliare.

 

Il Pd del giglio, intanto, era al 40 per cento. Quello di Letta, invece, oscilla tra il 14 e il 16 per cento…
Renzi arrivò a quelle percentuali perché rappresentava una speranza di cambiamento e innovazione, poi tradita. La precarietà è aumentata, il diritto alla salute non è stato garantito. Se il Pd è in queste condizioni è perché è finito un ciclo. La nuova sfida, invece, è costruire un nuovo modello di sviluppo, coniugando giustizia sociale e climatica. Vogliamo un partito capace di avere una visione: è tempo che la politica torni a dare dignità a chi lavora, si occupi di chi resta indietro e rilanci l’economia. Parliamo di clima non solo per rispettare l’ambiente, ma perché crediamo che si possa, assieme al mondo produttivo, rilanciare le imprese e creare nuovi e buoni posti di lavoro attraverso economia circolare, lo sviluppo di comunità energetiche, l’utilizzo di fonti rinnovabili.

 

Gli ultimi tweet della Schlein, come quelli sulla cannabis e sul tetto al contante, creano non poche polemiche…
Elly è la candidata che vuole battersi contro le mafie. Aumentare il tetto al contante non favorisce i cittadini, bensì chi vuole riciclare denaro. Non conosco persone normali che viaggiano con valigette contenenti 5mila euro in contanti, soprattutto per una questione di sicurezza. Rispetto alle droghe leggere, invece, posso dire che sono già liberalizzate perché si trovano in ogni angolo delle strade a causa delle politiche di Salvini e dei proibizionisti. Ciò significa che sei milioni di persone e sei miliardi di fatturato sono in mano alla criminalità. L’ex procuratore Antimafia chiede una legge sulla legalizzazione per togliere terreno al mondo sommerso. Preferiamo, pertanto, credere a chi i delinquenti li combatte ogni giorno e non a chi fa demagogia sulla pelle dei ragazzi.


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