Ambiente

Cop26, intesa sulla deforestazione

di Redazione -


L’impegno dei leader di oltre 100 Paesi. C’è l’accordo anche con Brasile e Russia

I leader di oltre 100 Paesi si impegnano a porre fine alla deforestazione entro il 2030, con un investimento da 19,2 miliardi di dollari. E’ l’accordo raggiunto alla Cop26 di Glasgow. “Questi grandi ecosistemi brulicanti, queste cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta”, sottolinea il premier britannico Boris Johnson. Tra i firmatari della “Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra” anche Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin. “Questo è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo da una generazione”, afferma con entusiasmo la presidenza britannica della conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che ha preso il via domenica in Scozia. Tra i Paesi che hanno aderito all’accordo figurano – oltre a Brasile, Cina, e Russia – anche Stati Uniti, Canada e Repubblica Democratica del Congo. Secondo la presidenza britannica, per questo progetto saranno impegnati 8,75 miliardi di sterline (circa 10,30 miliardi di euro) di fondi pubblici. Saranno inoltre mobilitati 5,3 miliardi di sterline di investimenti privati, di cui un miliardo sarà dedicato alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande del mondo. Emissioni zero, Cina e India rimandano al 2070 la scadenza “Occorre agire subito”, è il monito emerso alla Cop26 di Glasgow, ma la strada è in salita. La Cina, infatti, critica a testa bassa gli Usa, per l’inquinamento del passato: le sue emissioni storiche sono 8 volte quella della Cina. E’ soprattutto il premier indiano Modì a gelare il forum: “L’India raggiungerà l’obiettivo delle emissioni zero nel 2070”. Intanto la Cina ha aumentato la produzione giornaliera di carbone di oltre un milione di tonnellate negli sforzi per allentare la crisi energetica: proprio mentre a Glasgow i leader mondiali sono impegnati nei colloqui sul clima per scongiurare gli effetti del global warming. La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il massimo organo cinese impegnato nella pianificazione economica, ha infatti reso noto che la produzione media giornaliera di carbone da parte di Pechino è salita a oltre 11,5 milioni di tonnellate dalla metà di ottobre, con un aumento di 1,1 milioni di tonnellate rispetto alla fine di settembre. Climate change di Glasgow Parole e capitoli del glossario Si è aperta la Cop26, la 26ma riunione della Conferenza delle Parti, un incontro annuale dei 197 membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (acronimo in inglese Unfccc). L’evento si tiene presso lo Scottish Event Campus di Glasgow e vedrà esperti, attivisti e leader mondiali discutere su come evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico. Di seguito un glossario indispensabile per comprendere tutti gli aspetti della Conferenza sul climate change. Meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (Carbon Border Adjustment Mechanism) – È un dazio sulle emissioni climalteranti proposto dalla Commissione Europea, pensato per difendere l’industria europea durante la transizione ecologica e che si applica ad alcuni prodotti (ferro, alluminio, cemento e fertilizzanti) importati da Paesi fuori dall’Unione Europea in cui non sono adottati i rigidissimi obiettivi climatici dell’Ue. La proposta della Commissione deve ora seguire l’iter legislativo Ue. Cattura e sequestro del carbonio (Carbon capture and storage) – Consiste nell’iniezione in formazioni geologiche profonde o giacimenti esauriti di idrocarburi di Co2 liquida ottenuta dalla cattura nei camini di emissione di centrali elettriche a combustibili fossili e da altri grandi impianti industriali. L’attività di sequestro e stoccaggio di Co2 (Ccs) è considerata strategica nell’ambito della politica energetica europea in quanto permetterebbe, secondo stime preliminari, la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra entro il 2020. Crediti di carbonio (Carbon credits) – Sono certificati negoziabili, ovvero titoli equivalenti ad una tonnellata di Co2, che le aziende ‘scambiano’ per poter emettere gas serra attraverso la realizzazione di progetti di tutela ambientale. Impronta di carbonio (Carbon footprint) – E’ l’unità di misura usata per stimare le emissioni di gas serra provocate da prodotti, servizi, organizzazioni, eventi e individui. Generalmente viene espressa in tonnellate di Co2. Neutralità carbonica (Carbon neutral) – Consiste nel raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento di carbonio eliminando del tutto tali emissioni nel corso dei processi produttivi, o compensandole tramite i cosiddetti ‘carbon sinks’, depositi di Co2, come foreste, suolo e oceani. L’espressione si utilizza riferita ad un prodotto, un servizio, un processo o un’organizzazione, quando si trovano in una situazione di zero-impatto climatico. Climate positive – E’ un obiettivo che va oltre il ‘net zero’ e che è conseguito da un’azienda quando la quantità di emissioni di carbonio che viene rimossa dall’atmosfera supera la quantità prodotta. Ecotassa (ecotax) – Abbreviazione di tassa ecologica, si riferisce a una tassa riscossa su attività nocive per l’ambiente. È ideata per promuovere azioni più rispettose dell’ambiente da parte di imprese o individui. Greenwashing – Comunemente utilizzato nel marketing, è un metodo con cui un’azienda tenta di attirare l’attenzione sulle sue azioni sostenibili per distrarre dalle sue pratiche più distruttive per l’ambiente. Protocollo di Kyoto – Firmato nel 1997, è un trattato internazionale che impegna tutte le parti a ridurre le emissioni globali di gas serra. E’ stato il primo a fissare obiettivi di riduzione delle emissioni giuridicamente vincolanti per i singoli Paesi ed è entrato in vigore nel 2005. È stato sostituito dall’Accordo di Parigi nel 2015. Zero netto (Net zero) – Lo zero netto si riferisce al punto in cui la quantità di carbonio emessa nell’atmosfera è uguale alla quantità di carbonio rimossa. Accordo di Parigi – E’ un trattato internazionale legalmente vincolante che è stato concordato durante l’ultima conferenza Cop nel 2015. L’Accordo di Parigi ha fissato obiettivi importanti per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi Celsius, preferibilmente a 1,5 gradi, rispetto ai livelli preindustriali (quali esattamente siano questi livelli non è specificato nell’accordo ed è tuttora oggetto di dibattito scientifico). 1,5 gradi – E’ il limite all’aumento della temperatura media sulla Terra, rispetto ai livelli preindustriali, sancito dall’Accordo di Parigi e concordato dai leader mondiali. Le proiezioni degli esperti suggeriscono che un aumento della temperatura al di sopra di questa quantità comporterebbe la diffusione di alcuni dei peggiori effetti del cambiamento climatico, mettendo a rischio miliardi di persone e causando danni irreversibili all’ambiente.


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