di ANGELO VITOLO
Nonostante una timida ripresa dell’ottimismo, ritorna l’inflazione e i risparmi degli italiani si riducono al lumicino, bruciati dall’aumento dei prezzi e nemmeno invogliati al deposito, per l’aumento dei tassi di interessi bancari. L’aumento del costo del denaro e limpennata dei costi al consumo rompono i salvadanai di famiglie e imprese, come rileva una ricerca della Federazione autonoma bancari italiani. Da dicembre 2021 a marzo 2023, il saldo dei conti correnti è calato di oltre 61 miliardi di euro, da 2.076 miliardi a 2.015 miliardi. In soli tre mesi, poi – da dicembre 2022 a marzo 2023 – la variazione negativa è cresciuta fino a oltre 50 miliardi. Un carovita che non solo ha invertito la tendenza al risparmio delle famiglie, già prossima allo zero nei primi 5 mesi (in media 0,2%), ma ha cominciato a erodere le riserve accumulate dal sistema produttivo. Una seria minaccia alle industry del Paese.
C’è di più: l’erosione della liquidità di italiani e imprese accumulata negli istituti di credito si accompagna ad una sfida che si gioca sui tassi dei depositi. La forbice dei tassi bancari tra il 2021 e l’inizio del 2023, infatti, ha evidenziato un aumento in punti base sorprendente, che si dimostra decisamente sproporzionato tra interessi attivi e passivi.
Il rialzo dei tassi ancora in corso ad opera della della Bce continua, quindi – come già in passato – a non far salire i rendimenti dei depositi. Analizzando i dati relativi agli ultimi anni, si nota infatti che a fine del 2021 i tassi attivi applicati dalle banche ai finanziamenti avevano registrato una media dell’1,36% (1,40% per i mutui alle famiglie, 1,31% per i prestiti alle società non finanziarie) e quelli passivi sulla raccolta erano stati registrati pari allo 0,21% (0,39% per famiglie e 0,04% per le imprese).
Durante l’anno passato, gli interessi sul credito sono via via aumentati, stabilizzandosi alla fine del 2022 sul valore medio di 3,45%, sintesi tra il 3,34% dei mutui alle famiglie e il 3,56% dei prestiti alle imprese. E con il costo del denaro arrivato al 3,5% alla fine del terzo mese di quest’anno, salito successivamente alla fine di maggio al 3,75%, i tassi sui mutui alle famiglie si sono impennati fino al 4,36% mentre quelli per i prestiti alle imprese sono arrivati poco al di sotto, al 4,33%.
Tutto questo, senza che si verificasse però un pari aumento relativamente ai tassi passivi. Poca soddisfazione per i depositi: gli interessi bancari a favore della clientela si sono ridotti ad appena lo 0,4%, risultato della media tra quelli per le famiglie (0,50%) e per le imprese (0,30%). Dati e analisi che fanno concludere alla Fabi che la forbice dei tassi bancari tra il 2021 e marzo 2023 ha quindi dmostrato un aumento in punti base decisamente sproporzionato tra interessi attivi e passivi. Considerando i mutui delle famiglie, lo spread va registrato come pari a 296 punti, risultato del passaggio della media degli interessi dall’1,4% al 4,36%, mentre il differenziale sui prestiti alle imprese ha incassato addirittura 302 punti, dall’1,31% al 4,33%. Invece, quanto ai conti correnti, lo spread è stato di appena 24 punti per le famiglie (da 0,02% a 0,26%) e sono saliti con maggior impeto il tasso riconosciuto sui depositi a tempo, da 0,99% a 2,12% con uno spread di 113 punti, nonché quello sui pronti contro termine, salito dallo 0,59% al 2,25% con uno spread di 166 punti.