Cultura & Spettacolo

Con Studio Battaglia una Rai che commuove

di Riccardo Manfredelli -


La seconda stagione di “Studio Battaglia”, in onda su Raiuno fino allo scorso 28 marzo ora in boxset su Raiplay, è imperdibile per il tempismo con cui affronta certi argomenti: l’oblio oncologico, diventato finalmente legge anche in Italia quando la serie, scritta da Lisa Nur Sultan e diretta da Simone Spada, veniva rifinita in sala montaggio, e il divorzio complicato tra due star dei social. Lei, interpretata da Sara Putignano, è una lama quando dice: «Non posso lasciarlo. Perché sono “Michela in famiglia” e se crolla la famiglia, crolliamo tutti»; lui ha le fattezze di Raffaele Esposito che con i suoi ruoli da cattivo, da “Doc-Nelle tue mani” a “Blanca”, entrambi grandi successi della serialità Rai, esercita sempre su di me un inconfessabile fascino.
Mi ha commosso rivedere sullo schermo, a pochi giorni dalla sua morte, Gigio Morra, protagonista del caso “verticale” del primo episodio; significativo anche il suo lascito: «Le coppie non devono essere gabbie ma trampolini». Nella trama orizzontale, invece, anche per la seconda stagione i social, e loro derive, confermano una certa centralità narrativa; nel primo capitolo di “Studio Battaglia”, in onda sulla rete ammiraglia Rai nella primavera di due anni fa, è una applicazione di incontri extraconiugali hackerata a innescare la crisi tra Alberto (Thomas Trabacchi) e Anna (Barbora Boboulova), la maggiore delle sorelle Battaglia; nelle tre prime serate in onda quest’anno, Carla (Signoris) affronta a viso aperto gli haters che hanno preso di mira il suo ristorante (aggiungi un punto alla voce “attualità accidentale”, ndr.) Il fatto che la serie madre, il legal-drama britannico “The Split”, conti in totale tre stagioni, mi fa ben sperare per il futuro di “Studio Battaglia”: se così non dovesse essere mi consolerà, di tanto in tanto, immaginare che Leo (Alberto Paradossi, in queste settimane al cinema da protagonista dell’opera prima di Neri Marcorè “Zamora”) e Nina (a proposito, quanto è maturata Miriam Dalmazio?) abbiano deciso di riprovarci e che Michele Zander (David Sebasti) abbia finalmente ritrovato l’amore. E per i casi di puntata? Sarebbe interessante, sempre in virtù della grande capacità di Sultan di attingere alla più stringente attualità, vedere come le avvocate di “Studio Battaglia” affronterebbero un caso legato all’esposizione dei minori sui social (il cosiddetto sharenting) ora che alla Camera dei Deputati è stato presentato un provvedimento per arginare il fenomeno. Il testo prevede che le aziende che decidano di coinvolgere i minori in operazioni di influencer marketing debbano informare l’Agcom attraverso una dichiarazione obbligatoria sottoscritta insieme a chi esercita la responsabilità genitoriale sul giovane, e che gli introiti siano trasferiti su un conto intestato al minore, che può accedervi solo al compimento dei 18 anni. Basta avere 14 anni, invece, per chiedere la rimozione di tutto il materiale pubblicato senza il proprio consenso fino a quel momento.


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