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Con il semestre bianco aumenta la litigiosità dei partiti

Siamo entrati da circa un mese nel semestre bianco, ovvero negli ultimi sei mesi del settennato al Quirinale di Sergio Mattarella nel corso dei quali il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.

di Redazione -


Scongiurato quindi il rischio di elezioni anticipate nei prossimi mesi, ovvero fino all’avvento del successore dell’attuale capo dello Stato, i partiti, in particolare quelli che costituiscono la maggioranza che sostiene Mario Draghi, si sentono liberi di esprimere le proprie caratteristiche ed i propri “desiderata” in termini di azione di governo. Ciò ha portato ad un aumento della litigiosità (che già c’era) all’interno della coalizione, soprattutto tra la Lega di Matteo Salvini ed il Pd di Enrico Letta. I due partiti, ai quali bisogna aggiungere il nuovo M5S targato Giuseppe Conte, non se le mandano a dire e in questo periodo, più che cercare quello che dovrebbe unire le forze di governo, stanno facendo leva su quelli che sono i loro “cavalli di battaglia”, per forza divisivi. Ecco quindi che Salvini accentua gli attacchi alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, perché, a suo giudizio, non conduce un’azione efficace per contrastare gli sbarchi di immigrati clandestini in Italia. Sempre il leader del Carroccio non si stanca di manifestare il suo dissenso sull’obbligatorietà del “green pass” che Draghi e le altre forze di governo invece sostengono. Dal canto suo Letta non lesina critiche alla Lega per il suo tenere il piede in due staffe, ovvero di rivestire i panni di partito di governo e, nel contempo, quelli dell’opposizione per non lasciare a Giorgia Meloni la supremazia in quella vasta area di elettori che non condividono le politiche, soprattutto in tema di lotta al coronavirus, condotte da Palazzo Chigi. In questa diatriba si inserisce anche il M5S di Conte, che vuole riconquistare almeno in parte il suo spazio (certo mai qual 34% raggiunto nelle politiche del 2018); da qui la difesa, anche se non ad oltranza, del reddito di cittadinanza e le prese di posizione su quelle che sono state le sue “battaglie di bandiera”. Certo non semplifica poi le cose il fatto che il segretario dei “democratici” sia candidato in quel di Siena per il seggio alla Camera lasciato libero da Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia, diventato nel frattempo presidente di Unicredit. Il centrodestra, in questo caso unito, vorrebbe fare lo sgambetto alla candidatura di Letta facendo leva in particolare sulla sorte del Mps, una vera e propria istituzione nella città toscana e nella sua provincia. Una sconfitta del leader del Pd significherebbe infatti riportare nel marasma il Partito Democratico ed indebolirne la forza in vista delle prossime elezioni politiche. Altro tema divisivo sono le prossime elezioni amministrative, nelle quali il centrodestra si è ricompattato e si è tornati alle vecchie contrapposizioni tra destra e sinistra, con il M5S che o si presenta da solo o appoggia i candidati del centrosinistra. Tornando alle elezioni politiche, queste dovrebbero tenersi a scadenza naturale nel 2023, ma sarebbero possibili anche il prossimo anno se Draghi dovesse venire eletto presidente della Repubblica. Un’opzione che è sul tavolo della politica e che molti vorrebbero evitare. Da qui, oltre che per la stima verso Mattarella, anche i solleciti che vengono da vari settori (soprattutto da parte di quei parlamentari che rischiano di non tornare a Montecitorio e Palazzo Madama) nei confronti dell’attuale capo dello Stato affinché accetti una rielezione, almeno per due anni, come già avvenne per Giorgio Napolitano. il che scongiurerebbe il rischio di un ritorno alle urne nella prima metà del 2022 e permetterebbe a Draghi di restare a Palazzo Chigi fino alla scadenza naturale della legislatura e di portare avanti la sua politica di rilancio dell’Italia, in Europa e nel mondo. Quelli che verranno saranno quindi mesi turbolenti per la politica e per il governo. Nessuno vuole strappare la corda, ma tira che tira qualche rischio che questa si spezzi esiste.

Giuseppe Leone


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