Condannata la Questura: il paradosso dei diritti
Nelle grandi città tutte le mattine si ripete una scena, centinaia di persone in fila davanti alle questure per il rilascio di un permesso di soggiorno o richiedere protezione internazionale, lunghe attese al freddo, al caldo o sotto la pioggia. Attese, non diverse da quelle per le sentenze che non arrivano per udienze rinviate all’infinito, in ambito sanitario liste d’attesa interminabili per tentare di curarsi.
I diritti trasformati in ostacoli, producono disagio e marginalità delle persone più fragili e meno abbienti, non solo per gli immigrati. Le attese discriminatorie non riguardano solo gli stranieri che vogliono soggiornare nel paese, ma il diritto di tutti cittadini a non essere discriminati. L’angustiante attesa è una costante della sanità pubblica, ove se sei affetto da una patologia grave devi attendere mesi per una visita specialistica o un intervento chirurgico.
L’attesa per la giustizia non è diversa, i tempi medi per una sentenza superano i cinque anni. Il giudicato di un processo che dura decenni, perde efficacia e alimenta il senso d’impotenza, imputati e vittime sospesi per anni in un limbo e alcuni nel frattempo perdono tutto, il diritto carta straccia anche quando riconosciuto. Ma nessun tribunale ha condannato un tribunale o il Ministero della Giustizia, un ospedale o il Ministero della Salute per l’attesa logorante dei cittadini, la giustizia, come la salute o la regolarizzazione amministrativa degli immigrati, deve essere tempestiva e valere per tutti non solo per gli stranieri.
La condanna alla Questura di Torino
Ciò nonostante, il Tribunale civile di Torino, l’8 agosto 2025, ha condannato la Questura di Torino e il Ministero dell’Interno per le code dei migranti richiedenti asilo, ritenute discriminatorie e degradanti in violazione del diritto d’asilo, al lavoro e alla salute. La sentenza ha ritenuto mortificanti i criteri d’accesso agli sportelli dell’ufficio immigrazione, affermando in sintesi, che il sistema non poteva essere giustificato dalle carenze organizzative. Le forze di polizia sono sotto organico è noto, in particolare gli uffici delle Questure su cui gravano le maggiori incombenze investigative, amministrative, controllo del territorio, ordine pubblico e gestione dell’immigrazione, il sovraccarico di lavoro dei poliziotti si è decuplicato negli ultimi vent’anni, una criticità oggettiva ma quando si tratta della polizia a quanto pare non ha valore.
A seguito della condanna della Questura, mi chiedo se il prossimo passo sarà condannare i poliziotti degli uffici stranieri, a Torino tra no Tav e anarchici si vive un clima da sovrapposizione di mondi inconciliabili, come i sogni ad occhi aperti generati nell’osservare le opere di René Magritte. L’affluenza dei migranti è altissima e il personale non solo non basta ma nemmeno c’è. Nessun ufficio pubblico è in grado di rispondere in maniera adeguata a tale mole di richieste, spero non si arrivi a chiedere alla polizia di abbandonare le attività di prevenzione e contrasto al crimine, per dedicarsi esclusivamente a ricevere istanze dei migranti, e destinare tutti i locali delle Questure a sportelli per stranieri.
Sarebbe come chiedere a tutti i procuratori e sostituti che svolgono indagini, di essere impiegati nelle sezioni civili per smaltire l’arretrato. Diritto alla salute, diritto alla giustizia sono scolpiti in Costituzione, l’articolo 32 proclama che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo; l’articolo 111 giura che ogni processo si svolgerà in tempi ragionevoli. La realtà è più dura, per una risonanza magnetica servono mesi o un anno, a meno che non si disponga del portafoglio. Idem in tribunale, ove per diritto ad un processo celere si intende 1.200 giorni per i tre gradi di giudizio nel civile; nel penale poco meno di 1.000, e il debitore inadempiente per ogni giorno che passa guadagna tempo e interessi.
È il nostro paradosso i diritti più sacri sulla carta, disattesi nella realtà. Ma si condanna una istituzione come la Questura, ove chi la vive dall’interno sa bene che la nostra polizia non è affatto discriminante, fa il possibile con le risorse di cui dispone, e il problema non riguarda solo il Governo in carica, ma coloro che per incrostazioni ideologiche e snobismo non si interessano delle rozze problematiche di sicurezza che fanno soffrire i cittadini, tra cui rientra a pieno titolo l’immigrazione di massa, regolare e irregolare. Le critiche alla gestione del fenomeno migratorio sono pura retorica da qualsiasi pulpito predicate, chi le sostiene sa bene che bisogna tener conto della differenza tra ius e praxis.
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