La sforbiciata all’Irpef promessa al ceto medio può attendere: Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, fa la lista della spesa e chiede al governo di destinare, in manovra, otto miliardi per le imprese. Il numero uno di viale dell’Astronomia ha parlato a Bologna, all’assemblea generale degli industriali dell’Emilia Romagna. E ha fatto il punto della situazione. Dal punto di vista, chiaramente, degli imprenditori. Secondo cui si cresce solo puntando sulla produttività e non tagliando le tasse ai dipendenti, delle loro stesse imprese. Che, del resto, si dicono stufe di dover pagare per tutti: “La cassa integrazione, in questo Paese, è totalmente pagata dall’industria: sempre da quel secchio dobbiamo andare a prendere?”.
La manovra secondo Confindustria
Un secchio in cui, però, Orsini chiede che vengano versati otto miliardi di euro, anche perché le misure finora adottate stanno lentamente andando esaurendosi: “Sulla prossima manovra noi stiamo cominciando a lavorare insieme al governo in questi giorni, abbiamo tra poche ore incontri per ragionare proprio sul fatto che tutte le misure che oggi ci sono”, ha spiegato il capo degli industriali. Che ha passato in rassegna i nodi che sottoporrà al governo: “Industria 4.0 sta finendo, Industria 5.0 sta finendo, Zes Unica per il decreto sviluppo sta finendo, ricerca e sviluppo così com’è non è ricerca e sviluppo”. A posto. Orsini va alla carica: “Noi abbiamo chiesto comunque misure per otto miliardi per sostenere l’impresa e anche qui voglio dire una cosa”. Eccola: “Non è che se si mettono otto miliardi sono persi, vengono ridati dalle imprese con l’Iva, il gettito, le assunzioni”. Insomma, la solita partita di giro degli sgravi fiscali che servono a tutti e che finiscono, di nuovo, nell’economia e, gira e volta, tornano nei capientissimi forzieri dell’Erario.
Burocrazia zero
Un’altra battaglia di Confindustria è quella contro la burocrazia italiana. “Oggi fare un investimento in Italia ci vuole due volte e mezzo rispetto a farlo in altri Paesi”. Eppure c’è chi, come il premier francese François Bayrou assicura che l’Italia fa dumping sentendosi rispondere, da Palazzo Chigi, che l’Italia è diventato un Paese più attrattivo. Una lettura che, forse, non convince del tutto Orsini: “La politica industriale noi la stiamo chiedendo dalla prima assemblea fatta, quando è stato presentato il progetto Confindustria 24-28. Credo che, soprattutto per i temi burocratici di tutte le parti politiche sia necessaria la visione. Bisogna fare presto. Oggi abbiamo comuni di ogni colore però il problema resta”. Il modello vincente, per il presidente Confindustria è quello Zes: “Riuscire ad avere delle conferenze di servizi che funzionano, che in un mese ti danno le autorizzazioni ovviamente nei luoghi che sono predisposti per fare questo, ha generato da 4,8 miliardi a 28 miliardi di investimento. Credo che questo sia un successo”.
“L’Ue è evaporata”
Almeno una cosa, dunque, convince gli imprenditori. Che, intanto, si dichiarano più che delusi dall’Unione europea: “L’Europa con una moneta così forte è ovviamente attrattiva e per essere attrattiva deve sapere portare a sé i capitali e quindi deve emettere degli Eurobond”. Eccola, la parola tabù: il debito comune che a Bruxelles (leggi Berlino…) rifuggono manco fosse la formula del Necronomicon per evocare Cthulhu e gli Antichi. “Se vogliamo rendere competitive le nostre imprese abbiamo bisogno di farle crescere. Oggi i temi geopolitici fondamentali, i temi dei dazi, tutto quello che riguarda la competitività delle imprese richiedono una strategia europea”. Che, per Orsini, non c’è: “Tra Stati Uniti e Cina l’Europa è evaporata. Non sta facendo politiche economiche, non riusciamo neanche a essere attrattivi per quei capitali che vogliono venire in Europa”. E, anzi, c’è chi le imprese le chiama lontano dall’Ue.
Energia, che guaio
Secondo l’inquilino di viale dell’Astronomia è “una follia” e, anzi, rilancia sulla necessità, a proposito di America, di calmierare il prezzo dell’energia: “Il costo in questo Paese è insostenibile, lo paghiamo quattro o cinque volte in più verso gli Stati Uniti, in Italia lo paghiamo il 30-60% in più di alcuni paesi europei”. E quindi, oltre alle indicazioni per manovra, da Confindustria arriva un altro messaggio al governo: “Abbiamo proposto il disaccoppiamento che finalmente è entrato nel vocabolario del governo: ci fa piacere, ma si faccia presto: sull’idroelettrico abbiamo chiesto che una parte del disaccoppiamento delle concessioni che dovranno essere rinnovate venga dato a un costo sostenibile all’impresa – ha aggiunto Orsini -. Non sarà abbastanza, forse un cerotto su una gamba di legno, ma non ci dobbiamo dimenticare delle scelte fatte in passato. Non ci possono essere divisioni politiche se è un problema di sicurezza nazionale, se è una strategia di competitività. Nel frattempo gli altri vanno e noi stiamo”.